E' davvero tanta la delusione degli aquilani per il trattamento discriminatorio ricevuto rispetto ad altre popolazioni colpite nel recente passato dal terremoto (Umbria, Marche Molise). In queste ore il commissario delegato per la ricostruzione nonché Governatore dell'Abruzzo Gianni Chiodi proverà un ulteriore passaggio istituzionale nel tentativo di far apportare modifiche sostanziali al provvedimento adottato dal Governo, ma le speranze sono remote. In pochi credono ad un ravvedimento da parte di Tremonti che non sembra affatto intenzionato a concedere ulteriori proroghe ad eccezione di quelle già assicurate per i soli lavoratori autonomi che fatturano sotto 200mila euro e che potranno contare su un altro slittamento al 15 dicembre.
Le anticipazioni e l'allarme di Umberto Trasatti (nella foto), Segretario della Cgil di L'Aquila, si sono dimostrate fondate. Difatti l'articolo 39 della famigerata manovra correttiva dei conti pubblici, ripristina, a partire dal 1° luglio, l'obbligatorietà del pagamento delle imposte per lavoratori dipendenti e pensionati colpiti dal sisma del 6 aprile 2009.
Scatterà invece per tutti, la restituzione di quanto non versato, attraverso una rateizzazione in sessanta mensilità, al cento per cento senza alcun tipo di sconto. «I lavoratori dipendenti, ai quali verrà anche bloccato il contratto, e i pensionati, sono i più danneggiati - sostiene indignato Umberto Trasatti - Noi avevamo chiesto la proroga per tutti e la restituzione alla pari rispetto a ciò che era successo per le altre regioni, come Marche e Umbria, dove il recupero è cominciato dopo dodici anni, al 40% e in 120 rate. Di fronte a una vicenda come questa il territorio deve ribellarsi e pretendere dal presidente della Regione, che fa da tramite con il Governo, una modifica sostanziale della bozza» Trasatti parla di un vero e proprio salasso per le popolazioni aquilane «Purtroppo - ha detto il segretario della Cgil - il reddito medio di questo territorio è attorno ai 20 mila euro. Se fosse confermata l'intenzione del Governo dal 1 gennaio 2011 si passerebbe da una retribuzione media di 1.000-1.100 euro a circa 800. Ho molti dubbi che questo possa significare rilanciare l'economia».