Polemiche a Genova dopo il licenziamento in tronco di otto dipendenti di Trenitalia, uno dei quali era stato sorpreso da un superiore mentre timbrava i cartellini degli altri sette colleghi, che in quel momento stavano salendo su un treno per tornare a casa in anticipo.
L'episodio è accaduto lo scorso 16 luglio nell'officina di piazza Giusti, nel quartiere genovese di San Fruttuoso. Secondo quanto ricostruito, gli otto operai avrebbero dovuto finire il turno di lavoro alle 14, ma avrebbero accettato di fermarsi per un intervento di manutenzione fuori programma, che sarebbe dovuto terminare alle 16. Circa mezz'ora prima, però, sette di loro sarebbero corsi negli spogliatoi per fare la doccia e avrebbero lasciato i tesserini al collega, incaricato di timbrarli.
Il capufficio, sequestrati i cartellini, aveva riferito l'episodio alla direzione dell'azienda e dopo meno di un mese dalla denuncia, per gli otto lavoratori - cinque operai esperti e tre apprendisti assunti a tempo determinato - è scattato il licenziamento senza preavviso. Questo nonostante che gli otto abbiano spiegato di essersi assentati solo qualche minuto prima della timbratura del cartellino, inviando anche la relazione di servizio per il lavoro straordinario svolto.
Proteste da parte dei colleghi che, pur riconoscendo la gravità dell'illecito, ritengono l'interruzione del rapporto di lavoro una misura non proporzionata all'infrazione commessa e accusano il ministro Brunetta: le sue campagne contro i "fannulloni" avrebbero influenzato la decisione di Trenitalia nei confronti degli otto dipendenti.
Il comunicato dell'azienda. «Il provvedimento di licenziamento, adottato da Trenitalia nei confronti di otto operai della Divisione Passeggeri Regionale della Liguria, è giunto al termine della procedura prevista dall'articolo 7 dello Statuto dei Lavoratori e dal Contratto Collettivo Nazionale delle Attività Ferroviarie». È quanto puntualizzano, in una nota, le Fs spa nel sottolineare che «la grave violazione accertata rappresenta una palese rottura del rapporto di fiducia che deve necessariamente intercorrere tra datore di lavoro e dipendente».
«Trenitalia ha pertanto provveduto, in conformità con il contratto e come quindi avviene in qualunque altra azienda pubblica o privata, ad adottare la sanzione disciplinare prevista. Negli ultimi dodici mesi sono stati 35 i dipendenti del Gruppo Fs che sono incorsi in licenziamento per violazioni gravi agli obblighi del contratto di lavoro. Altri casi, in Veneto, sono ora in corso di accertamento». Queste decisioni si pongono, rilevano le Fs, nella «linea dettata dal management di Ferrovie dello Stato che ha imposto il massimo rigore nei confronti di coloro che vengono meno ai principi etici e ai fondamentali doveri sanciti dal contratto». Il tutto nell'assoluto rispetto di quanti lavorano ogni giorno con impegno e serietà per il gruppo Fs e nella piena osservanza delle norme previste a garanzia e a tutela dei lavoratori.
La posizione della Filt Cgil. Pur riconoscendo che gli otto ferrovieri licenziati da Trenitalia hanno commesso una «leggerezza» la Filt Cgil di Genova definisce il provvedimento «sproporzionato», parla di «effetto Brunetta che anche nelle Fs ha già fatto i suoi proseliti» e rende noto che i licenziamenti sono stati impugnati davanti al Tribunale del lavoro tramite l'avvocato Agostino Califano. A ricostruire la vicenda è Fabrizio Castellani della Filt Cgil che è stato accanto agli otto lavoratori nelle varie fasi della vicenda iniziata il 14 luglio: «Il loro turno iniziava alle 8 e finiva alle 16, ma hanno eseguito una prestazione straordinaria fino alle 18.02, secondo quanto risulta dal verbale della riconsegna dei locomotori riparati. Quindi gli emolumenti sarebbero stati comunque riconosciuti loro fino a quell'ora indipendentemente dalla timbratura del cartellino». «Certo la leggerezza è stata commessa - spiega Castellani - perché per guadagnare tempo sono andati a lavarsi dando i loro cartellini al collega affinché li timbrasse per tutti. Per una cosa di questo genere il contratto prevede una sanzione che se applicata con durezza poteva raggiungere al massimo i cinque, sei giorni di sospensione e a questo li avevamo preparati quando l'8 agosto sono stati convocati dal responsabile del personale trasporto Regione Liguria. Nessuno di noi avrebbe mai pensato ad un licenziamento senza preavviso».
La dichiarazione della Fit Cisl. Il segretario ligure della Fit Cisl Mario Pino si affida ad una metafora per definire il provvedimento di licenziamento in tronco adottato da Trenitalia nei confronti degli otto ferrovieri a Genova: «In certi Paesi arretrati le adultere vengono lapidate a morte ma è una pena eccessiva che ripugna la coscienza». Pino sottolinea che i lavoratori colpiti dal provvedimento non hanno compiuto «alcuna frode», «non hanno rubato», perché l'emolumento per la prestazione straordinaria è legata alla certificazione della consegna dei locomotori riparati e non dall'orario riportato sul cartellino timbrato. Il sindacalista giudica quella degli otto lavoratori una «grave leggerezza punibile con una sospensione dal lavoro e con la privazione dello stipendio per un certo numero di giorni, ma non certo con un provvedimento di licenziamento» soprattutto alla luce della disponibilità dimostrata dai ferrovieri che lavorano nell'impianto e dal fatto che nessuno degli otto licenziati, «cinque dei quali con una lunga carriera alle spalle, ha mai avuto precedenti disciplinari». E conclude: «Effetto Brunetta? Il Ministro si è clonato in Moretti. Questo non è il modo di rilanciare un'azienda. Anche a livello nazionale si assiste ad un dialogo tra sordi».
La Regione Liguria. «Eccessivo», «drastico» e «spropositato», così l'assessore regionale ligure alle politiche del Lavoro, con delega ai Trasporti Enrico Vesco definisce in una nota il provvedimento di licenziamento adottato nei confronti degli otto ferrovieri della divisione regionale della Liguria e aggiunge: «Spero che Trenitalia ci ripensi». Secondo l'assessore, che non vuole «entrare nel merito delle giustificazioni già prodotte dai lavoratori licenziati», la contestazione «di una generica "rottura del rapporto di fiducia" è una motivazione debole e frettolosa con la quale si vuole dar seguito ad una campagna di delegittimazione del lavoro pubblico che in questo momento ha autorevoli paladini nel Governo nazionale». «Pur nello stato di grande difficoltà in cui versa il servizio ferroviario - scrive ancora l'assessore - le officine di manutenzione rappresentano un punto di eccellenza per le indubbie professionalità delle loro maestranze che, con grande disponibilità si impegnano nella difficile opera di rendere utilizzabile il materiale rotabile che nel caso della nostra regione ha una anzianità media di oltre 20 anni». «Credo che il comportamento dei lavoratori, pur sanzionabile - conclude Vesco - non meritasse un provvedimento così drastico da parte di Trenitalia incurante del fatto che, riducendo in maniera così consistente l'organico dell'officina di Genova Brignole, inciderà negativamente sul servizio ferroviario».