Lo scorso 22 gennaio si è consumata un'altra brutta pagina nella storia delle relazioni tra Istituzioni, associazioni imprenditoriali e organizzazioni sindacali.
Il vertice istituzionale originariamente convocato dal Governo per predisporre misure adeguate in grado di fronteggiare la grave crisi economica in atto, si è trasformato, in realtà, in una trappola tesa nei confronti della Cgil e in un tentativo, peraltro riuscito, di spaccare i sindacati e di produrre un accordo separato sulle regole della contrattazione.
E' stata quindi firmata una nuova intesa che cancella il protocollo del luglio 1993 e fissa nuove regole sulla contrattazione, sulla rivalutazione dei salari ma anche sul diritto di sciopero nei servizi pubblici, il tutto mettendo all'angolo la sola Cgil ovvero il primo sindacato italiano.
Nel rispetto della libera opinione di tutti e della massima democrazia di pensiero, la Cgil rivendica un diritto molto semplice che è quello di far conoscere a tutti i lavoratori cosa sia stato firmato il 22 gennaio e quali siano le conseguenze di quelle firme sul potere d'acquisto dei salari, sul contratto collettivo e sul diritto di sciopero (diritto sancito, come è noto, dalla nostra costituzione).
Ed è per questo che stiamo organizzando assemblee in tutti i luoghi di lavoro. Siamo assolutamente decisi a cancellare una certa omertà che aleggia su quell'accordo. I lavoratori devono conoscerne i contenuti e soprattutto essere messi nelle condizioni di stabilire, mediante referendum, se quanto è stato concordato e siglato sia condivisibile oppure no.
Noi cercheremo di spiegare, con la massima trasparenza, le motivazioni che ci hanno indotto a dire no a quell'accordo e quindi a non firmarlo. Un accordo che risulta distinto e distante dalla piattaforma unitaria che le tre organizzazioni confederali avevano predisposto e condiviso, fino a poco tempo fa, per una riforma assolutamente necessaria sulla struttura della contrattazione.
La Cgil non avrebbe mai firmato un accordo sulle regole che avesse escluso i sindacati piu' rappresentativi. Evidentemente lo stesso principio di correttezza nei comportamenti non interessa (e ce ne dispiace) coloro che hanno siglato l'intesa del 22 gennaio.
La Cgil invita tutti i lavoratori a partecipare in massa alle assemblee indette nei luoghi di lavoro ed ad esprimere liberamente, con un voto, il proprio giudizio sul contenuto dell'accordo