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Data: 24/04/2008
Testata giornalistica: Il Centro
Crisi Altalia. In arrivo «dolorose riduzioni di personale». Berlusconi annuncia i tagli, poi scarica sui sindacati la colpa per la fuga dei francesi

Epifani: scarico di responsabilità che non fa onore all'Italia. E arriva la smentita

ROMA. Tagli di posti di lavoro. Nel futuro di Alitalia ci sarà «una dolorosa riduzione del personale cui ci si farà carico con gli strumenti offerti dalla legge». Lo dice Silvio Berlusconi prodigo di interviste su radio e tv private. Le cordate ancora non si sono materializzate, («Accadrà presto», dice Fini), ma la certezza che il personale andrà ridotto c'è già. «Una compagnia che perde così tanto - spiega il presidente del consiglio in pectore - e che si trova nelle condizioni di Alitalia non può continuare a perdere e quindi tutti dovranno metterci buon senso per arrivare a una ristrutturazione che possa salvaguardare il numero maggiore possibile di dipendenti. Non c'è nessuno, dico nessuno, che possa garantire che il numero dei dipendenti rimanga lo stesso di adesso».
A 24 ore dalla concessione del prestito ponte da 300 milioni di euro, prende posizione anche Emma Marcegaglia, futuro presidente di Confindustria: «La soluzione - dice - non può essere esclusivamente a favore dell'italianità, conta molto di più che ci sia un serio progetto di rilancio. Serve una soluzione di mercato».
I tagli potrebbero arrivare già prima che si palesi il nuovo acquirente (sempre Berlusconi prevede 4-5 settimane di analisi dei conti prima di un'offerta seria). Oggi alle 10 e mezzo i sindacati sono convocati dalla compagnia, all'ordine del giorno un punto che non fa intravedere niente di buono: «Misure sociali per le diverse categorie». Si riparte, in sostanza, dal piano dell'ex amministratore delegato Prato, quello che Spinetta aveva inserito nel piano Air France.
La cronaca di giornata non sarebbe completa se non registrasse un attacco di Berlusconi ai sindacati seguito, poche ore dopo, da una smentita. Argomento di attacco e dietrofront il ruolo dei sindacati, e di Berlusconi medesimo, nell'addio di Air France alla trattativa Alitalia. Intanto c'è l'autoassoluzione: «I francesi non si sono ritirati perché ci sono state interferenze politiche come qualcuno vorrebbe far credere», spiega verso le 10 di mattina prima a Nuovo spazio radio e poi a Radio Radio. Poi arriva l'accusa: «E' vero invece che c'è stato il veto dei sindacati per le condizioni poste da Air France» (a Nuovo spazio radio), «Air France ha ritirato la sua offerta per il veto dei sindacati e per il no del governo a condizioni inaccettabili che avrebbero portato ad una incorporazione di Alitalia in Air France, con decisioni prese a Parigi» (a Radio Radio).
Colpa dei sindacati e del governo, non delle notizie sulla cordata, delle frasi come «quando arriveremo noi al governo si chiude con Air France», eccetera. Anzi, Berlusconi, arriva a dire che per lui «sarebbe stato meglio lasciare al governo attuale di concludere con Air France. E' una patata bollente che ho tra le mani, ma è interesse nazionale non perdere la compagnia di bandiera. E questo tanto per orgoglio nazionale quanto per interesse economico».
Passano un po' di ore e c'è il dietrofront: «Io non do la colpa ai sindacati, loro avranno fatto il loro mestiere», (a Tele Roma 56 nel pomeriggio).
«C'è uno scarico di responsabilità che non fa onore a questo Paese - dice Guglielmo Epifani, Cgil - Berlusconi dovrebbe piuttosto parlare del piano di rilancuio e dei soggetti in grado di realizzarlo». «Quella di Berlusconi è una barzelletta. Sanno tutti che lui era contrario - commenta Raffaele Bonanni, Cisl - Spinetta se n'è andato per questo motivo».

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