BELLANTE. Il dolore ha il volto di mamma Lina, che stringe la bara con il figlio, e quello di Stefania che tra qualche mese avrebbe dovuto sposarsi nella stessa chiesa in cui dà l'addio al suo Gabriele. A Bellante è il giorno del lutto, con i negozi chiusi e i cantonieri dell'Anas schierati lungo la strada che s'inerpica fin sopra al paese, tutti con le loro giacche da lavoro arancione.
Si piange Gabriele Di Sabatino, 33 anni, cantoniere stagionale dell'Anas, morto lunedì mattina mentre insieme ad altri due colleghi riparava un giunto sulla Teramo-mare, travolto da un camion che gli è piombato addosso come un proiettile impazzito. Per lui non c'è stato nulla da fare. E' morto sulla strada così come era successo ad un fratello investito da un camion a Pescara. Un tragedia che la gente di Bellante ricorda mentre mamma Lina entra nella stessa chiesa in cui sedici anni fa aveva salutato per l'ultima volta l'altro figlio.
LA FOLLA. Alle 10.20, quando il carro funebre arriva in piazza, Bellante si ferma. In piazza, accanto ai cantonieri schierati, ci sono il sindaco Renzo Di Sabatino, alcuni amministratori dell'Anas e decine di amici: cinquecento, seicento persone in piedi in un silenzio irreale rotto solo dalla disperazione di mamma Lina e della giovane Stefania. «Non è giusto» urla la fidanzata dell'operaio al parroco don Claudio, lo stesso che tra qualche mese avrebbe dovuto celebrare il matrimonio. La salma viene portata a spalla dai cantonieri nella piccola chiesa già stracolma di gente e piena di fiori bianchi. Le parole di mamma Lina sono un pugno nello stomaco. «Avrei dovuto accompagnarlo all'altare», urla con tutta la sua disperazione mentre i familiari la sorreggono, «invece lui è dentro un bara».
I RICORDI. Don Claudio sceglie un brano del vangelo di Matteo per l'addio, ma nell'omelia prevalgono soprattutto i ricordi ed è come se la vita spezzata di questo giovane operaio di Bellante scorresse davanti agli occhi di tutti. «Era un ragazzo rispettoso», dice il sacerdote, «Gabriele salutava anche i cani per strada». E poi, ancora, Gabriele emozionato al matrimonio dell'altro fratello. «Quel giorno non lo dimenticherò mai», dice don Claudio, «era contentissimo, felice per la sua famiglia». L'ultima immagine è quella del giovane orgoglioso della casa che aveva costruito e in cui da qualche tempo viveva con la sua donna. «Quando mi invitò per farmela vedere», ricorda ancora il parroco, «nei suoi occhi c'era tanta soddisfazione. Era felice per quello che aveva realizzato, per quel nido d'amore costruito con tanti sacrifici, per quel futuro che stava costruendo insieme a Stefania». Ma il futuro non c'è più. E' stato cancellato per sempre da un camion. Lo sa bene la giovane Stefania che martedì, giorno del suo compleanno, è rimasta per tutto il giorno all'obitorio vicino al suo Gabriele. Ha voluto che fosse vestito da sposo, con il fiore all'occhiello. E ora mentre il funerale sta per finire, tra le ultime parole del sacerdote e il canto del coro, lentamente si avvicina alla bara per sfiorare il legno. La carezza di un ricordo. Fuori, in tutti i cantieri Anas, i sindacati nazionali hanno proclamato due ore di sciopero, proprio in coincidenza del funerale, per chiedere più sicurezza nei luoghi di lavoro. Perchè non ci sia un'altra Stefania.