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Data: 07/05/2011
Testata giornalistica: Il Centro
Lo sciopero in Abruzzo (Lanciano) - Ma senza lavoro non c'è più dignità

LANCIANO. «Quando a una persona togli il lavoro le togli anche la dignità». Graziella Marino, 35 anni, dipendente della Golden Lady, è un po' il simbolo dello sciopero della Cgil in provincia di Chieti. Operaia cassintegrata e donna. Le calze le produce e le indossa. «Ma», si schermisce, «da oggi comincerò a non farlo più, voglio boicottare chi mi ha umiliato». Perché Graziella si sente proprio così, umiliata e presa in giro. «Ci avevano detto che in Serbia avrebbero fatto soltanto prodotti di seconda scelta. Perché, dicevano, la qualità è in Italia. E invece una volta venduto lo stabilimento si cede tutto, prodotto e qualità».
«Così», prosegue, «hanno cominciato ad accusarci di assenteismo. In una fabbrica dove ci sono 250 donne è normale che ci siano dei permessi in più, ma noi questi dati non li abbiamo mai visti e il tasso di assenteismo è nè più nè meno quello degli altri stabilimenti. Intanto siamo in Cig da due anni e, da marzo 2010, cassa in deroga». Davanti a un futuro che nessuno può dire come sarà, la cosa che le preme di più è far sapere che, su Facebook, c'è un gruppo che parla delle donne e degli operai della Val Sinello. Si chiama «Dipendenti Golden Lady ancora per poco» e conta 228 iscritti. Graziella ne vorrebbe di più.
Sul palco sale uno studente del liceo De Titta: «Siamo vicini alla vostra battaglia perché siamo i vostri figli e i futuri lavoratori, operai, ricercatori e professori di questa Italia». E' una platea quanto mai eterogenea quella che si trova davanti. Circa duemila tra operai, commercianti, ricercatori, studenti, insegnanti, metalmeccanici, precari e cassintegrati che sfilano sotto il primo sole della stagione. Tra loro anche i promotori dei referendum su nucleare, acqua pubblica e il legittimo impedimento. Storie vecchie e nuove di difficoltà, rabbia e disperazione. «Abbiamo linee di lavoro a ritmi insostenibili» grida un operaio della Isringhausen «e ora anche le clausole di responsabilità. Significa che si mette in discussione il diritto allo sciopero, mentre ci ammazziamo di fatica».
Angelo Di Santo, ricercatore del Mario Negri Sud di Santa Maria Imbaro: «Si va incontro alla chiusura del centro di eccellenza per mancanza di finanziamenti», racconta dal palco, «con 121 dipendenti, 65 borsisti e 36 cococo. Siamo rimasti 5 mesi senza stipendio. Ci hanno pagato due mesi 5 giorni fa e aspettiamo ancora gli stipendi di marzo, aprile e la tredicesima del 2010».
«Stanno male i lavoratori, le lavoratrici e i pensionati» riassume Franco Nasso, segretario nazionale Filt-Cgil, «ma stanno peggio i giovani ai quali questo governo sta scippando il futuro».

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