La trattativa svolta per 4 giorni in sede ministeriale ha avuto un epilogo molto negativo si è conclusa infatti da poco con un accordo che FILT e CGIL hanno valutato come impossibile da sottoscrivere, firmato da CISL UIL UGL e dalle rispettive federazioni di categoria.
L'azienda ha confermato sin dall'inizio la ferma volontà di procedere a licenziamenti, volontà ribadita più volte, arrivando nella giornata odierna a rifiutare una proposta di mediazione avanzata dal ministro del lavoro Poletti. Una proposta, quella del Ministro del Lavoro, nata dalle considerazioni avanzate dalla nostra delegazione al tavolo guidata dal Segretario generale Susanna Camusso, che si è opposta alla inaccettabile posizione che l'azienda ha voluto imporre al tavolo. Alitalia ha ricercato fin dall’inizio i licenziamenti, negando il diritto disponibile all'ammortizzatore sociale conservativo e difensivo dell'occupazione.
Abbiamo sostenuto sin dall’inizio l’esigenza di evitare licenziamenti attraverso la riduzione degli esuberi e l’utilizzo della Cassa integrazione. L’azienda ha portato il confronto fino alla serata del 12 luglio facendo finta di negoziare per poi presentarsi con un testo già preconfezionato, distruttivo dei diritti utile alla gestione incontrollata dei processi di mobilità. I diritti delle persone vengono cosi calpestati attraverso la torsione di una recente disposizione di legge (il nuovo comma 4 bis dell’art 47 comma 4 bis della legge 428/90) che presenta seri problemi di legittimità che ci riserviamo di impugnare in ogni sede e con tutti gli strumenti disponibili.
Agli iscritti e ai lavoratori di Alitalia che subiscono un altro grave danno conseguente al secondo fallimento dell’azienda ad opera della “cordata” dei privati reclutata nel 2008. Oggi, visto lo stato disastroso dei conti aziendali e il fallimento prossimo l’unica alternativa che azienda e governo sono stati in grado di costruire è l’intesa con Etihad che ha imposto condizioni draconiane per l’ingresso nel capitale sociale . Di queste condizioni imposte dal socio fanno parte i contenuti dell’intesa che negano le tutele che i lavoratori hanno a disposizione nel nostro paese. Si determina il licenziamento di 1635 lavoratori in Italia e di 52 lavoratori all’estero. A questi lavoratori si offre l'incerta prospettiva del reimpiego fuori da Alitalia per 681 unità, tutte da verificare e senza alcuna garanzia in assenza di accordi (allo stato inesistenti) con le imprese che dovrebbero assumerli. Il resto dei lavoratori ha davanti a se nell’arco di pochi mesi la prospettiva disastrosa della mobilità e della successiva disoccupazione.
Tra le numerose negatività dell’accordo viene perfino ridotta, a partire dal 31 dicembre prossimo, la copertura degli ammortizzatori sociali definiti con gli accordi pregressi. Si pongono inoltre le basi per un tentativo che ostacoleremo in ogni sede di intervento sul FSTA, cambiandone la natura e mettendolo al servizio di questo pessimo accordo, determinando le condizioni per l’abbattimento delle prestazioni a favore dei 12000 addetti del settore sostenuti dal Fondo.
Gli iscritti e i lavoratori di Alitalia possono valutare lo scempio compiuto con l’accordo separato semplicemente leggendone i contenuti. Per quanto riguarda la FILTCGIL contrasteremo questo accordo sbagliato chiedendo il ripristino dei diritti violati dei lavoratori. Questo non era un accordo obbligato dalle circostanze. Era possibile ed è ancora possibile un accordo che tenga insieme le tutele e i diritti dei lavoratori e la salvaguardia dell’azienda di fronte al possibile fallimento. I Sindacati che hanno deciso di firmare hanno rinunciato davanti alle pressioni aziendali alla sicura possibilità di conseguire un accordo diverso da quello sottoscritto e dovranno spiegare questa scelta ai lavoratori interessati. A seguito di questo giudizio fortemente negativo nei prossimi 3 giorni svilupperemo il confronto interno alla FILT e con i lavoratori sulle ragioni della nostra scelta.
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