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Data: 10/03/2005
Settore:
Autostrade
Autostrade: domenica 13 marzo niente pedaggi per sciopero

(U.S. Filt Cgil) – Roma, 10 marzo – Niente pedaggi in autostrada domenica 13 marzo per lo sciopero nazionale degli addetti di tutte le concessionarie autostradali la cui protesta è l'unica a portare vantaggi anziché disagi agli utenti, visto che il cosiddetto “sciopero del casello” consente agli automobilisti di non pagare il pedaggio. Lo sciopero è stato proclamato dalle organizzazioni sindacali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl e Sla Cisal, per il rinnovo del contratto di lavoro del settore scaduto a dicembre del 2003. L'11 marzo si fermeranno per 4 ore al termine di ogni turno gli addetti agli uffici e il personale non turnista, mentre domenica 13 ad incrociare le braccia, sempre per 4 ore al termine di ogni turno, saranno gli addetti ai caselli autostradali e il personale turnista. Inoltre, per rafforzare e rendere più incisive le azioni a supporto della vertenza, è proclamato, dal 14 marzo 2005, il blocco di tutte le prestazioni straordinarie. Domenica, dunque, i caselli autostradali non saranno vigilati dalle 2 alle 6, dalle 10 alle 14 e dalle 18 alle 22. Le società concessionarie lasceranno in funzione i caselli per la riscossione automatica del pedaggio. E' previsto, comunque, l’obbligo di lasciare aperto in ogni uscita almeno un casello senza la riscossione automatica del pedaggio per favorire il deflusso dei veicoli. Per il coordinatore nazionale viabilità della Filt Cgil, Michele Azzola “a fronte di un contratto scaduto da oltre 14 mesi è necessario tenere alto il livello della mobilitazione per dimostrare alle controparti la forte insofferenza dei lavoratori del settore verso atteggiamenti dilatori e del tutto incomprensibili per un settore caratterizzato da aziende che operano in monopolio con utili, garantiti da adeguamenti automatici delle tariffe, non paragonabili a nessuna azienda di servizi. Le volontà dichiarate dalle controparti al tavolo di trattative di voler produrre un rinnovo contrattuale contraddistinto da una precarizzazione dei rapporti di lavoro, da un aumento smisurato della flessibilità degli orari per il personale, da unilateralità e assenza di relazione nella gestione dei processi aziendali e societari e da soluzioni che garantiscono un risparmio complessivo del costo del lavoro, offende la pazienza e la ragionevolezza che sino ad ora hanno contraddistinto la posizione dei rappresentati dei lavoratori. E’ giunto il momento di cambiare atteggiamento e manifestare alle controparti la totale adesione dei lavoratori alla lotta per il diritto a vedersi rinnovato un contratto di lavoro che garantisca un adeguato recupero del potere d’acquisto dei salari ed eviti una deriva normativa e relazionale che riporterebbe indietro le lancette dell’orologio di alcuni decenni”.

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