NAPOLI «L’Antitrust? Guardi che mi ha dato ragione». Non s’arrende Vincenzo De Luca e non ci pensa proprio a scegliere tra l’incarico di sindaco di Salerno e quello da viceministro alle Infrastrutture nonostante l’aut aut impostogli ieri, dopo che il suo ricorso è stato bocciato, dall’Authority. «Scegliere? E perché mai? L’Antitrust ha confermato, come dico da tempo, che la nomina a vice ministro non è stata mai perfezionata. È nulla».
Anche come sottosegretario è incompatibile. «Lo so bene ma io non sono sottosegretario: quindi tra cosa dovrei scegliere? Si sceglie quando hai due incarichi operativi. Ed io ho solo quello di sindaco», è il ragionamento del primo cittadino. Nessun ricorso al Tar del Lazio contro l’Antitrust e nessuna scelta all’orizzonte: «Basta carte bollate. Rimango dove sono e per le deleghe si vedrà dopo le primarie quando cambieranno gli equilibri politici del governo e Lupi dovrà mollare una parte delle sue deleghe. Punto», conclude, alzando gli occhi al cielo.
E l’ultima inchiesta che coinvolge anche suo figlio? «Roba vecchia, tutta aria fritta. Ma i magistrati indagassero pure: io non ho nulla da temere». Pausa. Poi riprende: «Io butto il sangue, lavoro. Arrivano altri avvisi? Chissenefrega...», taglia corto lui prima di iniziare un incontro politico che disegna il suo futuro. Già. Occorre tornare al dicembre 2008 quando De Luca ha già in testa di candidarsi a governatore quando a Napoli erano risatine nel Pd a sentire il suo nome per palazzo Santa Lucia. 5 anni fa va a parlare a Villaricca di buona amministrazione in un incontro organizzato da Mario Molino, attuale assessore.
Organizza sempre lui. E stavolta (ri)parte poco lontano: nella vicina Mugnano con tutti i sindaci dell’area Nord. Si candida di nuovo alle regionali? «Io mi candido solo - dice perentorio - a risolvere i problemi della Campania dopo 3 anni di vuoto alla Regione». Stavolta non ci gira nemmeno attorno. Sta dicendo in maniera chiara che scende di nuovo in campo dopo la sconfitta del 2010 contro Caldoro.
DICHIARAZIONI AL VETRIOLO
Parla in una piccola sala comunale tanto linda che sa di varechina. Gente stipata, signore che chiedono una foto e il primo cittadino di Mugnano che quasi lo implora: «Vincè, candidati». Mentre le agenzie sputano le dichiarazioni al vetriolo di esponenti democrat contro il suo doppio incarico. Lo fa il lettiano Vaccaro e Matteo Orfini, candidato proprio a Salerno per la mozione Cuperlo. Contro il sindaco, quindi, passato un paio di settimane fa sotto le bandiere renziane.
«Incarogniti del Pd che hanno perso e lanciato accuse di camorra sul voto salernitano. Farabutti che hanno tirato in ballo pure Raffaele Cutolo», dice poi, preso dalla foga. Alza i toni, si dà il passo con il piede sinistro e lancia accuse contro Regione e comune di Napoli. «Abbiamo perduto tre anni senza risolvere nulla. Né i rifiuti, né la differenziata. Chi aspettiamo l’Onu? Ma attenti - avverte - la situazione può ancora peggiorare. Un esempio? Il porto di Napoli da sei mesi è senza il presidente dell’Autorità. Nulla. Mentre Torino grazie al lavoro di sindaco e Regione hanno avuto l’Authority dei trasporti dove ora assumeranno 200 dirigenti. E invece i giovani continuano ad emigrare o rimangono qui ad ammalarsi di tumore. Ma ci vuole molto per pianificare una bonifica? Per fermare i roghi quando abbiamo 7mila forestali ma non possono far nulla e non vengono pagati da mesi. Come mai?», domanda retoricamente all’uditorio. «Perché è una regione di dementi». Applausi.
GLI INTERESSI DEL SUD
Poi lancia la sua corsa per Santa Lucia, senza però mai indicarla direttamente: «Noi abbiamo la possibilità di riprendere queste battaglie. Per l’ambiente, per creare lavoro e per un nuovo risveglio civile. Altrimenti qui non ci sarà più nulla da fare». Si parte oggi, a due anni dalla scadenza del 2015. Esattamente come cinque anni fa d’altronde. E congeda tutti così: «Da questa sera parlate con amici e familiari: occorre combattere tutti». «E ci rivedremo da qui a qualche mese», avverte. E l’incompatibilità? «Ancora? Io non mollo. Io difendo gli interessi del Sud altrimenti Lupi usa il ministero come una bottega: fondi a Milano dove si candiderà». E quindi? «O mi danno le deleghe o sono pronto pure a fare la guerra dei trent’anni».