MILANO - Due onorevoli del Pdl iscritti nel registro degli indagati della Procura di Pescara. I senatori Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano risulterebbero coinvolti nell'inchiesta che ha portato all'arresto dell'assessore alla Sanità della Regione Abruzzo, Lamberto Venturoni (Pdl), e dell'imprenditore Rodolfo Valentino Di Zio, proprietario della Deco, azienda del settore rifiuti. Entrambi sono stati messi agli arresti domiciliari.
AVVISI DI GARANZIA - Gli indagati sono in tutto 12. Tra i destinatari degli avvisi di garanzia ci sono i senatori del Pdl Paolo Tancredi e Fabrizio Di Stefano, il sindaco di Teramo Maurizio Brucchi (ai tre viene contesta la corruzione) e l'ex assessore Daniela Stati che deve rispondere di favoreggiamento. Tra le accuse ipotizzate a vario titolo dalla Procura c'è anche l'istigazione alla corruzione. Venturoni è coinvolto nell'inchiesta in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione della Team spa, società a prevalente partecipazione pubblica per la gestione dei servizi ambientali municipali del Comune di Teramo. Insieme ai fratelli Rodolfo Di Zio (amministratore delegato della Deco Spa) e Ferdinando Di Zio (presidente del Consiglio di amministrazione della Deco), che sono soci e proprietari della Deco spa, Venturoni avrebbe messo in atto un piano di svuotamento della Team spa per favorire la Deco spa e far ottenere a quest'ultima società, senza la gara d'appalto, l'affidamento della costruzione e gestione di un impianto di bioessiccazione dei rifiuti a Teramo. Senza mandato del consiglio di amministrazione della Team Spa, Venturoni avrebbe deliberato l'acquisto del 60 per cento delle quote della società Tecnogyl srl, costituita il 12 luglio 2007 dai fratelli Di Zio con capitale conferito interamente dalla Deco (poi trasformata in Team tecnologie Ambientali il 19 luglio 2007).
L'ACCUSA - L'obiettivo, per l'accusa, era di attribuire al privato un partenariato in società pubblica sapendo che di lì a poco sarebbe stata autorizzata a costruire e gestire un impianto di bioessiccazione. Come corrispettivo per l'acquisto di queste quote societarie Venturoni si sarebbe appropriato di 30mila euro derivanti dal patrimonio della Team spa e li avrebbe versati alla Deco. L'unico obiettivo era quello di favorire la Deco nella realizzazione dell'impianto. Sempre Venturoni si sarebbe appropriato del progetto per la costruzione dell'impianto (presentato dalla Team Spa alla Regione Abruzzo) per attribuirlo alla Deco, dietro pagamento forfettario dei costi di realizzazione del progetto (76mila euro).
INTERCETTAZIONI - L'inchiesta, si apprende a palazzo di giustizia, è basata su intercettazioni dalle quali con acquisizioni mirate si è arrivati al sequestro di documenti e prove documentali.
TENTACOLI MILANESI - Nell'inchiesta è citata anche la Ecodeco di Milano, alla quale sia Venturoni sia Di Zio avrebbero offerto, in cambio della cessione gratuita della tecnologia per l'impianto teramano, di essere «ammessa a partecipare della realizzazione di un impianto di incenerimento di rifiuti in Abruzzo», con l'affidamento diretto dell'appalto «ad una società a cui avrebbero partecipato tanto i Di Zio quanto la Ecodeco».
CONTRIBUTI ELETTORALI - I senatori Tancredi e Di Stefano (vice coordinatore abruzzese) sarebbero indagati per corruzione. Secondo i Pm avrebbero chiesto e ottenuto dall'imprenditore Di Zio il versamento di alcune decine di migliaia di euro a favore dei candidati a sindaco, poi eletti il 6 giugno 2009, di Teramo, Maurizio Brucchi, e Pescara, Luigi Albore Mascia, contributi elettorali versati una decina di giorni prima delle elezioni. Mentre la Deco, proprietaria dei locali della sede regionale del Pdl a Pescara non avrebbe fatto pagare per un certo periodo l'affitto. A ciò si aggiunge che Fabrizio Di Stefano avrebbe chiesto e ricevuto da Rodolfo Di Zio «20 mila euro», con due bonifici distinti «accreditati in Napoli il 29 maggio e il 3 giugno 2009, al candidato al parlamento Europeo Crescenzio Rivellini, che ne girava 5 mila con proprio assegno a Di Stefano». Questo assegno risulta incassato da Di Stefano «in Chieti il 4 giugno 2009, su proprio conto corrente».
DUE ANNI DI INDAGINI - Le indagini sono durate circa due anni. Secondo gli inquirenti si tratta di una delle più grosse indagini mai fatte in materia sul territorio nazionale e certamente la più importante condotta dalla Procura di Pescara in merito ai rifiuti. Gli indagati stavano cercando di realizzare un inceneritore in Abruzzo. Gli arresti sono parte dell'inchiesta madre dalla quale è stato stralciato il provvedimento che nello scorso agosto mise agli arresti domiciliari l'ex assessore all'Ambiente della regione, Daniela Stati.