Dopo il nulla di fatto dei primi incontri, il segretario della Cgil invia una lettera ai presidenti delle associazioni datoriali. Ecco i punti critici della trattativa sui quali la confederazione di corso d'Italia chiede di trovare una soluzione
Il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, ha inviato una lettera alle imprese per elencare i capitoli ancora aperti sulla trattativa per la produttività. Per la Cgil, puntualizza subito Camusso, è utile e necessario formalizzare i problemi ancora aperti e non risolti dalle risposte ricevute nell’incontro della settimana scorsa. "Proviamo sinteticamente a riassumere le valutazioni di un confronto - scrive la dirigente di corso d'Italia - che è nato male, non tiene conto delle relazioni sindacali e di svolgimento della stagione contrattuale, proposto dal Governo che continua per contro a non attivare politiche per la crescita".
"Il sistema di relazioni attuale - osserva - è ancora caratterizzato da un modello contrattuale agito sulla base di accordi separati e dalla faticosa ricomposizione di una parte dei tavoli contrattuali di categoria. Per questo l’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 con Confindustria ha rappresentato e rappresenta una positiva evoluzione del quadro; un accordo che pone al centro la democrazia e la rappresentanza, la contrattazione di secondo livello e la sua esigibilità".
"Non casualmente - prosegue il ragionamento - quell’accordo ripropone il tema della strutturalità degli interventi fiscali a sostegno dei premi di produttività. Fin dall’esordio del confronto in materia di produttività abbiamo proposto il tema della democrazia e rappresentanza, come necessità per un ordinato sistema di relazioni, ancor più indispensabile nella difficile e prolungata situazione di crisi. Un avanzamento, quindi, dell’accordo del 28 giugno, senza rinvii, almeno sui criteri della convenzione per la certificazione degli iscritti nonché del voto dei rappresentanti in forma proporzionale delle Rsu, recuperando così l’anno già trascorso dalla sottoscrizione dell’accordo".
Tutto ciò, osserva Camusso, "permetterebbe la riparazione di un vulnus all’accordo stesso, determinato dall’esistenza di un tavolo contrattuale - quello di Federmeccanica - dove non partecipa la nostra organizzazione di categoria. Ciò sarebbe facilmente affrontabile con la convocazione della Fiom Cgil ai prossimi incontri programmati. La determinazione di una politica salariale più orientata alla produttività, tema da tempo presente nella contrattazione, deve trovare una sua composizione con la tutela del potere di acquisto, funzione essenziale del contratto nazionale di lavoro che trova espressione nei minimi contrattuali".
Un tema, questo, ancora più rilevante "in presenza della crisi, della diminuzione dei consumi e di un’assenza di politica dei redditi. Più volte - prosegue Camusso nella lettera - abbiamo affrontato il tema delle risorse, della loro strutturalità, delle quantità, senza per altro trovare riscontro nella discussione parlamentare in atto. Questo continua a rendere sconcertante, oltre che a nostro avviso sbagliato, che si propongano nel testo ulteriori forme di defiscalizzazione degli istituti quali quelli della bilateralità, senza neanche l’attenzione ad individuare l’unico istituto universale quale quello della previdenza complementare".
Analogo ragionamento vale per la "partecipazione" che vede le parti sociali escluse dal confronto sulla delega del Governo. "In una stagione di ristrettezze di risorse - sottolinea infatti la dirigente sindacale - l’individuazione delle priorità dovrebbe essere attenzione di tutti. Infine grande preoccupazione continuiamo ad esprimere, non sull’idea che la contrattazione si riappropri di materie oggi soggette alla legislazione, ma che si indirizzi tutto ciò a determinare condizioni differenti e a nostro avviso peggiorative, per ovviare a guasti legislativi (demansionamento) o a riduzione di diritti (controllo a distanza)".
Tutti temi non marginali o lessicali del testo, ma di sostanza. "Dopo il 2009 - conclude Camusso -, che introdusse una rottura nel momento in cui la crisi iniziava a dispiegare i suoi effetti, ci parrebbe grave che una nuova rottura si producesse mentre ci apprestiamo ad affrontare un 2013 ancor più pesante nei suoi effetti sul lavoro e sulle imprese, di quanto già visto nei quattro anni di crisi alle nostre spalle. Per questo vi riproponiamo le nostre valutazioni e le nostre proposte, nell’esercizio di responsabilità che la stagione richiede e che la Cgil ha sempre praticato".