ROMA E'infuriato, Guglielmo Epifani. Anzi, di più. Perchè l'incontro dell'altra sera a palazzo Grazioli tra Berlusconi, Marcegaglia, Bonanni e Angeletti ha fotografato l'isolamento della Cgil. Più precisamente l'atteggiamento del governo, di Confindustria, di una larga fetta del sindacato confederale nei confronti della Cgil: andare avanti comunque anche senza la confederazione di corso d'Italia. Intanto ieri il direttivo cigiellino ha deciso la data dello sciopero generale: il 12 dicembre. Modalità che verranno definite nella segreteria di lunedì prossimo. Comunque almeno 4 ore di stop mentre sembra esclusa una manifestazione nazionale. La protesta, fissata per lo stesso giorno dai metalmeccanici della Fiom, quasi certamente confluirà nello sciopero generale. Intanto domani si fermerà il comparto dell'università, dopodomani quello del commercio.
Azioni di lotta annunciate da tempo ma che, alla luce dello "strappo" dell'altra sera, assumono una valenza ben più ampia di una contestazione a tutto campo contro la politica economica e sociale dell'esecutivo. Epifani, dicevamo, è infuriato: con il governo. Ma probabilmente e intimamente ancor di più con Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti ai quali ha già inviato una lettera per chiedere chiarimenti. Insomma, si sente un po' tradito. All'esecutivo, invece, ha chiesto un incontro immediato. «Quello che è accaduto martedì sera è una cosa senza precedenti ed apre un problema formale nei rapporti con le altre organizzazioni e con la Confindustria». «Berlusconi - è scritto in una nota della confederazione - dimostra di non avere alcun rispetto nei confronti dei suoi interlocutori, quando esprimono opinioni diverse dalle sue. Nei confronti della Cgil c'è un comportamento particolarmente grave perchè abbiamo inviato al governo e alle altre parti sociali una piattaforma con le proposte per affrontare la crisi. Con questo atteggiamento l'esecutivo esprime la volontà di non aprire un confronto con la Cgil». Concetti ribaditi, anche con più incisività, dallo stesso Epifani dinanzi al direttivo: c'è un governo che non apre un tavolo, che nasconde, che cerca complicità, che non ha coraggio, che punta a dividere il sindacato e preme per un accordo separato sui contratti. E ora c'è, soprattutto, un problema di affidabilità con Bonanni e Angeletti. Evidentemente non con l'Ugl che pure a palazzo Grazioli non è stata invitata ed ha spinto la leader, Renata Polverini, a muovere una puntuale critica: «Pensavamo che la stagione degli incontri riservati fosse terminata con la scorsa legislatura. Forse tra le tante cabine di regia invocate in questi anni sarebbe quanto meno il caso di affidarne una al sottosegretario Letta per ricucire un corretto rapporto tra le parti sociali».
Cisl e Uil hanno negato qualsiasi incontro. Bonanni ha affermato comunque che l'atteggiamento della Cgil è «pretestuoso, utile solo a spiegare la decisione di uno sciopero generale deciso da soli». Per Angeletti «la Cgil diserta di tanto in tanto i tavoli, ha rotto l'alleanza con Cisl e Uil in tutte le recenti occasioni di accordo, da quello con Confcommercio sino al pubblico impiego, passando per Confindustria. Ha proclamato in splendida solitudine e con buona pace dell'unità sindacale, scioperi e manifestazioni. Ha deciso di indire uno sciopero generale senza degnarsi, quantomeno, di consultare nè la Cisl nè la Uil». La spaccatura tra le tre confederazioni è nei fatti, prima ancora che nelle parole. Senza tornare molto indietro con la memoria storica agli "strappi" drammatici dell'accordo sulla scala mobile dell'84 e a quella del Patto per l'Italia, maturata sei anni fa, basta fare riferimento alla recentissima intesa separata tra il governo e Cisl e Uil, senza il via libera di Epifani. E in prospettiva c'è la riforma del sistema contrattuale che Bonanni e Angeletti perseguono probabilmente più della stessa Emma Marcegaglia. Chiosa il ministro del Welfare Sacconi: «C'è un problema sostanziale, altro che incontri informali. Rifletta la Cgil sul fatto di mettere veti su tutto. Le mosse di Epifani sembrano più dettate da motivazioni poliche che sindacali».