Il direttivo della Cgil, come atteso, ha eletto Susanna Camusso come nuovo segretario generale dell'organizzazione. Su 162 aventi diretto, 158 presenti hanno votato sì in 125, ossia il 79,1%, ha detto Morena Piccinini presidente del comitato direttivo della Cgil. Gli astenuti sono stati 12 e i voti contrari 21, in parte rappresentanti della Fiom che lamentano un "problema di democrazia e una spinta autoritaria interna", ha detto Giorgio Cremaschi, membro della segreteria nazionale della Fiom.
Camusso è la prima donna al vertice del più rappresentativo sindacato italiano che vanta circa 6 milioni di iscritti. La sindacalista milanese, che ha militato nella Cgil per 35 anni, sostiuisce Guglielmo Epifani che termina il suo secondo mandato dopo 8 anni alla guida della Cgil. Camusso, pronunciando le sue prime parole fra gli applausi, ha detto che la sua sarà una "avventua difficile per l'attacco alla nostra organizzazione e per lo stato del Paese", così come lo è stata per il suo predecessore.
E ha rivolto il primo pensiero al mondo del lavoro. "Ai lavoratori e alle lavoratrici che aspettano una risposta dalla Cgil". Epifani, commosso, ha fatto gli auguri "convinti e sereni" alla nuova leader, di cultura socialista come lui, sicuro che "sarà una grande segretaria della Cgil e sarà anche la mia segretaria".
Il segretario uscente ha sottolineato l'importanza di avere una donna alla guida dell'organizzazione, "una delle più grandi e rispettate", scelta che colma un ritardo della società italiana proprio mentre il Brasile sceglie una donna, Dilma Youssef, alla guida del Paese. "Vinciamo una prova importante e diamo un segno alla società italiana contro l'uso e l'abuso che si fa della donna e del suo corpo", dice Epifani. Poi, più esplicito attacca il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, lamentando dopo gli attacchi alla Costituzione, il tentativo di dividere il sindacato, "il degrado morale e istituzionale , un punto di non ritorno, un baratro che va evitato".
Epifani difende le scelte intraprese dalla Cgil in questi anni, in particolare quella di non cedere sulla riforma dei contratti che ha portato ad un accordo separato e si dice fiducioso sulle prossime vertenze da affrontare, a partire dalla Fiat. Consigli non ne dà "non ce ne è bisogno", e mette anche lui il lavoro al centro del cammino della Cgil, con l'obiettivo di ritorvare "la dignità". Fra gli applausi lascia la platea con queste parole: "La speranza laica per il futuro e un profondo atto di fede nei nostri valori".