ROMA Ai collaboratori più stretti Silvio Berlusconi non ha nascosto la sua indignazione per il comportamento dei sottosegretari di Forza Italia che - ad eccezione di Gianfranco Micciché - non intendono dimettersi. L’ex premier si è sfogato parlando di poltronismo e di ingratitudine e ricordando a tutti che i voti del centrodesra sono di fatto custoditi nel suo forziere. Tuttavia al momento Berlusconi preferisce non esporsi direttamente e lascia campo libero ai suoi. A chiedere le dimissioni in modo esplicito ed irritato è stato innanzitutto Raffaele Fitto che ha scolpito la situazione così: «Chi decide di restare nell’esecutivo Letta lo fa per giochi personali».
DIBATTITO FRA SORDI
La pattuglia dei diretti interessati però fa orecchie da mercante. Ieri Marco Flavio Cirillo, sottosegretario all’Ambiente e sindaco di Basiglio, ridente cittadina del milanese, ha sostenuto che «in Forza Italia vedo i miei ideali» ma ha ribadito che lui al governo c’è arrivato per la sua attività di amministratore. Un «profilo tecnico», dunque. Al quale ha fatto appello anche Cosimo Ferri, sottosegretario alla Giustizia.
Le tesi dei sottosegretari di Forza Italia scaldano gli animi anche degli alfaniani. Per Fabrizio Cicchitto si tratta di un «atteggiamento grottesco» mentre Simona Vicari, sottosegretario allo Sviluppo vicina all’ex presidente del Senato Renato Schifani, attacca a testa bassa: «La verità è che Forza Italia, al di là delle dichiarazioni di facciata, ha deciso di rimanere al governo con i suoi uomini, i quali vogliono rimanere attaccati alla poltrona».
Come se non bastasse, al caso dei sottosegretari si sta affiancando quello dei presidenti delle Commissioni Parlamentari che - fra gli esponenti di centrodestra - in maggioranza sono di rito forzaitalico. Evidente l’interesse del Nuovo Centrodestra di rivendicare un riequilibrio, ma ad una prima valutazione su questo fronte gli alfaniani dovranno rinfoderare le sciabole. Non solo perché è già un ottimo score poter contare su cinque ministri sulla base di una sessantina di parlamentari, quanto perché il regolamento consente di cambiare i presidenti di commissione solo dopo metà legislatura.
I CAPISALDI
Questa la fotografia della situazione: alla Camera Forza Italia può contare sulle presidenze delle commissioni Affari costituzionali (Francesco Paolo Sisto), Difesa (Elio Vito), Finanze (Daniele Capezzone) e Cultura (Giancarlo Galan), mentre gli alfaniani hanno solo la commissione Esteri con Fabrizio Cicchitto. Le parti si invertono a Palazzo Madama: in Senato Fi ha la presidenza della commissione Giustizia (Nitto Palma) e Lavori Pubblici (Altero Matteoli) mentre gli Alfaniani Antonio Azzollini, Giuseppe Marinello e Roberto Formigoni presiedono le commissioni Bilancio, Ambiente ed Agricoltura.
Che Forza Italia arretri dai suoi capisaldi è escluso. Non è un segreto che uno degli stratagemmi che Silvio Berlusconi potrà tirar fuori dal suo cilindro è proprio quello di rallentare e curvare i lavori parlamentari per tenere sotto scacco l'esecutivo. Per attendere ulteriori novità sulla battaglia delle poltrone probabilmente si dovrà attendere la riunione dei gruppi parlamentari di Forza Italia in programma dopodomani.