PESCARA - Hanno incrociato le braccia per otto ore, per protestare «contro la desertificazione delle ferrovie abruzzesi, contro la politica del saccheggio di posti di lavoro messa in pratica da anni con la scelta di non assumere personale in barba alle necessità dettate da pensionamenti e turnover». Su questi punti i ferrovieri abruzzesi hanno incentrato lo sciopero che ieri è andato avanti dalle 9 alle 17, mettendo sotto stress il trasporto regionale di Trenitalia. Avrebbe viaggiato solo l'11,4% delle corse. Altre soppresse, con conseguenti disagi diffusi per i pendolari. «C'è stata un'adesione in massa -dicono le segreterie regionali di Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl trasporti, Fast Ferrovia- , con punte del 90%; l'adesione ha toccato livelli mai riscontrati prima». Il campanello è rivolto a politica e istituzioni regionali. La carenza di personale e lo spettro di sacrifici a favore di altre regioni, sarebbero il termometro dell'attenzione al sistema-Abruzzo. «Mentre i lavoratori fanno la loro parte -dicono i sindacati- emerge il disinteresse di chi deve rispondere di responsabilità politiche, istituzionali e sociali. Tutti a capo chino, mentre i ferrovieri hanno deciso di rialzare la testa». Nella consapevolezza che una forma di protesta come questa produce disagi alla collettività, spiegano i sindacati, non vi è però altro modo per sottolineare una problematica che riguarda tutti, «in particolare il futuro dei nostri giovani» . E arriva l'aut aut: se non avranno risposte, i ferrovieri son pronti a un nuovo sciopero, stavolta di 24 ore.