I compagni della Filt Cgil Lombardia hanno chiesto al Segretario della Filt Cgil Abruzzo Luigi Scaccialepre una testimonianza sul terremoto che ha colpito l'Abruzzo all'inizio di aprile. Quella che segue è l'articolo integrale pubblicato dalla rivista della Filt Lombardia "Nostop" e dal mensile della Filt Nazionale "Il lavoro nei trasporti".
La mattina del 6 aprile alle ore 3.32, un evento sismico devastante ha inferto un colpo mortale alla città dell'Aquila e all'intero territorio abruzzese. Ventitre secondi che hanno colpito gli abruzzesi al cuore nei loro affetti più cari, nei loro beni materiali. Ventitre secondi interminabili capaci di distruggere e stravolgere i destini, le aspirazioni e le vite di decine e decine di migliaia di persone.
I numeri della tragedia Aquilana parlano chiaro: 300 morti, più di 1500 feriti, 65.000 persone sfollate, 2.000 imprese del commercio e dei servizi seriamente danneggiate, 15.000 lavoratori in cassa integrazione. Nei minuti successivi alla catastrofe le strade delle periferie della città si sono riempite dei tanti giovani universitari in fuga dal centro storico, sbigottiti, piangenti. Per primi avevano compreso le dimensioni del dramma: molti loro amici e compagni di studio erano sotto le macerie e 55 di loro, purtroppo, non ce l'avrebbero fatta e con la loro giovane esistenza sparivano sogni ed avvenire.
Poi, con il passare delle ore e con la luce del giorno, ci si è resi conto del disastro e della necessità di intervenire in fretta scavando tra le rovine, anche a mani nude, nella speranza di trovare in vita qualcuno. La mancata agibilità del nosocomio aquilano ha reso inoltre necessario il trasferimento d'urgenza dei tanti feriti nei restanti ospedali regionali e delle regioni limitrofe. In seguito e in brevissimo tempo è iniziata la dislocazione di trentamila persone verso le strutture ricettive di tutta la costa abruzzese e il montaggio delle tende per tutti gli altri in decine di punti della città e dei paesi vicini.
Per coloro che hanno trovato alloggio negli alberghi, permane ancora oggi un senso di smarrimento abbinato al pensiero fisso rivolto alle proprie case e alle proprie cose. Ancora più drammatiche si mostrano le condizioni degli accampati nelle tendopoli, costretti a vivere in una situazione di grande disagio inizialmente imputabile al freddo, alla pioggia e al fango ed ora anche al caldo insopportabile. Tutti soffrono della mancanza di una vita normale. L'Aquila oggi appare come una città completamente distrutta nei suoi tesori, nella sua storia e nella sua economia: chiese e palazzi antichi seriamente danneggiati; sedi istituzionali locali e regionali, l'ospedale, le sedi universitarie, le scuole per la gran parte distrutti; edifici commerciali inagibili; le attività industriali, artigianali e dei servizi e le tante professioni completamente ferme.
Tutto ciò in una regione che deve trovare la forza e il coraggio di reagire e di ricominciare, una regione che già scontava una grande difficoltà economica, dovuta sia alla crisi internazionale con migliaia di posti di lavoro persi, ma anche e soprattutto ad una gestione poco attenta del denaro pubblico, da parte della classe politica degli ultimi dieci anni. L'Aquila va ricostruita in fretta e va ricostruita come città capoluogo, che non può essere declassata, che deve vedere rinascere la sua università con i suoi 27.000 studenti, il suo importante ospedale, le sue sedi istituzionali, le aziende che devono garantire occupazione sul territorio, il suo antico centro con i vicoli ricchi di storia e di suggestioni. Una città nuova e non una nuova città che dovrà continuare ad essere il riferimento culturale, amministrativo, politico del suo vasto comprensorio.
Perché questo sia possibile occorre che anche il settore dei trasporti sia capace di modificare ed adeguare velocemente la sua rete dei servizi alla mutata domanda di mobilità, al fine di sostenere la ripresa di tutte le attività lavorative, scolastiche, sanitarie e dei bisogni di mobilità del nuovo tessuto cittadino che si andrà a costituire. Questo è necessario, altresì, per far ripartire le aziende di trasporto locale che oggi presentano elementi di grande difficoltà, sia per la sopravvivenza economica, sia per la gestione del personale, sia per i servizi attuali, ridotti o non effettuati. Bisogna inoltre mettere i cittadini nelle condizioni di rientrare nelle proprie case nel più breve tempo possibile o costruirne di nuove prima che arrivi l'inverno, dal momento che L'Aquila è tra le città più fredde d'Italia. Rispetto alla ricostruzione occorre mettere in campo tecniche e materiali innovativi che assicurino la stabilità degli edifici e la sicurezza per chi li abita. Servono controlli severi, non è possibile che edifici seminuovi crollino a dispetto di edifici ben più datati.
È davvero impressionante rileggere ora, dopo la tragedia in Abruzzo, le parole di Roberto Saviano a pag. 236 del suo libro "Gomorra": "Io so e ho le prove. So come è stata costruita mezz'Italia. Conosco le mani, le dita, i progetti. E la sabbia. La sabbia che ha tirato su palazzi e grattacieli. Quartieri, parchi, ville. A Castelvolturno nessuno dimentica le file infinite dei camion che depredavano il Volturno della sua sabbia. Camion in fila, che attraversavano le terre costeggiate da contadini che mai avevano visto questi mammut di ferro e gomma. Erano riusciti a rimanere, a resistere senza emigrare e sotto i loro occhi gli portavano via tutto. Ora quella sabbia è nelle pareti dei condomini abruzzesi, nei palazzi di Varese, Asiago, Genova".
Una catastrofe annunciata, altresì, dalle centinaia di scosse percepite nei mesi precedenti, ma anche da un censimento costato 5 milioni di euro e commissionato dalla regione Abruzzo. Lo studio verteva sulle conseguenze che un evento sismico avrebbe potuto procurare sugli edifici strategici della città dell'Aquila e che, nel 2006, aveva evidenziato l'alto rischio per palazzi e scuole cittadine. Purtroppo i risultati di quello studio non sono mai stati presi nella giusta considerazione e fa riflettere pensare che oggi, invece, costituiscano il punto di forza dell'inchiesta in atto ad opera della Magistratura per accertare le eventuali responsabilità.
A questa tragedia ha risposto la grande solidarietà di tutti gli italiani: le migliaia che materialmente sono stati e sono nelle zone colpite soccorrendo ed assistendo con grande umanità la popolazione abruzzese; tutti gli altri, italiani e non solo, che stanno contribuendo ad inviare risorse per la ricostruzione. A tutti loro va il più sentito ringraziamento di tutti gli abruzzesi.
Ora occorre però un forte impegno dello Stato, a garanzia di una ricostruzione capillare di tutto il tessuto aquilano, una ricostruzione che deve essere veloce, rispettosa delle norme e delle regole e capace di restituire sicurezza, non solo ai residenti, ma anche ai tanti che dovranno tornare per ragioni di studio e di lavoro. Per fare questo sono necessarie risorse certe ed importanti e un loro uso intelligente ed oculato, con una gestione condivisa tra tutte le istituzioni presenti nel territorio.
Nei cittadini aquilani, ai quali va riconosciuta una grande dignità nel dolore, in questi giorni, lottano due sentimenti: la paura di tornare a vivere nelle proprie case e nella propria città con i ricordi di quella notte e lo sciame sismico che continua senza sosta, anche con eventi di forte intensità, e la volontà e la voglia di ricominciare, di tornare a vivere la vita abituale. Una comunità che, comunque, vuole risollevarsi in fretta mettendo in campo il carattere e la forza che la contraddistingue, ma che deve fare i conti con lo stress post-traumatico di un evento di queste dimensioni.
Ora L'Aquila, ferita, tramortita, deve tornare a volare, come dicono molti slogan di questi giorni; deve farlo per le sue radici, deve farlo per il suo futuro, deve farlo per i suoi figli, deve farlo per i suoi morti.
Luigi Scaccialepre - Aprile 2009