L'AQUILA - Il presidente della Regione, Gianni Chiodi, giudica decisamente negativa la riunione di ieri con il Governo: «Non c'è stata nessuna apertura verso il sistema delle Regioni; non è stato concesso neppure lo slittamento di qualche giorno dell'approvazione della manovra. Anzi, di fronte a questa richiesta il ministro Tremonti ha detto che, in caso di rinvio, il nostro debito pubblico sarebbe sotto scacco di speculazioni finanziarie e di attacchi pericolosi per l'intero sistema Paese già da lunedì. Nel corso della riunione abbiamo cercato di dimostrare che i dati che arrivano dall'Istat confermano che è colpa dello Stato, negli ultimi anni, l'incremento dell'indebitamento generale. Naturalmente le Regioni sono consapevoli che hanno delle responsabilità a cui far fronte, in questo senso Tremonti ci ha ricordato il nodo-sanità che sta interessando diverse Regioni, ma noi siamo pronti a fare la nostra parte, così come siamo pronti ad istituire una commissione paritetica Governo-Regioni che individui l'origine e la natura degli sprechi. Berlusconi questo lo ha accettato, ma è stata l'unica cosa concessa».
Quel che è certo è che l'intransigenza del Governo si sacricherà sugli utenti, sui cittadini. Chiodi: «Dal 2011, rimanendo così la situazione, le Regioni non saranno in grado di assicurare alcuni importanti servizi. Ad esempio, sul trasporto pubblico dovremo fare delle pesanti riduzioni. Analoghi problemi peseranno sulle politiche di sostegno alle imprese».
La posizione del Governo, così come illustrata ieri ai rappresentanti delle Regioni, è questa: non saranno rivisti i saldi della manovra e i tagli previsti nei confronti degli enti locali rimarranno inalterati. I governatori sono stati ricevuti dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Insomma, sono cadute nelle nulla le richieste degli enti locali che invocavano la riduzione dei tagli previsti nella manovra economica in discussione al Parlamento. Il presidente della Conferenza delle regioni, Vasco Errani, ha parlato a chiare lettere di «conflitto istituzionale» ed ha confermato l'intenzione di rimettere nelle mani del Governo le deleghe trasferite alle Regioni dalla riforma Bassanini. Una linea che trova d'accordo Chiodi: «Siamo sempre più convinti che l'unica soluzione attuabile sia questa. Il Governo sa benissimo che, con i tagli previsti in finanziaria, le Regioni non sono in grado di operare amministrativamente su alcune materie importanti come i trasporti e le politiche di sostegno alla famiglia e alle imprese, tanto per fare qualche esempio». In termini finanziari, le deleghe che le Regioni vogliono riconsegnare pesano per più di tre miliardi di euro di trasferimenti a fronte dei quattro miliardi e 350 milioni che lo Stato vuole tagliare a partire dal 2011.