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Pescara, 23/07/2024
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Data: 24/03/2007
Testata giornalistica: Il Centro
La Valle Peligna grida la voglia di riscatto. Un forte appello da parte dei lavoratori «Non si può perdere il treno dello sviluppo»

SULMONA. «Jamm' mò! La Valle Peligna può perdere il treno della ripresa». Sono da poco passate le 9,30 quando il corteo dello sciopero generale inizia a muoversi da piazza Tresca. Sono almeno in duemila, forse qualcuno in più, come avevano promesso i sindacati. Poi si aggiungono gli studenti, una sparuta ma vistosa rappresentanza di impiegati pubblici e il serpentone colorato e rumoroso si addentra nel cuore della città. Una manifestazione come da tanto non si vedeva in città.
Una partecipazione importante, unitaria, sia sul fronte sindacale che su quello politico e delle forze imprenditoriali e sociali. Un allarme forte quello lanciato ieri, in un unico forte coro, da amministratori e lavoratori, commercianti e studenti: «L'economia sta ripartendo, serve uno sforzo straordinario da parte di tutti, la Valle Peligna non può permettersi di perdere il treno della ripresa». Un messaggio che è tornato, pur tra mille sfaccettature, un po' in tutti i discorsi. Perché il rischio è di vedere i giovani di oggi ripercorrere le strade dei loro nonni: allora con le valige di cartone, oggi magari con un Pc, ma costretti a cercare una chance lontano da casa. Una nuova migrazione che sarebbe la mazzata finale per un territorio che già mezzo secolo fa riuscì a salire sul treno dello sviluppo solo dopo una fortissima mobilitazione, addirittura violenta, quella di «jamm' mò».
Ieri, al contrario, il clima era sereno, agli angoli delle strade c'erano anziani, donne e bambini che applaudivano il corteo invece che agenti in tenuta anti guerriglia. Ma tra cassintegrati e precari, disoccupati e prepensionati la determinazione non era certo minore di allora.
«Serve un intervento sugli equilibri territoriali della regione, c'è troppo divario tra l'economia della costa e quella del Centro Abruzzo», ha detto Achille Passoni, della segreteria nazionale Cgil, che ha concluso la manifestazione dopo gli interventi dei segretari di Cisl e Uil, chiedendo alla Regione non meno che al governo, di «lavorare perché questa disparità diventi sempre meno evidente». Sottolineando la partecipazione della città al fianco dei dimostranti, Passoni ha messo in evidenza anche la significativa presenza dei giovani che «chiedono un lavoro in questa terra, la loro terra. E non precario». E tantissimi anche i commercianti che hanno aderito all'iniziativa, tenendo chiusi i negozi per l'intera mattinata.
Per l'Ugl Abruzzo, presente con bandiere al fianco dei confederati, Geremia Mancini ha sottolineato che «la disattenzione che negli anni ha prodotto una crisi senza precedenti in Valle Peligna deve cessare, senza inutili divisioni, senza inutili distinguo, bisogna restituire dignità lavorativa ad una zona che merita attenzione e rispetto».
Messaggio per gli amministratori locali, presenti con un gran numero di sindaci del comprensorio con fascia tricolore, rappresentanti delle comunità montane, di tutti i partiti politici, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane, nonché gli assessori regionali Valentina Bianchi e Fernando Fabbiani. Ma soprattutto per il governo. Con il quale la partita riprenderà il 2 aprile. Una partita nella quale l'area Peligna non potrà essere sola, perché, come ammoniva uno striscione: «Se la montagna piange, la costa non ride».

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