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Pescara, 20/04/2025
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17/03/2012
Il Messaggero
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Vecchia Alitalia, azioni revocatorie per 410 milioni. Nella lista dei 550 chiamati in giudizio anche Intesa Sanpaolo, Unicredit, Veneto banca, British Petroleum |
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MILANO - Le prime comparizioni sono iniziate nei giorni scorsi e proseguiranno fino a maggio. Davanti alla sezione fallimentare del tribunale di Roma hanno preso il via le udienze delle azioni revocatorie promosse dalla vecchia Alitalia in amministrazione straordinaria. Si tratta di circa 550 azioni contro banche e fornitori per un totale dell’ordine di 410 milioni: nella lista ci sarebbero Intesa Sanpaolo e Unicredit che sono rientrati dei fidi concessi nei mesi a ridosso il crack. Se il tribunale dovesse riconoscere la fondatezza delle revocatorie, i soldi potrebbero soddisfare le ragioni di un’infinità di creditori: oltre alle spese processuali, i dipendenti, altri privilegiati come il fisco fino ai chirografari tra i quali rientrano gli obbligazionisti. In totale sono 14 mila le domande di ammissione al passivo per un totale di circa 4 miliardi. Le revocatorie sono state promosse dall’ex commissario Augusto Fantozzi che le ha iscritte il 28 agosto 2011, cioè tre anni dopo il default del vettore, nell’ultimo giorno utile per scongiurare la decadenza. I suoi successori Stefano Ambrosini, Gianluca Brancadoro, Giovanni Fiori, con l’ausilio dei consulenti legali professori Alberto Maffei Alberti e Guido Alpa le stanno portando avanti anche se con un monitoraggio e una verifica della fondatezza di tutte le iniziative anche per evitare il rischio di spese di soccombenza. Le revocatorie mirano a far rientrare nella massa attiva della procedura quelle somme versate dalla vecchia compagnia di bandiera nei sei mesi precedenti l’atto di decozione: dal 28 febbraio al 28 agosto quando i giudici romani dichiararono l’insolvenza. E da quel provvedimento furono gettate le basi alla rinascita del vettore grazie all’intervento di Intesa Sanpaolo, regista del piano Fenice che ha rimesso in volo Cai dal 13 gennaio 2009. Proprio Intesa rientra tra i destinatari di una delle azioni revocatorie il cui esito è ancora aperto. Alla Superbanca, l’amministrazione straordinaria avrebbe chiesto la restituzione di circa 40 milioni, cifra percepita dalla capogruppo e da altre società collegate per rientrare dagli affidamenti. Ma in testa alla lista di coloro contro i quali sarebbe iniziata l’azione per ricostituire la massa attiva ci sarebbe Veneto banca: l’istituto di Montebelluna (Treviso) sarebbe stata chiamata in giudizio per restituire circa 90 milioni, anche questi di crediti da cui è rientrato nel cosiddetto periodo sospetto: cioè gli atti compiuti nei sei mesi precedenti in violazione della par condicio creditorum. Almeno questo è il senso dell’articolo 67 della legge fallimentare. Naturalmente affinchè la revocatoria possa essere accolta è necessario che il terzo al momento dell’atto fosse a conoscenza dell’insolvenza della sua controparte. E proprio su questo punto si giocano le difese delle centinaia di controparti chiamate in giudizio. Nel lunghissimo elenco figurano British Petroleum per 40 milioni, ancora la Popolare di Sondrio per 17 milioni, Sea (2,5 milioni), Unicredit (2 milioni) e una sfilza di piccoli e medi fornitori per importi minori. Il revocato ha diritto però, dopo aver restituito la somma, a insinuarsi al passivo partecipando a un eventuale riparto tra i chirografari nel caso in cui dovessero restare fondi dopo aver soddisfatto i privilegiati.
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