RIMINI – Salgono sul palco da avversari, ne scendono da “compagni di strada”. Forse strade parallele destinate a incrociarsi raramente, ma perlomeno Luigi Angeletti (Uil) e Raffaele Bonanni (Cisl) non hanno raccolto neanche un fischio (semmai giusto qualche mormorio) dalla platea del Congresso Cgil. Solo applausi e ascolto, dopo le contestazioni di ieri che avevano molto irritato il leader della Cisl. Due interventi molto diversi, quelli dei segretari di Uil e Cisl. Angeletti ha sottolineato tutti i punti di dissidio con la Cgil, dalla lettura della crisi economica all'accordo separato sul modello contrattuale. Da Bonanni, invece, un intervento tutto declinato sul dialogo e i punti di contatto: da una mobilitazione comune a difesa della scuola a un percorso sulla rappresentanza sindacale. Pochi accenni all'accordo separato sui contratti – nelle parole del segretario Cisl – e ricorrenti sottolineature di un possibile percorso unitario.
Platea calma, si diceva. Forse anche grazie alla “intro” di Guglielmo Epifani, che prima degli interventi di Bonanni e Angeletti ha preso la parola per chiedere rispetto nei confronti degli ospiti. “Ieri ho telefonato a Bonanni e Angeletti subito dopo i fischi al Congresso per scusarmi con loro – ha detto Epifani -. Non era un fatto privato mio e per questo voglio comunicarvelo oggi. Io penso che abbiamo commesso un errore e ci tenevo a dirlo pubblicamente”. Epifani ha detto che l’errore dei fischi è stato doppio. Da una parte infatti i segretari della Cgil sono stati invitati ai congressi della Uil e della Cisl e sono stati accolti con il rispetto che meritano non le singole persone, ma il popolo della Cgil. Il secondo errore riguarda il fatto che il torto non lo facciamo a loro, ma a noi stessi perché quei fischi di ieri vanno contro la tradizione della Cgl che è sempre stata basata sul rispetto delle posizioni degli altri”. L’intervento di Epifani è stato molto applaudito dalla platea di Rimini, la stessa dalla quale ieri erano partiti i fischi a Bonanni, Angeletti, Sacconi e Marcegaglia.
Angeletti, nuovo modello contrattuale funziona
“Questo è uno dei più bassi livelli di condivisione delle politiche sindacali che svolgiamo”. Ha esordito così Luigi Angeletti dal palco del congresso. “Non credo che questo scaturisca dalla valutazione della crisi che la mia organizzazione sta dando e sul come sia necessario uscirne. Dipende piuttosto dai cambiamenti in corso a livello mondiale nell’economia e nella società. Questa è l’essenza di ciò che dobbiamo fare da qui in avanti: capire i cambiamenti, soprattutto per quanto riguarda il rapporto con la politica e il rapporto con il sistema delle imprese e l’economia di mercato”. Secondo il segretario generale della Uil, “oggi non è più la politica che governa il mondo. Il vero potere è quello finanziario. La conferma arriva proprio da quel che sta accadendo in Grecia. Angeletti ha invitato a riflettere “prima su quanto sia cambiato il rapporto fra noi e il sistema delle imprese. Questo perché anche quel sistema è nel frattempo mutato; oggi esistono due capitalismi. Quello che dobbiamo davvero combattere è il capitalismo finanziario. E’ la forma peggiore, perché si basa sul principio che la ricchezza si fa con altra ricchezza e quindi si basa su speculazioni. (...) Noi della Uil da tanti anni sosteniamo che il modello contrattuale del ’93 è superato, proprio perché l’idea dei contratti nazionali basati sull’inflazione programmata è superata. Questa è stata la nostra filosofia che ci ha spinto a mettere a punto un accordo, quello del 22 gennaio 2009 sul nuovo modello di contrattazione, che ha funzionato e ha salvato i ccnl. Non è mai accaduto nella storia sindacale di firmare così tanti accordi senza fare scioperi. E la bontà di quel modello è tale che anche la Cgil ha sottoscritto tanti accordi con noi. Certo, nulla è perfetto e tutto è migliorabile, ma quell’accordo è servito ad aumentare i salari dei lavoratori e siamo l’unico paese occidentale che ha fatto questo in un momento di crisi grave. Neanche nella ricca Germania è avvenuto questo”.
Dopo l’analisi sull’accordo separato, che rimane “l’unica riforma sociale portata a compimento dopo tanti anni in questo paese”, Angeletti ha poi passato in rassegna le cose da fare in futuro, cercando di riprendere il dialogo con la Cgil. “L’importante è recuperare il rapporto fra noi - ha sottolineato il leader della Uil -, non dico con una piattaforma, ma almeno attraverso un accordo che affronti i problemi reali. Ora una priorità c’è, ed è quella di una riforma del modello fiscale, più attinente alla realtà sociale ed economica del paese. Da 30 anni si tassa solo ed unicamente il lavoro, in tutte le sue forme: questa è una cosa ignobile dal lato etico, ed è scandalosa dal lato economico, perché si tassa una cosa che produciamo e lo stato incamera soldi sul nostro lavoro. Il nostro obiettivo è ridurre le tasse e su questo anche una parte degli imprenditori è d’accordo. Ciò che deve finire in Italia è che i poveri non sono in realtà i poveri, ma i ricchi che dichiarano poco, al di sotto dei 15.000 euro annui, evadendo in tal modo il fisco. Noi invece, dobbiamo ridurre le tasse non ai cosiddetti poveri, ma a tutti i lavoratori. Questo lo dobbiamo fare, anche alleandoci con Confindustria, Confcommercio e con tutte le associazioni datoriali che sono d’accordo, perché il sistema di relazioni industriali deve essere un sistema per tutelare di più i lavoratori”. Passando poi a parlare dello Statuto dei lavoratori e dei diritti in generale, Angeletti ha ricordato come “la stragrande maggioranza dei lavoratori non abbia, in realtà, le tutele stabilite dalla legge 300. Per noi, quindi, è giusto parlare di contrattazione territoriale, di enti bilaterali, di sussidiarietà: sono tutti strumenti per difenderci meglio, perché le leggi che abbiamo oggi sono leggi di serie A per alcuni, e di serie B per tantissimi. Le tutele, i sistemi di protezione sociale, devono essere utilizzati da chi ne usufruisce. Non accetterò più l’idea di un sindacato che parla di lavoratori precari e sfruttati, ma che poi non fa nulla di concreto. I sindacati non vengono giudicati per quello che dicono, ma dagli accordi che fanno per difendere i lavoratori”.
Bonanni, vostro congresso occasione nuova unità Non esiste alternativa a Cgil, Cisl e Uil e la speranza è che questo congresso possa rappresentare l’occasione per la ripresa di un cammino unitario. E non bisogna essere pessimisti, perché dal dopoguerra a oggi sono stati tanti gli alti e i bassi: e proprio il punto più basso può essere un’occasione per risalire. E’ un Bonanni dialogante quello che si è rivolto alla platea del XVI congresso della Cisl. Un intervento denso, che ha affrontato senza reticenze il tema dell’unità sindacale, delle regole per la democrazia e la rappresentatività sindacale, capitoli sui quali il leader ha aperto, suscitando anche qualche applauso tra i delegati. Tra le novità una forte presa di posizione in favore dello sblocco delle elezioni delle Rsu nella scuola e alcune critiche molto aspre all’esecutivo sulla scure che da cinque anni si sta abbattendo sul nostro sistema d’istruzione, che “per questo ha diritto a un forte risarcimento”. “Anche se tutti siamo giustamente orgogliosi delle nostre identità – ha detto – e abbiamo idee diverse sulla democrazia nel processo contrattuale e su come si confligge o coopera con le controparti, Cgil, Cisl e Uil, insieme, sono il pilastro che ha reso possibile far nascere e sviluppare in Italia il più grande sindacalismo confederale europeo”. Basta dunque con le continue recriminazioni, “e ognuno si prenda le proprie responsabilità”.
Bonanni si è detto disponibile da subito a riprendere e a dare attuazione ai protocolli confederali su rappresentatività sindacale (“basta assumere, con qualche modifica specifica per il privato, il modello in vigore per il pubblico impiego”) e democrazia sindacale. Su questo punto, Bonanni ha implicitamente confermato il suo no al referendum tra i lavoratori, a favore di quella consultazione certificata da avviare però solo una volta che Cgil, Cisl e Uil siano tra loro d’accordo sul testo da mettere a consultazione: “E’ vero - ha sottolineato – che i nostri accordi valgono per tutti i lavoratori, ma dobbiamo prenderci le nostre responsabilità nelle decisioni, perché il confine tra plebiscitarismo e ‘monocratismo’ è molto labile, soprattutto in un momento in cui il populismo sembra travolgere tutto e tutti”. Quanto al Piano del lavoro proposto da Epifani, il numero uno della Cisl ha osservato che “tutto ciò che rende possibili superare le attuali difficoltà va bene”, tuttavia il problema oggi non è solo quello di stanziare più risorse, ma anche quello di rendere più efficiente e svincolare da pastoie e farraginosità l’utilizzo delle risorse disponibili, non solo da parte del governo nazionale ma anche da Regioni e enti locali. Sui contratti, Bonanni non ha detto nulla. Poco prima del suo intervento, però, conversando con i giornalisti aveva detto, rispetto alla possibilità di ridiscutere il modello oggetto di un accordo separato, di “non vedere nella realtà particolari problemi”, visto che tutti gli accordi, tranne quello dei metalmeccanici, sono stati siglati unitariamente. Anzi, ha aggiunto il leader Cisl, “sono sorpreso del fatto che Epifani non abbia esaltato proprio queste intese”. A partire da ciò, “gestiremo insieme gli accordi e poi andremo alle necessarie modifiche”. “L'importante – ha detto Bonanni concludendo la sua conversazione - è che ci si ascolti e rispetti reciprocamente anche nella diversità delle proprie culture”.