Accordo separato sul modello contrattuale: ben oltre tre milioni di persone votano alla consultazione promossa dalla CGIL. Il 96% boccia sonoramente un accordo sbagliato
Tantissimi lavoratori, pensionati, giovani hanno partecipato al voto. In proporzione ha votato una quantità di persone maggiore che in occasione di altre consultazioni promosse unitariamente. Praticare la democrazia è una scelta che risulta fortemente condivisa. L'accordo separato sul modello contrattuale raccoglie una massa enorme di giudizi negativi
Hanno partecipato alla consultazione promossa dalla CGIL 3.643.836 persone, che sono il 71% circa di quanti votarono nel 2007 alla consultazione promossa da CGIL, CISL e UIL in occasione della sottoscrizione con il Governo Prodi del Protocollo relativo al welfare.
Complessivamente la CGIL da sola porta al voto oltre i 2/3 dei votanti del 2007.
L'esito della consultazione è, poi, nettissimo: il 96,27% esprime il proprio deciso dissenso all'accordo separato sul modello contrattuale.
I dati della consultazione sull'accordo separato per il rinnovo del modello contrattuale "sono straordinari". Così il segretario generale della CGIL, Guglielmo Epifani, ha definito i risultati diffusi oggi dal sindacato al termine della consultazione promossa dalla sola CGIL sull'accordo del 22 gennaio scorso, siglato a Palazzo Chigi senza il via libera della confederazione di Corso d'Italia, e per illustrare le proposte anti crisi. "E' un risultato clamoroso - ha aggiunto Epifani - perché dimostra che ha partecipato più gente di quella iscritta alla CGIL, lavoratori non iscritti o iscritti ad altre organizzazioni. Va oltre la nostra rappresentatività. E' un dato che ha un peso politico alto ed è un voto che dovrebbe far riflettere e dovrebbe far pensare".
Il numero uno della CGIL ha spiegato che in cinque settimane sono state intercettate anche fabbriche chiuse o lavoratori che erano sottoposti a turni di lavoro a causa della crisi economica. Le previsioni della CGIL erano di non più di 2 milioni e 800mila votanti, mentre a votare sono stati in 3.643.836. Per Epifani, quindi, questo voto "rafforza il nostro no a quel contratto che riduce gli spazi di contrattazione collettiva a partire non solo dalla questione salariale". Infatti, ha spiegato, "dietro le nostre parole ci sono milioni di lavoratori che condividono la nostra impostazione. Noi non condividiamo quell'accordo e diremo no a tutti gli altri accordi settoriali che riducono gli spazi per la contrattazione".
Il segretario generale della CGIL ha poi sottolineato che il voto dimostra che "la democrazia va usata in maniera più accorta per tutti e non solo quando conviene: puoi vincere e perdere è la regola della democrazia e non esiste regola democratica solo quando sei sicuro di vincere. Non si può esaltare il voto di una fabbrica e usare la democrazia solo quando conviene". Per questo Epifani ha sottolineato che sarà posto il problema delle regole democratiche "perché vorremmo che si voti anche quando ci sono accordi nazionali di carattere generale e non solo aziendali. Il voto dei lavoratori deve essere considerato dirimenti".
La straordinaria partecipazione dei lavoratori al voto sul modello che modifica gli assetti contrattuali dimostra, per Epifani, che "le persone hanno voglia di partecipare, di dire la loro. Non dare risposte a questa impoverisce la rappresentatività". Per il leader CGIL, infine, "il voto non deve essere considerato una leva contro gli altri e noi non vogliamo farlo, ma il ricorso a una modalità di validazione degli accordi che chiami in ultima istanza il lavoratore con cui potremmo affrontare diversamente anche le divisioni tra di noi, anche per non perdere tempo ed evitare che le posizioni si cristallizzino".
Intanto prosegue la macchina organizzativa della Cgil in vista della manifestazione del Circo Massimo programmata per sabato 4 aprile.
Sprezzante infine il commento di Raffaele Bonanni sul risultato referendario "Ci meraviglia - sostiene il leader della Cisl - che una organizzazione come la Cgil possa ricorrere ad una panzana così clamorosa solo per fare propaganda alla vigilia di una propria manifestazione. Ma in questo modo si mina la credibilità dell'intero sindacato confederale. Non vogliamo davvero credere - aggiunge Bonanni - che tutta la dirigenza della Cgil abbia oggi questa opinione. Come si fa infatti a ritenere un vero referendum, una consultazione indetta 'solo' da una organizzazione e con dei quesiti posti da un 'solo' sindacato? Questi sono metodi che esistono laddove non c'è democrazia. Dovrebbero avere maggiore pudore e cautela prima di sciorinare numeri e tirare conclusioni politiche. E' l'immagine di una Italia che non esiste più da tempo". Per Bonanni "la Cgil dovrebbe avere più umiltà e rassegnarsi all'evidenza dei fatti : in Italia esiste il pluralismo sindacale che al proprio interno esprime una maggioranza larga di consenso certificato come l'ultimo caso della Piaggio ha dimostrato qualche giorno fa. Forse è proprio per coprire la debàcle nei posti di lavoro che si fa ricorso alla demagogia e al populismo. Per quanto ci riguarda, la Cgil farebbe bene a tornare presto nell'alveo unitario, confrontandosi con le altre organizzazioni e con le proprie controparti come fa un sindacato evoluto ed occidentale. Questo sarebbe un fatto utile per gli italiani e per i lavoratori tutti".