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Pescara, 25/11/2024
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Data: 01/12/2013
Testata giornalistica: Il Tempo d'Abruzzo
Trasporti, l’Europa cancella l’Abruzzo. La regione non figura nella mappa dei nove corridoi strategici

L’allarme della Confesercenti: «Così rischiamo l’isolamento»

PESCARA Porte sprangate al futuro. L’Abruzzo e il Molise sono stati cancellati dalla mappa dei corridoi europei che disegnano il domani dei trasporti e della logistica nel Vecchio Continente. Un’esclusione che suona come una condanna all’isolamento e che porta indietro le lancette del tempo. «Siamo in emergenza - dichiara preoccupato Bruno Santori, presidente di Confesercenti -, l’assenza dell’Abruzzo dai tavoli europei sta avendo ripercussioni decisamente pericolose anche nel lungo periodo».

Il Parlamento europeo ha approvato il percorso dei nove corridoi che, snodandosi nel Vecchio Continente, attireranno i maggiori flussi di merci e passeggeri, catalizzando anche gli investimenti più sostanziosi. La mappa prevede il prolungamento del corridoio Baltico-Adriatico fino ad Ancona e il coinvolgimento di Umbria, Lazio, Campania e Puglia nel corridoio Scandinavia-Adriatico. «L’Abruzzo è completamente tagliato fuori da questi processi, unica fra le regioni dell’Adriatico assieme al Molise - spiega il direttore di Confesercenti Enzo Giammarino -. E questa decisione si porta dietro una serie di scelte a cascata, a partire dal rischio di declassamento dell’aeroporto».

Nel ratificare i nove corridoi attraverso i quali verranno disegnate le infrastrutture dei prossimi anni in Europa, il Parlamento ha anche definito i cosiddetti nodi «core», i punti di snodo tra una tipologia di trasporto e l’altra nella rete dei collegamenti. «Dei venti nodi individuati in Italia, neppure uno sarà in Abruzzo. La regione dunque è tagliata fuori, viene isolata. Siamo in piena emergenza e la politica ha il dovere di reagire con determinazione», commenta Santori.

Gli effetti dell’esclusione si avvertono già. L’alta velocità sui binari si ferma ad Ancona: «Italo» e «Frecciarossa» l’Abruzzo se li sogna. E anche sull’autostrada A/14 i lavori per la realizzazione della terza corsia si arrestano nelle Marche. «È ovvio che gli investimenti si concentrino lungo i corridoi - prosegue il presidente di Confesercenti -. Questa esclusione si rifletterà dunque sulla competitività del sistema portuale. E anche sull’aeroporto: il rischio di un declassamento dello scalo regionale, reso concreto oggi più che mai dalla riduzione di orario decisa dall’Enav, è purtroppo soltanto l’aspetto più tangibile di questa cancellazione, perché mette a rischio il duro lavoro di dieci anni di attività promozionali che le imprese turistiche abruzzesi hanno fatto, spesso a proprie spese, per concentrarsi sui mercati collegati con l’aeroporto regionale».

Al contrario delle Marche, che hanno saputo giocare bene le proprie carte, l’Abruzzo insomma non è stato capace di svolgere un’azione istituzionale forte, non è riuscito a far sentire la propria voce. Sul banco degli imputati finisce la Regione, ma non solo. «Oggi ci ritroviamo ancora una volta a lamentarci per l’ennesimo depauperamento in fatto di infrastrutture - dice Bruno Santori -. Non è compito nostro individuare i responsabili di questo fallimento, puntare l’indice contro la Regione, o i parlamentari abruzzesi, o le forze sindacali ed economiche locali. Sicuramente le Marche sono state in grado di mettere in campo iniziative politico-istituzionali e azioni di lobby che qui sono mancate. Da noi soprattutto non c’è stato un "concerto" di interventi. Si vince solo se si fa squadra. E invece in Abruzzo spesso le forze di categoria sono state viste come un ingombro». Recuperare il tempo perduto appare oggi un’impresa ancora più ardua. Ma vale lo stesso la pena di tentarla perché - dice Giammarino - «qui è in gioco il futuro di intere generazioni. È evidente che le relazioni finora attivate dalla Regione non sono state sufficienti. Ora è il momento definitivo di una svolta radicale nella capacità di influenza sui tavoli europei: la Regione convochi tutti i soggetti coinvolti e lanci una mobilitazione istituzionale».

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