E' stato raggiunto dopo sei ore di confronto l'accordo unitario sui contratti e la rappresentanza sindacale. L'ok all'intesa interconfederale è arrivato nella serata di ieri, martedì 28 giugno, da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil.
"Abbiamo superato una lunga stagione di divisioni e incertezze", è stato il commento a caldo di Susanna Camusso, segretario generale della Cgil, rilasciato nel corso di una conferenza stampa in cui le parti sociali hanno illustrato i contenuti dell'intesa.
"Pensiamo - ha proseguito Camusso - di aver dato un contributo in una situazione difficile per rimettere al centro il lavoro e la contrattazione". La segretaria Cgil ha poi precisato che l'accordo non è retroattivo rispetto ai contratti già firmati.
Camusso ha aggiunto che l'intesa sarà sottoposta al vaglio del comitato direttivo della Cgil, che "parlerà e discuterà". Per questa mattina, mercoledì 29 giugno, è invece prevista una riunione della segreteria confederale allargata ai leader delle categorie.
Soddisfatto anche il segretario confederale Cgil Vincenzo Scudiere: "Siamo riusciti - ha spiegato il dirigente sindacale - ad inserire importanti elementi che riguardano le garanzie per la contrattazione aziendale, ma che mirano anche a migliorare il sistema del contratto nazionale", riconosciuto dalla Confederazione come "punto fondamentale e centrale della contrattazione nel nostro Paese". Nell'accordo, ha precisato Scudiere ai microfoni di CGILtv, tutte le parti sociali si impegnano a utilizzare il voto dei lavoratori come "forma per garantire attuazione e condivisione degli accordi".
ECCO PERCHE' LA CGIL HA FIRMATO
La segreteria di Corso d'Italia spiega in una nota gli aspetti postivi dell'intesa raggiunta: bloccato processo disgregazione, ristabilite regole unitarie. Ccnl di nuovo al centro, finisce pratica delle deroghe
"La contrapposizione tra sindacati ha prodotto negli ultimi anni la disgregazione del sistema contrattuale e delle regole della rappresentanza e della democrazia" mentre "si è perso il diritto di voto da parte dei lavoratori". Per questo l'ipotesi di accordo del 28 giugno scorso "ristabilisce una griglia di regole unitarie minime sulla rappresentanza e la contrattazione" rimettendo al "centro il contratto nazionale" rinunciando alla "pratica delle deroghe". A qualche giorno di distanza dalla sigla sull'accordo tra le parti che disciplina contrattazione e rappresentanza, la segreteria nazionale della Cgil ne spiega in una nota i contenuti.
Oltre la contrapposizione tra sindacati e la perdita del diritto di voto, la Cgil sottolinea come in questi anni "in molti casi sono state le imprese a decidere come e quando gli accordi dovevano essere considerati validi. Due sigle su tre erano considerate sufficienti a concludere accordi nazionali e aziendali, con validità erga omnes". Per mettere un freno a questa deriva e ristabilire regole per l'esercizio della democrazia, sindacati e imprese hanno sottoscritto un'ipotesi di accordo - sulla quale il direttivo della Cgil martedì esprimerà il proprio giudizio, decidendo le modalità della consultazione - mentre tra Cgil, Cisl e Uil si è raggiunta "una intesa endosindacale che integra l'ipotesi di Accordo con Confindustria, riprendendo il documento unitario del 2008, e prevede la necessità di coinvolgere gli iscritti e i lavoratori durante l'intero iter negoziale (piattaforme, trattative, ipotesi di accordo da convalidare)".
Quest'ultima, spiega la segreteria della confederazione di Corso d'Italia, "prevede che si coinvolgano i lavoratori in caso di rilevanti divergenze interne alle delegazioni trattanti, come aveva proposto la Cgil con il direttivo del 15 gennaio di quest'anno, introducendo una novità molto significativa nelle relazioni fra le organizzazioni sindacali italiane". Tornando all'accordo, la Cgil ribadisce che non ha effetto retroattivo: "L'ipotesi ha validità per il futuro per tutte le aziende rappresentate da Confindustria e non influisce sui contenziosi in corso relativi ad accordi precedentemente sottoscritti in forma separata".
Nel dettaglio dell'accordo la Cgil sottolinea i punti che riguardano le rappresentanze sindacali: "La misurazione della rappresentanza sindacale nel settore privato rappresenta una innovazione che cambierà in profondità i comportamenti delle parti sociali e il modo in cui si esercitano i diritti sindacali e di contrattazione. Le organizzazioni sindacali nazionali, le Rsu e persino le Rsa eserciteranno le loro funzioni e il loro potere sulla base del loro peso effettivo in termini di numero di iscritti e di voti ricevuti. L'affiliazione al sindacato non sarà più un fatto separato dalla sua capacità di raggiungere risultati contrattuali significativi. Il riconoscimento del peso e del potere sindacale non è più conferito pariteticamente per convenzione fra le parti. Saranno gli iscritti e i voti dei lavoratori a stabilire il peso sindacale e contrattuale di ciascuna organizzazione".
Ancora, spiega la segreteria nazionale Cgil: "Alla pariteticità per accordo endosindacale e al conflitto permanente degli ultimi anni si sostituisce una leale competizione nella capacità di rappresentare sindacalmente i bisogni del lavoro basata sul consenso certificato degli iscritti e dei lavoratori. La validità dei contratti erga omnes è data solo quando l'accordo è sottoscritto da una maggioranza pesata dei soggetti sindacali rappresentanti dei lavoratori. Non esiste il diritto di veto di una sigla sindacale, non è possibile validare un'intesa da parte di una maggioranza di sigle". Inoltre, Cgil, Cisl e Uil "condividono la necessità di coinvolgere gli iscritti e i lavoratori durante l'intero iter di validazione degli accordi. L'ipotesi di Accordo del 28 giugno 2011 cancella l'ipotesi dei due livelli contrattuali fra loro alternativi. Il contratto nazionale è di nuovo al centro. Si ristabilisce di nuovo una gerarchia in cui il contratto nazionale è strumento di regolazione generale dei diritti e delle condizioni per tutti i lavoratori ed è il luogo in cui si orienta la contrattazione di secondo livello alle necessità del settore, dell'azienda e del lavoro".
Per quanto riguarda la validazione dei contratti aziendali, la nota del sindacato spiega: "Fatto salvo che i contratti aziendali firmati dalle Rsa a maggioranza dovranno, se richiesto da una organizzazione o da una parte dei lavoratori, essere sottoposti a un voto generale dei lavoratori per essere considerati validi, per gli accordi firmati dalle Rsu a maggioranza, saranno le categorie a dover stabilire, ai sensi dell'Intesa raggiunta fra Cgil, Cisl e Uil, le forme del coinvolgimento dei lavoratori per la loro validazione. Eventuali clausole di tregua sindacale a livello aziendale hanno effetto vincolante esclusivamente per le organizzazioni firmatarie dell'ipotesi di Accordo del 28 giugno e non riguardano i diritti in capo ai singoli lavoratori".
Mette in risalto la Cgil inoltre che con l'ipotesi di accordo si "rinuncia alla pratica delle deroghe e introduce un criterio di articolazione della contrattazione aziendale per aderire alle esigenze dei diversi contesti produttivi. I prossimi Ccnl potranno prevedere materie e procedure per la contrattazione da demandare alla contrattazione di secondo livello entro i limiti definiti dal contratto nazionale stesso". In attesa dei rinnovi dei contratti nazionali, conclude la nota di segreteria, "le rappresentanze sindacali in azienda potranno, in situazioni di crisi o in presenza di investimenti significativi, d'intesa con le segreterie territoriali dei sindacati di categoria, definire accordi modificativi dei Ccnl in materia di prestazione lavorativa, orari e organizzazione del lavoro. In questa situazione transitoria - precisa infine la Cgil - non sono sufficienti le regole di validazione del contratto a maggioranza delle Rsu. Se non c'è intesa tra le Rsu e le organizzazioni sindacali territoriali di categoria l'accordo modificativo transitorio non può essere concluso".