ABRUZZO. Dopo una prima lettura della manovra economica attualmente in discussione in Parlamento, si confermano, i pesanti tagli dei trasferimenti di risorse dallo Stato a Regioni ed Enti Locali.
E arriva, implacabile, la bocciatura di Cgil Abruzzo e Filt Cgil.
«I 3,5 miliardi di euro che potrebbero esse sottratti al settore dei trasporti pubblici locali» spiegano i segretari Domenico D'Aurora e Luigi Scaccialepre, «comporterebbe per l'Abruzzo tagli di 54 milioni per il 2011 e di 60,7 milioni per il 2012. Una riduzione di quasi il 40% delle risorse oggi disponibili (146 milioni) dedicate ai servizi su gomma e a quelli ferroviari di carattere regionale».
Tutto ciò comporterà a partire dai prossimi mesi, secondo la denuncia dei sindacati, una riduzione significativa dei servizi e dei livelli occupazionali nel settore.
«La Regione infatti», chiariscono i due esponenti del sindacato, «non ha risorse proprie da investire e le misure conseguenti non potrebbero che essere: o il raddoppio del costo dei biglietti - che chiaramente comporterebbe anche un deterrente per chi usa il mezzo pubblico - oppure la riduzione del 40% dei servizi, che potrebbe avere come conseguenza anche la riduzione degli addetti».
I lavoratori dei trasporti della regione saranno chiamati ad aderire, anche per contrastare questa ipotesi, allo sciopero generale proclamato per il 25 giugno dalla Cgil nazionale.
«Oggi, ed in questa situazione, affermiamo con maggiore forza che non è più rinviabile quel processo di ottimizzazione e lotta agli sprechi», continuano D'Aurora e Scaccialepre. «Arpa, Gtm e Sangritana, al di là degli annunci preelettorali, continuano a rimanere "stipendifici", dove non si è completata la riduzione del numero dei componenti dei consigli di amministrazione, seppure previsti da una legge regionale, dove si continuano a nominare figure dirigenziali costosissime e non necessarie, dove si continuano a proporre nuovi dirigenti e figure apicali e contratti di consulenze esterne».
Nel contempo rimangono le anomalie di una Regione proprietaria (unico caso in Italia) di tre aziende pubbliche di trasporto con personalità giuridiche distinte e separate, che svolgono analoghi servizi spesso nello stesso territorio.
«Non è più possibile», chiudono i sindacati, «che si continuino a mantenere privilegi insostenibili economicamente, socialmente e moralmente in una regione dove la situazione economica ed occupazionale è drammatica, dove il livello di tassazione per i cittadini è tra i più alti del paese e dove sono note le conseguenze dovute al terremoto. E' ora che si dia un segno forte di responsabilità, di rigore nella gestione dei servizi pubblici, visto che si chiedono sacrifici a cittadini».