CHIETI. «Una persona sostanzialmente corretta, che tuttavia non approviamo quando si impunta su alcune questioni, sulle quali non siamo proprio d'accordo». Č questo il parere del tutto professionale di Andrea Gagliardi segretario generale della Cgil, funzione pubblica, su Duilio Carusi, direttore amministrativo di Villa Pini e marito di Chiara Angelini, amministratore delegato del gruppo Villa Pini, figlia di Enzo, il magnate della sanitą privata.
Č poco conosciuto nell'ambiente teatino-pescarese in quanto originario di Lecce, dove ha frequentato le scuole superiori. Sempre al seguito della famiglia Angelini, composto e tranquillo, due giorni fa Carusi č uscito dal ruolo di taciturno marito della proprietaria della clinica, mettendosi a capo di un gruppo di 200 lavoratori che ha bloccato l'assessore Lanfranco Venturoni nel proprio ufficio, pretendendo la convocazione di un tavolo tecnico. Un gesto del quale evidentemente sapeva di assumersi la responsabilitą. Trentenne, Carusi ha conosciuto Chiara quando faceva l'universitą a Pescara dove si č laureato in Economia. L'amore č spuntato da giovanissimi e dopo un lungo periodo di fidanzamento i due sono convolati, circa quattro anni fa, a giuste nozze. Duilio Carusi č figlio di un pensionato statale e di una ex dipendente dell'Inps. Quello che si dice figlio della buona borghesia leccese. Quanto basta per chiedere la mano di Chiara, figlia dell'alta societą teatina, ma cresciuta in un ambiente familiare democratico. Sia la madre Anna Maria Sollecito che il padre, al di lą del loro patrimonio, sono considerate persone molto alla mano.
«Č un bravo giovane, coraggioso e forte, che ha preso davvero a cuore questa situazione», dice l'avvocato di famiglia Sabatino Ciprietti, «si sta impegnando nella convizione che la ragione sia dalla parte del gruppo Angelini. Non so se intenzionalmente o per sbaglio sono stati fatti degli evidenti errori di aritmetica. Al di lą di quelle cifre che sono sub judice, la Regione ha fatto calcoli che non riflettono la realtą delle cose. Basterebbe nominare un arbitro che si metta a tavolino e tutto si risolverebbe. Ed č questo che ha chiesto il dottor Carusi».