Patto per lo sviluppo D'Alfonso annuncia 60mila posti di lavoro.
CIVITELLA DEL TRONTO Dal think tank allestito ieri nell'arengo della fortezza di Civitella è venuto fuori un obiettivo preciso e molto ambizioso: sessantamila posti di lavoro. Lo ha fissato il presidente della Regione, Luciano D'Alfonso, sintetizzando la riflessione dei dodici tavoli tematici (la Cernobbio d'Abruzzo) culminati con la firma del patto per lo sviluppo, in aggiunta al masterplan già siglato alla presenza di Renzi lo scorso 17 maggio all'Aquila. In sostanza la Regione, con il placet del sottosegretario Claudio De Vincenti, si è dotata di uno strumento che ha l'obiettivo di rafforzare il piano già concordato con palazzo Chigi (77 interventi per 1,5 miliardi di euro) e che dal 13 luglio vivrà un momento di svolta con l'individuazione dei responsabili dell'attuazione e con la nomina del comitato di indirizzo.
Il patto per lo sviluppo è un documento di cento pagine supportato da un finanziamento di 250 milioni di euro (dunque aggiuntivi al masterplan) di provenienza europea (Por-Fesr e Fse). È stato siglato ieri ufficialmente anche dalle parti sociali (Cgil e Confindustria su tutti) e, come spiegato da Tommaso Di Rino (direttore dello Sviluppo economico regionale) e Cristina Gerardis (dg della Regione), contiene non solo linee guida, ma precise schede tecniche su come affrontare le crisi aziendali, sull'alta formazione, su ricerca e innovazione, sui dottorati industriali, sui tirocini (35,2% trasformati in contratti stabili), sul lavoro per gli over 30, sulle aree di crisi complessa e sul rilancio dei centri per l'impiego.
LE IMPRESSIONI
D'Alfonso ha parlato della giornata di ieri come di un simbolo della «densità e della vitalità» dell'Abruzzo da supportare in questo momento di profonda trasformazione normativa. «Questa energia va dispiegata ha detto La scelta è quella dell'industria sostenibile, del rendere facile la vita delle imprese. Il Patto sarà sottoposto a cantierizzazione stringente, a monitoraggio e controllo. Sento un gran bisogno di inaugurare». De Vincenti ha esaltato «l'importante convergenza tra forze sociali e istituzioni»: «Il patto rafforza e traduce in volontà concrete. Serve a dire che i protagonisti della rinascita sono cittadini, imprese, lavoratori, persone. Il governo è con voi. L'Abruzzo può svolgere una funzione di traino del Paese».
(articolo pubblicato dal "Il messaggero" di domenica 10 luglio 2016)
E la Fonderia sforna il Patto per lo sviluppo. Imprenditori, sindacalisti, politici a confronto. E il sottosegretario De Vincenti avalla l’uscita dal commisariamento
CIVITELLA DEL TRONTO La “vedetta” D’Alfonso dichiara guerra alla povertà gridandola dalla sommità della fortezza borbonica di Civitella del Tronto che apre lo sguardo all’Adriatico ed al maestoso Gran Sasso. Nei cannoni, però, ha caricato soldi, tanti soldi per l’Abruzzo nel momento stesso in cui ha firmato e sottoscritto con le parti sociali, con la supervisione del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Claudio De Vincenti, l’addendum al Masterplan che fa piovere 250 milioni di euro sul Patto per l’Abruzzo. “Acqua dorata” da aggiungere al miliardo e mezzo del Masterplan con i suoi 77 progetti. Il governatore sapeva che quella di ieri, per lui, sarebbe stata una maratona istituzionale; conosceva l’irto dedalo selciato che conduce all’ultima roccaforte del Regno delle Due Sicilie, superate le scale mobili, unico elemento di modernità. Il sole ha baciato Fonderia Abruzzo, la “Leopolda nostrana”, al prezzo di una lenta lessatura collettiva. Ci saranno stati 32 gradi ed un’afa insopportabile. D’Alfonso ha assecondato la canicola. A giacca e cravatta, lui che sovente non vi rinuncia, ha preferito la camicia misto lino e anziché le rigide scarpe di pelle e cuoio ha scleto quella da tennis. «Questa sarà la Cernobbio della regione Abruzzo, dove le idee migliori, le ambizioni e la consapevolezza dei bisogni e l'utilizzo delle risorse finanziarie troveranno convergenza in una fusione intelligente per far sì che ci riguardi una nuova stagione di crescita e sviluppo», afferma. Nomina dei responsabili del patto. A Roma saranno nominati i responsabili che seguiranno il Patto ed il comitato d’indirizzo. «Giovedì 13 partirà, grazie alla costante interlocuzione con il sottosegretario Claudio De Vincenti e del governo di cui fa parte, il dies a quo della procedimentalizzazione di questo addendum al Masterplan», annuncia il presidente D'Alfonso, «un lavoro di cento pagine, scritto a più mani grazie alla collaborazione delle imprese e delle organizzazioni sindacali e destinato a dare una scossa all'economia di questo territorio. Uno strumento aggiuntivo al Masterplan che determinerà anche una semplificazione del quadro finanziario». D’Alfonso ha voluto che ogni settore dello sviluppo fosse rappresentato in carne ed ossa. Dalla Cultura all’Istruzione, dalla Medicina ai Trasporti, dall’Agricoltura all’Industria, fino alla Scienza. Voce dunque a Cristina De Gerardis, Saverio Alberti, Sergio Galbiati, Mario Di Pierdomenico, Stefano Ragazzi, Luca Tosto, Roberta Dezuani, Maurizio Gentile, Nataliè Dompè, Luciano D’Amico. Ben dodici i tavoli tematici allestiti nel piazzale della chiesa di San Giacomo ai quali hanno partecipato massimi relatori ed esperti e “pensatori della crescita”. Adriano Giannola di Svimez, nel sottolineare come il Sud «sia stato rinchiuso in una specie di riserva indiana», ha parlato dell’addendum al Masterplan come segno di rottura con il passato evidenziando come l’Abruzzo cresca più di altre regioni del Sud. Abruzzo fuori dal commissariamento. L’applauso al sottosegretario De Vincenti è partito spontaneo quando ha annunciato che «è maturo il tempo di uscita dell’Abruzzo dal commissariamento per la Sanità». Poi, è entrato nel vivo del Patto «che è economico, ma viene inserito in un rinnovamento complesso che l’Abruzzo sta vivendo». «Nel firmare il Patto ci siamo responsabilizzati a vicenda per trovare il gusto del fare», aggiunge, «l’Abruzzo può essere trainante per il Sud, c’è bisogno di rimontare il ritardo. La ripresa del Mezzogiorno è condizione per la ripartenza dell’Italia dalle Alpi alla Sicilia e non dalla linea gotica alla Sicilia».
(articolo pubblicato dal "Il centro" di domenica 10 luglio 2016)