La scomparsa di Bruno Trentin ha scosso profondamente chi l'ha conosciuto e amato per le sue idee, il suo rigore intellettuale, il suo stile di vita.
E' stata la persona che più ha determinato la mia formazione sindacale e politica. Da lui ho imparato tutto: dal mestiere del sindacalista, alla pazienza dell'ascolto, al culto dell'onestà e della conoscenza. E con me intere generazioni. Quando alla fine degli anni '70 scegliemmo la sinistra ed il sindacato, Trentin era l'uomo dei metalmeccanici, della Flm, cioè della più avanzata ed originale esperienza sindacale italiana ed europea. Era l'uomo dei consigli di fabbrica che voleva promuovere gli operai da "sfruttati a produttori". Esercitava su noi studenti e poi giovani sindacalisti un fascino vero.
L'ho conosciuto e frequentato. Mi hanno sempre colpito il suo carattere schivo e sobrio, la sua solitudine e indisponibilità alle furbizie correntizie, la sua forza intellettuale, la curiosità di capire, anticipare e governare i cambiamenti senza l'illusione di poterli negare in un arroccamento puramente difensivo. Sostenne il sindacato abruzzese in tante vertenze sindacali e per l'occupazione. Con lui e con un altro grande sindacalista, Claudio Sabattini, ci occupammo del più grande investimento industriale in Abruzzo: la Sevel di Atessa. Lui ci incoraggiò nella strategia "verde" della Cgil abruzzese per i parchi. Fu il primo firmatario della proposta della Cgil di istituire i parchi naturali in Abruzzo. In pochi ci credevano, ma quella battaglia ha segnato positivamente il futuro dell'Abruzzo. Trentin amava le nostre montagne, conosceva le cime del Gran Sasso, aveva anche aperto nuove vie sul Corno Piccolo.
Venne in Abruzzo tante volte, in particolare ricordo la sua partecipazione a Pescara alla costituzione dell'ufficio handicap della Cgil a testimonianza di quanto fosse legato ad una visione della solidarietà oltre i confini del lavoro. Quando gli mandai le bozze di un mio libro sul sindacato abruzzese, accettò di introdurlo e mi piace ricordare l'ultima frase che svela la sua intima appartenenza al sindacato: «Come per certi preti che abbandonano la tonaca ma non la passione civile, così una vita spesa per oltre trent'anni nella Cgil ti resta addosso, ci resta addosso come una seconda pelle. Una seconda pelle che determina anche il modo in cui si vive una responsabilità di partito. Non come il rapporto dei burocrati con la "massa grigia" o con "la gente" ma come un rapporto vivo con le persone in carne ed ossa, con i loro caratteri, con le loro storie e i loro sentimenti, che fanno di un'esperienza associativa, prima di tutto, un'esperienza umana».
Caro Bruno, mancherai tanto a noi e alle tue amatissime montagne abruzzesi.
Gianni Melilla
Coordinatore Sd, consigliere regionale.
Ex Segretario Generale Cgil Abruzzo dal 1984 al 1992
(Tratto da "Il Messaggero d'Abruzzo" del 25/8/2007)