Iscriviti OnLine
 

Pescara, 23/07/2024
Visitatore n. 738.550



Data: 07/05/2011
Testata giornalistica: Il Centro
Lo sciopero in Abruzzo (Pescara) - «Tutti uniti per manifestare un'idea»

PESCARA. Alle 11 del mattino il centro di Pescara è un lungo cordone di persone, dall'ingresso del Comune fino alle Poste centrali. Difficile quantificare quanti siano stati di preciso i partecipanti al corteo della Cgil, di certo diverse migliaia. Qualche simpatizzante si è persino aggiunto in corsa, a manifestazione già cominciata, per unire la propria voce a quelle della protesta contro la politica del governo nazionale. Appuntamento alle 9 non per andare al lavoro, ma per trovarsi insieme in piazza Italia. Bandiere alla mano. E davanti al palazzo municipale si ritrovano un po' tutti: commercianti, operai, impiegati.
Ma soprattutto precari, disoccupati, pensionati e tanti giovani. Tra questi c'è Giulia Candeloro, della Rete degli studenti di Pescara: «Dobbiamo coordinarci con il mondo del lavoro, trovare un raccordo con gli adulti che rinunciano a una giorno di stipendio per manifestare un'idea». In città, lo sciopero blocca il trasporto pubblico e i mezzi in giro sono pochi. Qualche bus, però, si ferma in piazza Italia, e fa scendere decine e decine di persone pronte a cominciare il corteo che di lì a poco attraverserà corso Vittorio Emanuele fino a piazza Sacro Cuore. Protesta trasversale. Così la definisce il presidente dell'associazione partigiani, Enzo Fimiani. «Il malcontento è generale», dice, «non ha colore politico. Coinvolge tutti. Perché la crisi che attraversa l'Italia non è solo economica e finanziaria, è un decadimento civile, come non se ne vedeva da decenni».
«Il governo è inesistente e persegue fini utilitaristici», commenta Luciano Martocchia, «la grande partecipazione testimonia un'insofferenza diffusa». Ad aprire il corteo è Paolo Castellucci, segretario provinciale Cgil. «L'Abruzzo ha perso in un anno e mezzo 30mila posti di lavoro» rileva, dati alla mano, «dal 2009 al 2010, gli iscritti alle liste di collocamento sono passati da 37 a 45mila, e il 40 per cento di queste persone ha tra 19 e 45 anni. La politica fa in modo che a pagare siano sempre le fasce più deboli: pensionati, giovani, inoccupati. Il problema è più grave quando la disoccupazione riguarda persone tra 50 e 60 anni, quelle ormai fuori dal processo produttivo».
Come risollevarsi da una crisi sociale e economica così profonda, confermata dalla presenza di tanti lavoratori?
«Con una lotta più dura all'evasione fiscale», replica asciutto il segretario, «bisogna mettere le forze dell'ordine nelle condizioni di fare il proprio lavoro e di scovare gli evasori. La politica dei tagli, quella che sta perseguendo il governo Berlusconi, non è più tollerabile. Perché l'unico a pagarne le conseguenze è il cittadino semplice».

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it