ROMA Ormai è certo: la manovra del prossimo 5 dicembre conterrà un pacchetto pensioni tutt'altro che simbolico, con misure finalizzare a mettere insieme sostanziose risorse finanziarie già nel biennio 2012-2013, accanto all'avvio della riforma di sistema che il ministro del Lavoro Elsa Fornero ha in mente. La lista delle opzioni che i tecnici hanno preparato è molto lunga tocca tutti i vari aspetti del dossier previdenziale, dalle pensioni di anzianità a quelle di vecchiaia per le lavoratrici private, dalle aliquote contributive per le gestioni degli autonomi al meccanismo di adeguamento all'inflazione (che potrebbe essere sospeso per un anno). In totale, dalla previdenza dovrebbe arrivare un contributo alla manovra complessiva pari a circa un quarto del totale (5-6 miliardi su 20).
L'età effettiva. C'è una prima novità apparentemente di metodo che in realtà avrebbe effetto su molti dei possibili interventi: il governo intenderebbe d'ora in poi ragionare su età (e anzianità) effettive, cancellando il meccanismo delle finestre, i 12-18 mesi che separano il momento del diritto alla pensione da quello in cui si percepisce il primo assegno. In questo modo il quadro dei requisiti diventerebbe più trasparente, e si potrebbe accedere alla pensione subito dopo aver maturato il diritto.
Quarant'anni non bastano. Una delle ipotesi più concrete va a incidere sul limite anche simbolico dei 40 anni di lavoro. Oggi chi matura questo importo di contributi ha diritto alla pensione a prescindere dall'età anagrafica, dunque anche con meno di 60 anni; salvo poi attendere un anno o un anno e mezzo (nel caso dei lavoratori autonomi) per la sua decorrenza. Dal 2012 potrebbero essere richiesti 42 anni effettivi di versamenti, o anche più, con l'eventuale possibilità di permettere l'uscita alle attuali condizioni in cambio di una penalizzazione economica.
Il nodo dell'anzianità. Per le altre pensioni di anzianità, quelle ottenute con il sistema delle quote (somma di età anagrafica ed anzianità contributiva) si ragiona su una stretta i cui contorni sono però sono ancora da definire. Le ipotesi più drastiche prevedono la cancellazione dele quote stesse, e dunque il sostanziale superamento dell'anzianità. Ma alla fine potrebbe essere scelta una soluzione più graduale.
La vecchiaia per le donne. In base alle regole attuali il percorso di parificazione tra uomini e donne nel settore privato, relativamente all'età di vecchiaia, partirà nel 2014 per concludersi nel 2026. Questo schema sarà accelerato: il primo gradino ci sarà già dal prossimo anno. In caso di incremento di un anno ogni due, la marcia di avvicinamento si concluderebbe nel 2020; ma c'è uno schema più ambizioso che prevede dal 2012 anno un requisito di 63 anni effettivi, con gradini di un anno ogni 18 mesi e termine del percorso nel 2016.
La perequazione. Tutte le misure precedenti non avrebbero effetti finanziari sul 2012, proprio per il meccanismo delle finestre e la necessità di salvare i diritti di chi ha raggiunto i requisiti entro il 2011. È allo studio allora un intervento drastico non sui pensionandi ma sulle pensioni in essere: per il solo 2012 verrebbe completamente cancellato l'adeguamento all'inflazione e tutti i trattamenti, compresi quelli più bassi, resterebbero inchiodati al valore nominale di quest'anno. Secondo le regole attuali la cosiddetta perequazione si applica per intero per le pensioni fino a 1400 euro al mese, parzialmente oltre questa soglia.
I contributi degli autonomi. Un altro provvedimento in grado di fare cassa in termini immediati è l'aumento delle aliquote contributive. Dopo i parasubordinati, toccati dalla manovra estiva, stavolta dovrebbe toccare a commercianti ed artigiani, che oggi versano il 20 per cento contro il 33 complessivo dei dipendenti. Lo scatto dovrebbe essere di 2 punti. L'aumento dei contributi riguarderà anche le gestioni agricole.
Contributivo per tutti. Resta confermata la volontà di Elsa Fornero di applicare fin dal prossimo anno il sistema contributivo anche ai lavoratori che avendo già maturato 18 anni di contributi entro il 1995 sono finora esclusi dalla riforma Dini. Il nuovo sistema di calcolo verrà usato solo per la parte residua di carriera, dal 2012 in poi, e dunque il suo eventuale impatto negativo sarà limitato. Più difficile invece, almeno nell'immediato l'attuazione della cosiddetta pensione flessibile, che di fatto porterebbe una teorica riduzione (da 65 a 63 anni) dell'età della vecchiaia.
Stretta sui privilegi. L'intervento sarà completato da una drastica armonizzazione dei regimi pensionistici più favorevoli rispetto a quello standard dei lavoratori dipendenti. Le novità potrebbero riguardare il settore dei trasporti, le forze di sicurezza e di polizia, i magistrati ed altre categorie, mentre sarebbe più complesso toccare le casse di previdenza private. Si valuta anche l'introduzione di un contributo di solidarietà per quei pensionati che hanno beneficiato finora di regole più favorevoli.