Come ampiamente annunciato il Cda di Autostrade ha scritto la parola fine alla fusione con la spagnola Abertis. L'operazione societaria che ha focalizzato l'attenzione degli analisti per un intero semestre, è giunta al capolinea. Le prime avvisaglie erano giunte dallo stesso amministratore delegato di Abertis Salvador Alemany il quale aveva ventilato nei giorni scorsi la possibilita' di rimandare la fusione con Autostrade in attesa di un quadro normativo italiano piu' preciso. Due i motivi essenziali legati alla decisione assunta dal Cda: la mancanza di specifica autorizzazione all'operazione e le modifiche introdotte dal collegato alla Finanziaria.
LA REAZIONE DELLA CGIL - Secondo il segretario generale della Cgil Guglielmo Epifani «Si mette finalmente un punto su un progetto nato male e gestito peggio. Il sindacato aveva da subito denunciato il carattere solo finanziario di un’operazione priva di contenuti industriali. Ora e’ necessario cambiare direzione. Va rilanciato un settore strategico per la mobilità del paese ed indispensabile per il rilancio delle infrastrutture. Sarebbe irresponsabile pensare di garantire gli interessi del paese continuando a perseguire riforme a colpi di decreti legge, modifiche unilaterali e ricorsi alla magistratura che produrrebbero un contenzioso giudiziario tale da bloccare ogni iniziativa per anni – sostiene il segretario della Cgil – Inoltre tale scenario porterebbe alla paralisi degli investimenti, a ricadute negative sulla qualità del servizio offerto dalle autostrade e, soprattutto, ad essere pagata a caro prezzo dai lavoratori del settore, come dimostra l’assurda situazione in cui sono venuti a trovarsi i dipendenti delle società che garantiscono le manutenzioni, il cui posto di lavoro e’ ora a rischio». A parere di Epifani, «E' necessario evitare che gli errori commessi dai concessionari autostradali in passato si tramutino in una battaglia contro le aziende. Al contrario, vanno introdotte norme che permettano di sviluppare ‘campioni nazionali’ in grado di competere in Italia ed in tutto il mondo nella gestione e nella costruzione delle infrastrutture e nello sviluppo di servizi logistici. Il ministro Di Pietro, prosegue Epifani - a cui va dato il merito di aver riaperto la discussione su un capitolo brutto delle privatizzazioni nel nostro paese, ha il dovere di convocare immediatamente un tavolo di concertazione che coinvolga tutti i soggetti interessati per individuare soluzioni virtuose in grado di essere un traino per la ripresa economica del paese. Il sindacato, in tale ipotesi – conclude Epifani – è pronto a fare la sua parte».