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Data: 04/10/2011
Testata giornalistica: La Repubblica
Marchionne: «Delusi da intesa su art.8. Non ci interessa Confindustria politica». Marcegaglia: «Motivazioni di Marchionne non reggono, ma le rispettiamo»

MILANO - "La firma dell'accordo interconfederale del 21 settembre ha fortemente ridimensionato le aspettative sull'efficacia dell'articolo 8. Si rischia quindi di snaturare l'impianto previsto dalla nuova legge e di limitare fortemente la flessibilità gestionale".

E' per questo Fiat lascia Confindustria, dal primo gennaio 2012. La conferma è arrivata alla presidente degli industriali, Emma Marcegaglia, con una lettera firmata dall'amministratore delegato di Fiat, Sergio Marchionne che scrive: "Ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria con effetto dal 1 gennaio 2012".

Una rottura maturata dunque sul tema dei contratti nazionali e sulla forte presa di posizione del Lingotto che chiedeva più spazio di manovra per la contrattazione aziendale. E rivendica: "Fiat, che è impegnata nella costruzione di un grande gruppo internazionale con 181 stabilimenti in 30 paesi, non può permettersi di operare in Italia in un quadro di incertezze che la allontanano dalle condizioni esistenti in tutto il mondo industrializzato. Per queste ragioni, che non sono politiche e che non hanno nessun collegamento con i nostri futuri piani di investimento, ti confermo che, come preannunciato nella lettera del 30 giugno scorso, Fiat e Fiat Industrial hanno deciso di uscire da Confindustria".

Per garantire la permanze nel sistema Confidustria - scriveva Marchionne a giugno - sarebbero serviti "ulteriori passi che consentano di acquisire quelle garanzie di esigibilità necessarie per la gestione degli accordi raggiunti per Pomigliano, Mirafiori e Grugliasco". Aggiungendo: "Sono fiducioso che le nostre esigenze, saranno tenute in considerazione". Invece, almeno per Fiat, così non è stato. L'accordo del 21 settembre, che Confindustria ha sottoscritto con i sindacati, almeno sulla carta ha infatti "anestetizzato" il potenziale dell'articolo 8 della manovra di bilancio, che dava alle aziende facoltà molto più ampie anche in tema di licenziamenti senza giusta causa, riducendo così quella "libertà di manovra" che Fiat ritiene indispensabile per stare sul mercato globale.

Oggi, rispondendo a domande dei giornalisti, Marchionne è andato oltre la lettera: "Abbiamo avuto un provvedimento di legge approvato dal Parlamento che ci ha dato la certezza di poter applicare i contratti e gli accordi firmati dai sindacati. Volevamo la certezza di poter andare avanti e non potevamo avere sfumature prese da qualcuno sul significato del provvedimento o restrizioni sulla capacità del gruppo di applicare le regole".

Marchionne ha anche detto che "per noi la Confindustria politica ha zero interesse". "Lo confermo ufficialmente e continuo a ripeterlo - ha detto l'ad - , ma c'è gente che cerca di trovare significati politici in quello che facciamo e diciamo. Siamo lontanissimi da tutto questo. Siamo di una semplicità e di una innocenza eccezionale. Lo facciamo in maniera onesta. Fateci fare gli industriali". Quanto agli accordi aziendali, l'Ad ha detto che è intenzione del gruppo è di rinnovare le intese "sul modello contrattuale stabilito per Grugliasco, Mirafiori e Pomigliano".

Marcegaglia: «Motivazioni di Marchionne non reggono, ma le rispettiamo»

ROMA - Il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia commenta duramente la decisione dell'ad di Fiat Sergio marchionne di portare l'azienda fuori dall'associazione: "Pur rispettando la decisione, perché Confindustria è una libera associazione di imprese, non condividiamo le motivazione in base alle quali Marchionne ha deciso di uscire da Confindustria". Marcegaglia ha parlato a margine dell'assemblea annuale di Confindustria a Bergamo.

"Motivazione non sta in piedi". Marcegaglia entra nel merito della questione e dichiara: "Questo tipo di motivazioni non sta in piedi dal punto di vista tecnico. Prendiamo atto della scelta di Marchionne, stare in Confindustria non è un obbligo". Ma poi il presidente di via dell'Astronomia spiega nel dettaglio: "Marchionne dopo l'accordo interconfederale del 28 giugno, mi ha detto che apprezzava quell'accordo ma che aveva bisogno della validità retroattiva degli accordi di Pomigliano e Mirafiori. Se questo non fosse avvenuto lui sarebbe uscito da Confindustria. Grazie all'articolo 8 l'effetto retroattivo c'è".

Marcegaglia prosegue osservando che "Marchionne dice che l'accordo interconfederale avrebbe depotenziato l'articolo 8, ma questo non è vero. A dimostrarlo sono soprattutto i pareri espressi da importanti giuslavoristi del calibro di Ichino, Maresca e Dell'Aringa".

Secondo Confindustria, i tre professori "dicono esattamente il contrario", e cioè che "la sottoscrizione dell'accordo del 28 giugno non mina minimamente la portata e l'efficacia dell'articolo 8, anzi in un certo senso lo rafforza". Ed è soprattutto per questo che secondo Marcegaglia la motivazione addotta da Marchionne per andarsene da confindustria "non sta in piedi dal punto di vista tecnico".

Conclude il numero uno di Confindustria: "Mi pare che nella lettera Marchionne aveva detto che ragionerà se tenere i contatti con le associazioni territoriali, ovviamente, se ciò sarà in linea con le nostre regole interconfederali, saremmo felici che ciò avvenga".

Marcegaglia ha anche commentato la tempistica indicata oggi dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, per l'approvazione del dl sviluppo da parte del cdm: "Se i tempi sono questi, vanno bene".

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