PESCARA. Differimenti ingiustificati e scelte inadeguate che determinano una situazione definita «inammissibile» e «non più sostenibile» nella quale vengono male utilizzate le già esigue risorse. In pratica, ritardi burocratici, lotte politiche che determinano sprechi di denaro pubblico e disservizi: tutto ciò di cui l’Abruzzo farebbe volentieri a meno. La riforma sul trasporto pubblico (Tpl) che dovrebbe partorire l’azienda unica regionale (la “Newco”) al posto della attuali tre (Arpa, Gtm e Sangritana), con la conseguente riduzioni dei consigli di amministrazione e tagli per 5 milioni di chilometri annui, si sta rivelando una mezza presa in giro secondo i sindacati, perché dopo la “legge Morra” (dal nome dell’assessore) non è più seguito nulla di concreto. E questo malgrado la stessa giunta Chiodi abbia accertato dai piani di fusione realizzati dalle stesse società regionali di trasporto che la fusione non solo non genera esuberi e costi aggiuntivi per la collettività, ma al contrario produce razionalizzazioni e migliori servizi.
Le segreterie regionali Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Faisa Cisal e Ugl (F. Rolandi, A. Di Naccio, G. Murinni , L. Lizzi, M. Giuliani) vogliono i tagli e si schierano contro l’immobilismo della politica. Al punto da avviare la “procedura di raffreddamento” dei rapporti che può rappresentare l’anticamera dello sciopero se la Regione non riprenda il cammino indicato dal consiglio regionale. «Il pragmatismo proficuo che ha contraddistinto i tavoli di confronto con l'assessorato ai Trasporti e la visione costruttiva di parte della politica, tanto tra chi in Regione si adopera nel ruolo di governo, in primis l'assessorato competente, quanto tra chi esercita i compiti della minoranza, devono trovare riscontri concreti ed immediati», aggiungono i rappresentanti sindacali che domandano a chi giova questo immobilismo: «E’ evidente quanto logiche improprie e ingiustificate siano alla base di scelte che producono solo effetti negativi sulla collettività». L’indice è puntato contro la Sangritana, decisa a portare avanti la sua richiesta d’integrazione nell’azienda unica anche il ramo ferro (ferrovie), ma ferma a un progetto che avrebbe già dovuto presentare. Le «scelte inadeguate» abbracciano il discorso sul numero dei bacini, le aree regionali da sottoporre a gara per lo svolgimento dei servizi. I sindacati insistono sulla necessità di un bacino unico regionale, con un solo gestore (magari l’azienda unica regionale) e un unico contratto di servizio: «Consentirebbe un trasporto pubblico locale con una prospettiva industriale solida in grado di assicurare da un lato vantaggi all'utenza e dall'altro la salvaguardia dei livelli occupazionali del settore». Invece oggi viene pubblicato sul Bura (il bollettino regionale)il documento istruttorio prodotto dalla Regione e che contempla il piano a “ferro di cavallo”: 4 bacini, con al centro quello dell’area metropolitana Chieti-Pescara, e all’esterno , la zona dell’Aquila, dell’Alto Sangro e perimetralmente quella più grande che va da San Salvo a Teramo. «Questa proposta non considera la evidente orografia e disomogeneità del territorio, così come non sembrano funzionali le soluzioni individuate per L’Aquila», concludono i sindacati che adesso chiedono immediate risposte.