L’interrogatorio dell’ex assessore regionale accusato di aver chiesto soldi in cambio di favori Il politico rinuncia a parlare e all’uscita confida: sto bene, sicuro, ho fiducia nella magistratura
PESCARA Restano in silenzio, l’assessore alla Cultura Luigi De Fanis e la sua segretaria Lucia Zingariello, davanti al giudice per le indagini preliminari. Non parlano, non chiariscono se hanno chiesto o no tangenti al musicista Andrea Mascitti, l’imprenditore dalla cui voce è partita l’inchiesta, quella che per la prima volta ha abbinato presunte tangenti non ad appalti per i lavori pubblici ma alle manifestazioni culturali. La scelta degli avvocati è stata quella di non far rispondere i due assistiti, di far pronunciare a De Fanis e Zingariello solo la frase: «Mi avvalgo della facoltà di non rispondere». De Fanis: «Sto bene». E’ terminata presto la mattinata dei due indagati maggiori nell’inchiesta che ha scosso per la terza volta il governo di centrodestra di Gianni Chiodi con l’assessore regionale alla Cultura De Fanis finito agli arresti domiciliari con le accuse di concussione, peculato e truffa. De Fanis, 53 anni, medico ortopedico, è arrivato in tribunale alle 9.03 ed è uscito dall’aula 8 alle 9.23: «Sto bene, sicuro, ho fiducia nella magistratura e nei miei avvocati», ha detto De Fanis, diventato assessore regionale alla Cultura il 31 gennaio 2011, l’incarico da cui si è dimesso due giorni dopo l’arresto. Così, anche alla luce delle dimissioni, gli avvocati Massimo Cirulli e Domenico Frattura hanno depositato ieri l’istanza di revoca dai domiciliari: «Perché sono venute meno le esigenze cautelari», ha detto all’uscita Cirulli prima di andare via insieme a De Fanis. La segretaria nell’aula insieme a De Fanis. Per pochi minuti l’ex assessore e la sua segretaria si sono ritrovati nella stessa stanza, l’aula 8, dove ieri mattina sono entrati anche il responsabile dell’Agenzia per la promozione culturale Rosa Giammarco e il legale rappresentante dell’associazione Abruzzo Antico Ermanno Falone coinvolti nell’inchiesta e all’obbligo di dimora. De Fanis e Zingariello non si sono salutati, sono rimasti seduti accanto agli avvocati fin quando il giudice per le indagini preliminari non ha iniziato gli interrogatori separando i quattro indagati. Dopo De Fanis è stato il turno di Zingariello: la segretaria dell’assessore, 34 anni, originaria di Taranto ma residente a Guardiagrele, assunta in Regione il 31 ottobre 2012. La donna, accompagnata dal suo avvocato Umberto Del Re, è apparsa provata da questi giorni agli arresti domiciliari e anche lei ha scelto di non rispondere alle domande del gip e del pm Giuseppe Bellelli. Zingariello è finita nell’inchiesta con le stesse accuse dell’ex assessore: concussione, peculato, truffa. Il gip l’ha descritta come «l’intermediaria nell’attività illecita di De Fanis», la segretaria che più volte, com’è riportato nell’ordinanza di custodia cautelare, si sarebbe messa in contatto con Mascitti, l’imprenditore impegnato nell’organizzazione del Mario Nascimbene Award a Orsogna e in un appuntamento dedicato ai 150 dalla nascita di D’Annunzio all’interno del salone del libro di Torino. Mascitti, secondo le indagini svolte dagli uomini della Forestale, sarebbe stato posto dall’ex assessore di fronte a un out-out: «O pagare o rinunciare al contributo regionale», come ha denunciato il musicista alla Forestale. E nella scelta definita dagli inquirenti «perentoria» sarebbe entrata anche Zingariello accusata anche lei, come De Fanis, di «aver costretto Mascitti con la minaccia della mancata elargizione del richiesto contributo regionale a farsi promettere dazioni». Zingariello è stata la prima ad arrivare in tribunale alle 8.53 e ha lasciato il palazzo di giustizia poco dopo le 9.30 evitando i cronisti e i fotografi e uscendo accompagnata dal suo avvocato. In due parlano. A quel punto, nell’aula, è stato il turno di Ermanno Falone e Rosa Giammarco che, invece, hanno cercato di difendersi rispondendo alle domande del giudice per le indagini preliminari. Falone, originario di Vasto, è il legale rappresentante dell’associazione Abruzzo Antico che, secondo l’accusa, sarebbe stata gestita da De Fanis ed è stata descritta nell’ordinanza come una sorta di associazione «filtro attraverso cui far transitare le erogazioni dei contributi regionali per gli eventi culturali». Alla fine dell’interrogatorio l’avvocato di Falone, Angela Pennetta, ha detto: «Falone ha agito regolarmente, a fronte della fattura pagava l’assegno». L’interrogatorio di Giammarco, assitita dall’avvocato Andrea Tandoi, è stato quello più lungo e la donna si è difesa dalle accuse dicendo anche lei di aver agito regolarmente.