ROMA - «Non credo che possa sentirsi degno di essere italiano chi domenica e lunedì non sarà andato a dare il suo sì all'ammodernamento della nostra Costituzione, a una riforma che darà a questo Paese più democrazia e libertà». Sceglie un tono forte, Silvio Berlusconi, nel discorso che chiude nella Capitale, presenti i maggiori leader del centrodestra (Fini, Cesa e Calderoli), la campagna elettorale per il sì al referendum costituzionale. Un tono che ricorda quello usato nello scorcio finale della battaglia per le politiche, quando disse, davanti ai commercianti, che sarebbe stato da «coglioni votare a sinistra». Salvo poi correggersi come allora, dicendo in serata che «è indegno solo chi non va a votare». E ieri nel Palazzo dei Congressi, davanti a un migliaio di fan festanti, probabilmente il Cavaliere ha replicato quello schema nella speranza di mobilitare gli elettori incerti e quelli che vorrebbero andare al mare. Una preoccupazione, quella dell'astensione, che affiora quando Berlusconi osserva che «se riusciremo a scuotere la gran massa dei nostri elettori e a superare ciò che altri artatamente hanno in campo per distogliere l'attenzione da questo fatto importante, non soltanto riporteremo un risultato ottimo per il nostro futuro, ma significheremo alla sinistra che non sono i padroni del Paese». Berlusconi attacca la sinistra «che litiga solo sulle poltrone». Per lui la vittoria del sì «sarebbe un segnale importante, anche se non manderebbe a casa Prodi, un presidente del Consiglio debolissimo, quasi patetico e se fosse obiettivo dovrebbe essere lui stesso a volere la riforma costituzionale che rafforza i poteri del premier».
Un intervento quello del leader dell'opposizione che ha provocato reazioni di disappunto negli esponenti della maggioranza. Per Gennaro Migliore (Rifondazione comunista) il Cavaliere «sembra essere alla disperazione» perché «ricorre agli insulti già utilizzati durante la campagna elettorale». Il ministro per i rapporti con il Parlamento Vannino Chiti dice che «Berlusconi non cambia mai nemmeno davanti a una scelta così importante, rinuncia alla propaganda alzando lo scontro politico. Un motivo in più per votare no». In ogni caso, durante la manifestazione del centrodestra, chi ha riscosso un successo personale insolito è stato il leghista Roberto Calderoli che si è definito «un barbaro a Roma». Più che un intervento, il suo è stato uno show. Alludendo alla vicenda della concussione sessuale, se n'è uscito con questa battuta: «Lo dico ai Ds, preferisco chi cerca di trombare una valletta a chi cerca di trombare una banca».