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Pescara, 23/11/2024
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27/04/2010
Il Messaggero
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Il 25 aprile - Le reticenze di Mascia, è polemica. Crescenzi e Felicetti esaltano la Resistenza, fondamento per l'Unità d'Italia e d'Europa |
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«Oggi sarbbe più che mai doveroso rilanciare il 25 Aprile perché è conoscendo il passato che si può capire il presente. Il fatto che la festa non sia stata celebrata nel rispetto del suo significato più profondo rivela una piattezza allarmante». Parla di Italia liberata e non ha dubbi Ugo Crescenzi, ex Dc e uno dei padri nobili della politica abruzzese: la cancellazione di parole quali nazifascismo e partigiani dalla commemorazione del 25 Aprile rivela «una perdita di sensibilità che porta alla perdita di memoria». Rimozione storica e culturale alla quale Pescara non s'è sottratta: nel discorso del sindaco Luigi Albore Mascia, a piazza Garibaldi, non c'è stato nessun riferimento al 25 Aprile come data simbolo dell'Italia liberata dal nazifascismo grazie agli angloamericani e ai partigiani, «che non erano solo comunisti ma espressione del popolo tutto». Fatto ancora più sorprendente per chi, come Mascia, s'è avvicinato alla politica da repubblicano. E che ieri, tentando di chiarire la sua posizione, ha finito per peggiorare le cose: «Credo nell'esigenza della pacificazione nazionale», ha detto per giustificare un discorso dal quale la verità storica è uscita di fatto stravolta. «Scialba commemorazione» ha tuonato Maurizio Acerbo. Il sospetto è che dietro certe dimenticanze si nasconda un disegno preciso: più che un timore una certezza per Nevio Felicetti, ex deputato e senatore del Pci nonché amico del partigiano medaglia d'oro Berardinucci, secondo cui «si sta concretizzando il piano di Gelli mirato a scardinare il sistema nato dalla Resistenza e fondato su una Costituzione tra le più avanzate del mondo». Di fronte all'appello di Berlusconi «a rimuovere le differenze politiche per scrivere una pagina nuova della storia nazionale», Felicetti aggrotta le sopracciglia: «E' lo stesso Berlusconi che un anno fa a Onna si mise al collo il fazzoletto dei partigiani di cui però si è dimenticato subito» ha detto, esprimendo apprezzamento per le parole critiche di Acerbo a Mascia e rammarico «per il silenzio del mio Pd». Non è la prima volta che Mascia riscrive la storia ovvero legge la versione rivista da ammaestrati ghostwriter. Basti ricordare la clamorosa gaffe della Giornata della Memoria, saltata a piè pari il 27 gennaio scorso; per non dire del Primo maggio, festa che a Pescara non vedrà i lavoratori in piazza bensì gli studenti. «E' grave che i sindacati siano dovuti andare a Città Sant'Angelo» ha detto Felicetti, che in tema di Primo maggio ha ricordato Natale Camarra, «personaggio che divise una cella a Ventotene con Terracini e Amendola e che durante il Ventennio, nella sua Popoli, riuscì sempre a far sventolare una bandiera rossa per la festa dei lavoratori». Ma questo del 25 Aprile a Pescara è scivolone ancor più sorprendente se si considera che a Chieti, con sindaco Umberto Di Primio cresciuto nell'Msi, domenica gli applausi per il Tricolore si sommavano a quelli per la Brigata Maiella, in onore e in memoria di chi ha liberato l'Italia. «La Resistenza nacque in un processo di sviluppo del Paese attraverso la presa di coscienza dell'unità nazionale che trova fondamento nel messaggio mazziniano: quei giorni erano gli albori dell'Europa» ha aggiunto Crescenzi. Secondo il quale, diversamente da Felicetti, non crede al disegno criminoso: «Ritengo invece che il vero delitto sia nell'indifferenza, che mi fa più paura». La scuola dovrebbe fare di più, dicono Crescenzi e Felicetti: «Il 25 Aprile non può essere solo patrimonio di una generazione che si avvia al tramonto, ma deve affermarsi come principio da consegnare alle future generazioni» recita l'ex Dc. «Gli studenti dovrebbero imparare dalle parole del presidente Napolitano e capire che non ci sarebbe stato Risorgimento senza Mazzini e Garibaldi né la Resistenza senza i partigiani. A raccontarla diversamente si snaturano i fatti e si manipola la storia».
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