Il senatore del Pd Tancredi: Vendete le società di trasporti. No alla fusione. Arpa, Gtm e Sangritana vanno privatizzate. Il progetto comporterà costi più alti, inefficienze una sindacalizzazione forsennata e meno competitività
PESCARA. «L'unificazione delle società regionali di trasporto è una baggianata. Secondo me vanno vendute. Ven-du-te!».
Parla così il senatore del Pdl Paolo Tancredi, segretario della commissione Bilancio di palazzo Madama, conoscitore della macchina regionale (è stato consigliere regionale e assessore alle Attività produttive), e uomo molto vicino al governatore Gianni Chiodi («ma io parlo a titolo personale», precisa). Tancredi è una voce dissonante dentro un coro unanime, trasversale, bipartisan e consociativo, che in questi giorni ha salutato con favore l'inserimento in Finanziaria regionale del progetto di unificazione del trasporto regionale su gomma entro sei mesi. «Svolta epocale», l'ha definita Chiodi. «Una delle poche buone cose approvate», ha commentato il Pd, cui si deve la presentazione dell'emendamento. Gtm, Arpa e Sangritana (ramo autobus) diventeranno una unica società secondo un progetto che saranno le stesse società a presentare al Consiglio regionale per l'approvazione. Tancredi non è di questo avviso.
Eppure, senatore, questa cosa dell'unificazione delle tre società regionali di trasporto è l'argomento che trova tutti o quasi d'accordo: maggioranza, minoranza, sindacati. Solo il presidente della Gtm Michele Russo si è detto contrario.
«Michele Russo ha ragione: l'unificazione servirà solo ad aumentare i costi. Tra l'altro arriva in maniera intempestiva, perché siamo ben oltre i tempi».
Cioè?
«Il problema è un altro. Nessuno lo vede, e chi lo vede tenta di offuscarlo col discorso dell'unificazione: con l'unificazione la Regione resta controllore e programmatore del trasporto pubblico locale. Ed è anche proprietario dell'80% del trasporto pubblico locale, una incompatibilità pazzesca che non si riscontra da nessuna parte: la Regione controlla le società e poi eroga i rimborsi standard che essa stessa gestisce facendo l'imprenditore. Il risultato? Una inefficienza spaventosa e una sindacalizzazione forsennata».
I sindacati sono stati tra i primi a dichiararsi favorevoli al progetto.
«Ci credo: l'unificazione porterà a una sindacalizzazione ancora più spinta. E di conseguenza a costi e inefficienze su tutto il sistema regionale. Già oggi da noi il trasporto pubblico non funziona. Basta mettere a confronto i costi delle società pubbliche con i privati, Chiacchiaretta, Di Fonzo, Ballone. E non solo, penso per esempio alla pulizia dei pullman. Ha presente quelli dell'Arpa?»
E allora che deve fare la Regione?
«L'unica soluzione è privatizzare, vendere più quote possibili. Ma la Regione invece di fare quello che chiedeva l'Europa, cioè alienare quote di Trasporto pubblico locale, ha comprato aziende in fallimento, come la Paolibus. Quasi quasi conveniva fallire per farsi comprare. È una politica iniziata tra l'altro dal governo Pace, quindi non ne faccio una questione di schieramento. Voglio ricordare che il Tpl costituisce il costo più alto del bilancio corrente della Regione, perché quello della sanità è un capitolo trasferito. Il trasporto pubblico viene cioè pagato dalle tasche degli abruzzesi. Vendere significherebbe fare efficienza su una voce importantissima del bilancio e anche migliorare il servizio su tratte importanti. L'Abruzzo-Roma per esempio. Lì ci sono già le aziende marchigiane che ci fanno concorrenza perché hanno un servizio migliore. Noi siamo fuori mercato».
I sostenitori della fusione legano il progetto proprio al problema dell'efficienza e della riduzione dei costi. Così saremo più forti sul mercato, dicono.
«Arpa e Gtm si unificheranno con la Sangritana dove gli stipendi sono più alti. Che cosa può succedere? Si abbassano gli stipendi alla Sangritana? Non credo. Il livellamento sarà verso l'alto. Quello sarà il primo problema posto dal sindacato».
Vendere anche in previsione delle gare che primo o poi dovranno essere fatte?
«La Regione le ha sempre ritardate. Ma la concorrenza col privato migliorerebbe anche l'azienda poubblica. Il monopolio pubblico non funziona, abbiamo decine di persone messe lì a non fare niente».
La pensava così anche da consigliere regionale?
«Lo penso da sempre». E non l'hanno mai ascoltata?
«Ho trovato sempre un muro, perché è chiaro che alla politica conviene fare le assunzioni, curare le clientele. Il mio discorso è chiaramente impopolare».
La sua opposizione alla fusione riguarda il servizio su gomma. E per il ferro?
«Intanto sulla gomma c'è una direttiva europea che data dagli anni Novanta e che prima o poi arriverà. Dovremo adattarci e non saremo pronti quando ci sarà l'obbligo cogente di aprire al mercato. C'è il rischio di essere spazzati via da operatori nazionali o esteri».
Per il ferro sarà diverso?
«Per il ferro sarei più cauto. In Italia abbiamo società regionali forti che stanno entrando nel mercato delle liberalizzazioni con la forza del pubblico, penso alle società lombarde ed emiliane. Credo quindi che la Sangritana aiutata dalla Regione possa giocare bene questa partita».
IL VOTO IN AULA ENTRO SEI MESI
PESCARA. La fusione delle tre società di trasporto regionale Arpa, Sangritana e Gtm è un progetto di legge dell'assessore Giandonato Morra approvato in giunta regionale e sbloccato dalle secche della commissione da un emendamento del Pd alla legge Finanziaria approvata il 30 dicembre scorso. Il pdl prevede la fusione delle tre società (per la Sangritana riguarda solo i servizi su gomma) entro sei mesi. Il progetto sarà redatto dai vertici delle società e sottoposto al voto del consiglio regionale.
Sul progetto si sono pronunciati favorevolmente tutti i partiti e i sindacati. Secondo Morra la fusione non dovrebbe provocare esuberi del personale.