Mancato salto tecnologico, produttività stagnante, elevato invecchiamento della popolazione, basso grado di scolarizzazione e scarso assorbimento dei laureati nel mercato del lavoro. Ecco spiegati allora i dati del Pil in caduta libera negli ultimi anni sia nella provincia di Pescara che nel resto della regione che registra anche un tasso di crescita tra i più bassi d'Italia. L'euro in questo caso non c'entra, come non c'entrano gli incentivi alle imprese che dal 2000 al 2006 sono stati consistenti ma scarsamente efficaci perché non hanno fatto la differenza in termini di profitto, produttività, nuova occupazione.
Tuttavia in un quadro di ombre, alcune luci s'intravedono: aumenta l'export, aumentano i depositi e gli impieghi bancari e le imprese attive a Pescara superano di netto quelle cessate.
È l'analisi di Alberto Bazzucchi, ricercatore Cresa, ieri al forum organizzato dalla Cgil per analizzare il trend economico e produttivo della regione e della provincia pescarese.
Un'analisi che mette in evidenza un dato di fatto: dalla Centronia di Falconio alla piccola Svizzera di Pace, l'Abruzzo non è riuscito a diventare né l'una né l'altra cosa, scivolando rovinosamente tra le regioni italiane più arretrate, con un elevato impoverimento delle famiglie. La provincia pescarese vive una fase altrettanto critica al punto che dal 2004 al 2007 (dati Istat) perde costantemente occupazione, capacità attrattiva subendo un forte arretramento. Per non parlare delle infrastrutture e dei trasporti: dopo il declassamento della stazione pescarese e il mancato innesto con l'alta velocità. «Per quanto riguarda il Corridoio Adriatico - concede il sindaco Luciano D'Alfonso - siamo stati dei nani insopportabili». Ma poi ne chiarisce le responsabilità: «Perché fare il presidente della Regione non vuol dire organizzare le manifestazioni a Castelbasso, ma cercare di ottenere delle risorse per aumentare il livello di competitività». Proprio la cecità della politica ha impedito all'Abruzzo di agganciarsi alle economie più solide del centro-nord. «Spesso la Regione ha guardato altrove», ha detto il presidente della Provincia Pino De Dominicis. Anche se adesso qualcosa sembra muoversi con il finanziamento regionale di cento milioni di euro per il raddoppio della linea ferroviaria Pescara-Scafa.
«C'è un divario enorme tra la gravità della situazione abruzzese e il livello del dibattito politico - osserva Paolo Castellucci, segretario provinciale Cgil -. Va data priorità nella discussione al polo chimico di Bussi, alla Merker che ha 226 dipendenti in cassa integrazione e alla possibilità di creare un polo di alta moda nell'area vestina, perché i centri di eccellenza del sistema produttivo vanno sostenuti». La ricetta qual è? Secondo il vice presidente dell'Unione degli industriali di Pescara, Silvano Pagliuca, «dobbiamo pensare che il fattore critico di successo è il capitale umano. Su quello dobbiamo investire perché ci sia ricambio. Solo così si dà linfa al sistema». Ma una ricetta ce l'ha anche D'Alfonso: «C'è bisogno di una classe dirigente non improvvisata. Non è il denaro che muove lo sviluppo, ma le idee. Abbiamo una grande partita da giocare. Largo allora a progetti innovativi avanzati».