Stazione di Montesilvano-Pescara centrale, un percorso di pochi chilometri che diventa ogni volta un avventuroso viaggio fra un'umanità sempre più rissosa, variegata, esasperata, promiscua. E così si vedono ragazzini italiani e extracomunitari giovani incollati ai sedili, incuranti del vecchio o della donna anziana in piedi che non riescono a sorreggersi agli "appositi" sostegni. Poco spazio, troppi utenti, molti dei quali sempre meno inclini ai piaceri di una doccia. Altra scena è la conversazione ad alta voce (è un eufemismo), in una lingua nord africana o dell'est europeo, tanto chi è costretto ad ascoltare suo malgrado non capisce. Spazio poi all'ubriacona italiana che ogni volta che parla alza il tasso alcolico del pianeta e se la prende col cinese che l'avrebbe urtata quando l'autista ha frenato. A sostegno del cinese intervengono, nell'ordine, un senegalese e due donne sudamericane stipate come sardine che non sopportano più l'alito infiammabile. L'autista ferma il mezzo per vedere cosa stia succedendo nelle retrovie e lei, a questo punto, decide di scendere imprecando. Oppure la signora che con una temperatura di 40 gradi sale con le coperte di lana addosso e ordina di chiudere i finestrini, perché sennò si ammala. Infine, la piattaforma per i disabili, che funziona una volta sì e dieci no. |