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Data: 14/04/2013
Settore:
Cgil
CAMUSSO RILANCIA L'ALLARME CASSA INTEGRAZIONE: «FONDI IN ESAURIMENTO. MEZZO MILIONE RISCHIA DI RESTARNE SENZA» - Il 16 aprile a Roma manifestazione unitaria per rivendicare adeguati finanziamenti per gli ammortizzatori in deroga - L'intervista di Maria Latella a Susanna Camusso (Skytg24) - 16 aprile: in piazza per gli ammortizzatori sociali: preleva il volantino - Rassegna stampa

Grido d'allarme di Susanna Camusso sulla cassa integrazione: "C'è il rischio" che mezzo milione di italiani possa restarne senza. Così il segretario generale della Cgil a SkyTg24: "In qualche regione siamo già arrivati all'esaurimento dei fondi della Cig. Non è neanche detto che in alcune regioni si arrivi fino a giugno"."I numeri di oggi non sono quelli veri - aggiunge Camusso - perché sta moltiplicandosi la domanda di cassa integrazione in deroga. Purtroppo i primi mesi del 2013 hanno determinato un'ulteriore accelerazione della crisi e della difficoltà. Ed è quello che avevamo tentato di dire al Governo a dicembre: non prevedete una riduzione della spesa sulla Cig in deroga perché ne avremo bisogno. In qualche Regione siamo già arrivati all'esaurimento dei fondi e non è neanche detto che in alcune regioni si arrivi a giugno".
"Quelle risorse - ha sottolineato la leader della Cgil - bisogna trovarle, non solo per proteggere il reddito di quei lavoratori, ma per evitare che ci sia un'ulteriore spirale di avvitamento sulla riduzione dei consumi e quindi un'ulteriore riduzione della base produttiva di questo paese che si è già ridotta consistentemente".
"Cgil, Cisl e Uil hanno il problema di mobilitarsi e di dare voce al lavoro, alle tante preoccupazioni, di riunificare le tante disperazioni. Bisogna lavorare per una grande iniziativa di Cgil, Cisl e Uil" prosegue la Camusso, che rivolge un richiamo anche alla leadership della Fiom che dice no al patto con Confindustria. "Penso che questa sia una stagione in cui bisognerebbe ascoltarsi. Molte delle cose che ho letto nell'intervista di Landini dimostrano che non ha ascoltato le cose che abbiamo detto in questi giorni, a partire dalla redistribuzione del lavoro. Penso anche che la storia di questi anni pesi molto, che è una storia di lacerazioni e di ferite che sono ancora aperte, ma proprio per questo penso andrebbe condiviso il fatto che bisogna ridefinire delle regole del gioco, sennò non si va mai avanti e il conto lo stanno già pagando i lavoratori. Avere una voce che ripropone il tema del lavoro non è più rinviabile".Susanna Camusso va dritta al punto, rifilando una nuova stoccata all'operato del governo Monti: "Bisogna avere il coraggio di fare le cose che questo governo non ha fatto: avere il coraggio di dire che alte retribuzioni e pensioni d'oro si paghino con i titoli di Stato". Per Camusso, è necessario spostare la tassazione sui "patrimoni e le rendite". "Non si può fare finta che continuare a tagliare spesa pubblica non voglia dire tagliare i servizi ai cittadini, la cassa integrazione, tagliare la sanità. In una crisi c'è bisogno di più protezione delle persone, non di meno". Siccome le risorse fiscali servono a fare funzionare servizi e welfare "non bisogna tagliare la spesa pubblica anzi è stata tagliata troppo".
Anche il decreto sui debiti della P.A., "giunto con molti mesi, se non anni di ritardi", "dimostra - secondo Camusso - una volontà di non risolvere i problemi, perché invece di fare una soluzione soluzione semplice e lineare che rimettesse liquidità nel sistema, si è costruito un farraginoso meccanismo che sa più di volontà di resa dei conti tra amministrazioni locali e Ragioneria dello Stato. Un meccanismo tutto contabile che non si misura con le esigenze del Paese".
Argomento del momento, l'elezione del nuovo capo dello Stato. "Una donna al Quirinale sarebbe una straordinaria novità - ammette subito la leader Cgil -. Le donne hanno una marcia in più, sono concrete e con i piedi per terra. Uno dei problemi dell'Italia è stata proprio la mancanza di donne nei ruoli dirigenziali e politici".

16 aprile: CGIL, CISL e UIL in piazza per gli ammortizzatori sociali - I sindacati protesteranno unitariamente davanti al Parlamento martedì prossimo a partire dalle ore 9.30 per sollecitare il finanziamento della Cassa integrazione in deroga: "si devono trovare le risorse per coprire almeno l'anno in corso. Serve un miliardo di euro per garantire continuità di reddito a chi è in CIG o è stato già licenziato" »


Per rivendicare adeguati finanziamenti per gli ammortizzatori in deroga CGIL, CISL e UIL hanno proclamato per martedì 16 aprile alle ore 9.30 una manifestazione davanti al Parlamento.

Nei prossimi mesi, secondo l'allarme lanciato dai sindacati, quasi 400mila persone rischiano di restare senza reddito: le risorse per finanziare gli ammortizzatori in deroga stanno per finire e le risorse stanziate dalla legge di stabilità per il 2013 sono “palesemente insufficienti”.

Per questo il presidio del 16 aprile sarà per CGIL, CISL e UIL una ulteriore occasione per sollecitare il finanziamento della Cassa integrazione in deroga. Unitariamente i sindacati chiedono al Governo in carica, e al nuovo Parlamento di trovare almeno le risorse per coprire l'anno in corso, servirebbe circa 1 miliardo di euro “una cifra non impossibile da trovare”. “Così come si sono trovati, giustamente, i soldi per i crediti vantati dalle imprese verso la Pubblica Amministrazione, - dichiarano i sindacati - si devono trovare i soldi per garantire continuità di reddito a chi è in CIG o è stato già licenziato”.

CGIL, CISL e UIL chiedono, quindi, al Governo di istituire entro aprile una 'cabina di crisi' presso la Presidenza del Consiglio per condividere l'entità della cifra da stanziare, in modo da sottoporla senza indugio al Parlamento, e chiedono ai gruppi parlamentari presenti nel nuovo Parlamento di sostenere questa giusta richiesta. Al contempo la 'cabina di crisi' potrà utilmente elaborare previsioni per le risorse necessarie per gli anni prossimi, al fine di evitare il ripetersi dei drammi attuali. Infine, ai cittadini CGIL, CISL e UIL chiedono di sostenere le richieste avanzate per evitare un nuovo dramma sociale.

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