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Data: 19/10/2006
Settore:
Trasporto aereo
CRISI ALITALIA - Il sindacato chiede una parola chiara al governo. Fabrizio Solari (Filt Cgil): «Un'alleanza forte non un compratore»

Editoriale del segretario generale della Filt Cgil pubblicato da "Rassegna Sindacale". ~ La vicenda Alitalia va ricondotta alla sfera del "reale". Troppe le incursioni strumentali, l'agitarsi disordinato di interessi palesi ed occulti, i diversi punti di vista che diventano verità inconfutabili e che finiscono per inquinare la discussione. In questi ultimi giorni siamo arrivati all'eclissi del buon senso e della razionalità. L'Unione europea annuncia di non essere disponibile ad autorizzare aiuti di stato, che, però nessuno ha mai richiesto. Autorevoli esponenti politici, e non solo, si fronteggiano sulla crisi di Alitalia in un'ottica di dualismo e di contrapposizione tra Fiumicino e Malpensa, dimenticando che Alitalia è un'infrastruttura necessaria per il futuro dell'intero paese e non potrà mai essere un'azienda municipalizzata, né di Roma né di Milano. L'azienda convoca il consiglio di amministrazione per il 19 ottobre, con all'ordine del giorno l'approvazione del piano industriale (l'ennesimo), dopo che il presidente del Consiglio ha esplicitamente dichiarato che il nuovo piano dovrà scaturire dalle scelte di alleanza e di posizionamento strategico, scelte che l'esecutivo ha avocato a sé chiedendo tre mesi di tempo. È compito del governo, dopo che finalmente ha deciso di assumersi le proprie responsabilità, dire con chiarezza che cosa intende fare. Il sindacato aveva esplicitato il proprio giudizio fin dal gennaio scorso. Dicemmo allora, al precedente inquilino di Palazzo Chigi, che il risanamento di Alitalia era tuttaltro che a portata di mano, che era urgente rivedere il piano industriale, che le scelte strategiche andavano aggiornate e che si imponeva la revisione dello stesso assetto di vertice, pena la dissipazione di tutti i sacrifici fatti e della stessa ricapitalizzazione appena realizzata. In quell'occasione consegnammo un documento articolato che conteneva la previsione di un deficit di circa 270 milioni di euro per l'esercizio in corso e indicava alcune possibili contromosse. Si preferì credere all'azienda che, ancora nel giugno scorso, parlava di risultato in sostanziale equilibrio. Come sono andate le cose è oggi sotto gli occhi di tutti, ma intanto sono passati mesi preziosi, si sono bruciate risorse per decine e decine di milioni di euro. Il solo pensare di poter imputare al lavoro il prezzo di quegli errori e dell'inerzia del passato è immorale. Noi abbiamo fatto la nostra parte, negli ultimi 2 anni sono usciti dall'azienda oltre 3.000 lavoratori, e coloro che sono rimasti hanno permesso all'azienda, a flotta costante, di aumentare l'offerta di oltre l'11per cento, con un incremento di produttività dell'ordine del 30 per cento. Il tutto in un regime di blocco dei salari che dura da quasi 3 anni, tanto che oggi il costo del lavoro in Alitalia è il più basso rispetto alle compagnie europee di riferimento. Pensiamo che il paese non possa essere privato di un'infrastruttura essenziale per lo sviluppo quale è una grande compagnia nazionale di trasporto aereo. Abbiamo sempre cercato di coniugare l'interesse generale a quello altrettanto legittimo della difesa dell'occupazione. Non ha senso ricondurre questa vicenda a una battaglia di campanile, è un errore pensare il salvataggio di Alitalia attraverso la ritirata nel ridotto di Fiumicino. La compagnia o sarà in grado di assolvere una funzione di sostegno dell'intera economia nazionale o semplicemente tutti quanti avremmo fallito il nostro obiettivo. Per assolvere questo compito c'è bisogno di un'alleanza internazionale forte, non di un forte compratore straniero. Su questo obiettivo il governo si è impegnato a operare ed è per questo che, responsabilmente, abbiamo aderito alla richiesta di una moratoria di tre mesi nella nostra azione. Questo obiettivo va accompagnato da subito con azioni incisive sull'operatività quotidiana della compagnia, a partire dal ripristino di un clima positivo verso il lavoro. Ogni altra discussione rischia di indebolire l'obiettivo principale e costituisce un grave rischio per un'azione di salvataggio di per sé assai complicata. Fabrizio Solari Segretario generale Filt Cgil

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