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Data: 17/05/2009
Testata giornalistica: Il Messaggero
I Cobas aggrediscono il leader Fiom. Unanime condanna del mondo politico per l'assalto a Rinaldini

Fiat, 15 mila operai in piazza a Torino

TORINO - Tensione e preoccupazione. Il piano della Fiat, intenzionata a conquistare il mercato americano dell'automobile attraverso la Chrysler e quello tedesco tramite la Opel, non convince i lavoratori degli stabilimenti italiani e i sindacati, che ieri hanno sfilato in 15 mila a Torino. Attimi di tensione durante il comizio finale della manifestazione, la prima della storia a svolgersi di sabato. Protagonisti della protesta i Cobas di Pomigliano D'Arco, che hanno spintonato e tirato giù dal palco mentre parlava il segretario della Fiom, Gianni Rinaldini. Unanime la condanna del mondo politico. L'oggetto del contendere della è sempre lo stesso: quali saranno i risvolti in termini di posti di lavoro? L'arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha fatto sapere che al più presto incontrerà Sergio Marchionne per avare chiarimenti in merito. Come ha sottolineato anche il ministro Tremonti, «è giusto chiedere che Fiat tuteli l'occupazione in Italia». Ieri sono arrivati da tutta la penisola per far sentire la loro voce. Centinaia di chilometri in pullman (una quarantina in tutto) o in treno, gli ultimi 5 a piedi dalla stazione del Lingotto fino alla porta 5 di Mirafiori. Tra le tute blu anche 700 operai dello stabilimento di Pomigliano, uno degli stabilimenti a rischio chiusura o ridimensionamento insieme a quello di Termini Imerese. In testa al corteo uno striscione recitava «Da Nord a Sud, la Fiat cresce solo con noi». Angeletti (Uil) da Berlino non molla: «Noi vogliamo aprire una trattativa, non un colloquio per essere informati». Dopo una mattinata tranquilla, la tensione è salita durante il comizio finale dei sindacati confederati, quando i lavoratori di Pomigliano d'Arco della Slai Cobas hanno dato del «venduto» al segretario del Fism, Giuseppe Farina strappandogli il microfono. Subito dopo il segretario della Fiom Gianni Rinaldini ha cercato di prendere la parola, ma alcuni dei Cobas lo hanno strattonato e tirato giù dal palco. Rinaldini ha comunque terminato il suo comizio, ma intanto è cominciato un «contro-comizio» dei Cobas che hanno duramente criticato l'operato dei sindacati confederali sostenendo che 316 lavoratori, aderenti alla loro sigla, sono stati trasferiti dallo stabilimento di Pomigliano d'Arco a quello di Nola con il consenso dei confederati. «È stato un episodio deplorevole, costruito in modo organizzato, che non può in alcun modo oscurare la grande manifestazione che si è svolta oggi (ieri, ndr) a Torino» ha fatto sapere lo stesso Rinaldini. Ferma la condanna del mondo politico. Pier Ferdinando Casini, leader Udc, è indignato: «La violenza cova sotto la cenere e non può avere diritto di cittadinanza. Bisogna che chi governa stia bene attento. Questi fatti non possono essere minimizzati. Esprimo solidarietà ai sindacalisti, che svolgono un ruolo essenziale nella nostra società». Il segretario del Prc, Paolo Ferrero, esprime solidarietà a Rinaldini, perché «questi episodi indeboliscono i lavoratori». Per la segreteria nazionale della Fiom e della Cgil si è trattato di «un'aggressione teppistica». Maurizio Lupi, vicepresidente della Camera, auspica «un esame di coscienza». Solidarietà è stata espressa da parte delle massime autorità politiche locali, da Chiamparino a Saitta e Bresso. Intanto, Vittorio Granillo (Slai Cobas) ha annunciato che «Rinaladini verrà querelato» perché sostengono «se avessimo giocato una partita di pallone, ci troveremmo di fronte ad un evidente fallo di simulazione». Come dire, la querelle continua.





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