Quando inizierà la ricostruzione dell'Aquila? E' questa la domanda che il Segretario Generale della CGIL, Guglielmo Epifani, pone, ad un anno dal devastante sisma che ha colpito l'Abruzzo, durante la tavola rotonda su 'ricostruzione e legalità' organizzata dalla FILLEA CGIL nell'ambito del suo XVII Congresso Nazionale.
La CGIL, sottolinea il Segretario, non si rassegna a lasciare le cose così come stanno. Per l'Abruzzo sono necessarie risorse, precisa Epifani, e noi "siamo disponibili alla tassa di scopo, ma bisogna muoversi. Ci vuole un contributo di solidarietà nazionale. Allora, rimandiamo il Ponte sullo Stretto di dieci anni magari".
All'Aquila si è scelto di costruire in otto mesi alloggi durevoli da 150mila euro l'uno anziché realizzare in 20 giorni casette temporanee in legno, con un costo infinitamente più basso, e mettere subito mano al centro storico de L'Aquila. Il risultato di questa scelta è che oggi il progetto delle 19 piccole 'new town', che si stanno costruendo intorno alla città dell'Aquila, rappresenta un rischio per il ripopolamento del centro storico.
E' Rita Innocenzi, Segretaria Generale della FILLEA CGIL L'Aquila, ha spiegarci tutte le sue preoccupazioni rispetto al futuro del capoluogo abruzzese: "oggi oltre ai puntellamenti per la messa in sicurezza, opera per altro partita in maniera tardiva, non si sta facendo nulla per restituire al tessuto urbano aquilano le funzioni sociali bruscamente interrotte dal sisma". Dopo aver abbandonato l'idea di costruire la 'new town' con il progetto C.A.S.E., già duramente contestato dalla CGIL, il Governo ha puntato a realizzare una serie di piccoli nuclei abitativi, stabili, esterni alla città dell'Aquila.
Proprio in questi giorni il 'Popolo delle Carriole' ha portato in piazza tutto il dissenso rispetto a questo percorso che non rappresenta, come sottolinea Innocenzi, le aspirazioni della popolazione terremotata. "Il problema vero - aggiunge la sindacalista - è che mentre si dice che si vuole ricostruire il centro storico si continua a decentrare, portando fuori dalla città i servizi e gli elementi di socialità". Questo modello di decentramento "noi non lo vogliano", dice Innocenzi, "noi la socialità la vogliamo nei centri storici, nei portici, nella 'Agorà'".
L'inverno è passato e gli edifici dell'Aquila hanno accumulato, sui danni del terremoto, i danni delle intemperie, del gelo, ed ancora non si sa quando i lavori di ricostruzione potranno partire. "La mia speranza - dice Innocenzi - è che il centro storico dell'Aquila non si riduca ad un percorso museale e che ritorni al più presto ad essere il centro storico vissuto dai cittadini".