Per i Caf c'è il rischio di errori e contenziosi. Pisapia commenta la mini-variazione del governo, le cui garanzie di rimborsi ai comuni sull'extragettito previsto salgono al 60%: "Ora ci penserà il Parlamento". Tornano però le preoccupazioni per il reperimento delle risorse della prima rata. Camusso: "Unica cosa seria sarebbe reintrodurla". E attacca sulle nuove norme per Palazzo Coch: pericolo per istituzioni
MILANO - Come non bastasse il caos intorno alla determinazione della quota di seconda rata dell'Imu sulla prima casa a carico dei cittadini, torna preoccupare la copertura dello stop alla prima rata dell'Imposta, varato dal governo in concomitanza con lo sblocco dei rimborsi della Pa alle imprese creditrici. A ciò si aggiunge l'allarme dei Caf, secondo i quali il calcolo della seconda tranche dell'imposta richiede più tempo e la scadenza proposta dal governo per il 16 gennaio porterà con sé inevitabili errori. E la presa di posizione dura della Cagil, secondo la quale l'imposta sulla prima casa andrebbe reintrodotta.
Seconda rata al 40%, Pisapia: "Ci pensi il Parlamento". Piccoli passi avanti e nuovi allarmi si registrano proprio sul versante della seconda rata dell'Imu, che è stata abolita ma con un colpo di coda inaspettato: i cittadini di Comuni che hanno alzato l'aliquota oltre lo 0,4% di base ne dovranno pagare una parte. Secondo le ultime indicazioni, lo Stato dovrebbe garantirne la copertura al 60%: ai residenti in città quali Milano e Napoli, dunque, spetterà coprire il resto. Rispetto al 50% iniziale sembra dunque un passo avanti, colto anche dal battagliero sindaco meneghino Giuliano Pisapia, tra i più fermi nel denunciare la rottura del patto di fiducia con il Governo. "Il primo passo indietro il Governo l'ha fatto, ora ci penserà
il Parlamento", ha dichiarato. "La presa di posizione dei sindaci ha già avuto effetto. Essendoci un decreto legge, a questo punto il Governo non ci può più ripensare, ma ci ripenserà il Parlamento a farlo".
Alert dei Caf: rischio errori. Ma la situazione è ancora fluida e non ci sono ancora elementi definitivi che chiarifichino quanto e chi deve pagare. Si sa, però, che il limite imposto dovrebbe essere il 16 gennaio, con effetti di un ingorgo fiscale (insieme finiranno i saldi Imu e Tares e gli acconti Iuc e Tari) che secondo quanto si legge su Repubblica in edicola dovrebbe pesare in media 223 euro in un mese. Ebbene, quella scadenza certa in un quadro fosco preoccupa i Caf, che lanciano l'allarme attraverso Unimpresa, l'associazione a cui aderiscono 900 centri di assistenza fiscale distribuiti in 60 province in tutta Italia. Secondo l'Associazione, "l'approvazione del decreto legge che cancella, solo parzialmente, il versamento di dicembre sulle abitazioni principali, è arrivata troppo a ridosso delle scadenze. Ma soprattutto la confusione generata dalla norma che consente ai Comuni di far pagare la quota di imposta relativa all'eventuale aumento stabilito nel 2012 e nel 2013 rispetto all'aliquota ordinaria rende estremamente probabili errori nella determinazione degli importi da pagare entro il 16 gennaio. Con l'elevatissimo rischio di dare il via a un enorme contenzioso tra contribuenti e amministrazioni locali".
Torna lo spettro della prima rata. Come se questo non bastasse, tornano a insinuarsi i dubbi sulla prima rata, quella congelata dall'esecutivo con il decreto che trattava anche di rinnovo della Cig e rimborso dei debiti della Pa. Per la Cgia di Mestre sarebbe fortemente a rischio la copertura di quella misura, con un probabile e ulteriore aumento del carico fiscale sulle spalle di imprese e cittadini per mettere una toppa alla falla. Secondo gli artigiani veneti, ciò avverrà se entro oggi l'Erario non avrà incassato 925 milioni di euro di maggiori entrate Iva versate dalle imprese a seguito dell'impegno della Pubblica amministrazione di pagare 7,2 miliardi di euro di debiti scaduti e altri e 600 milioni di euro dalla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi.
Il decreto che ha cancellato la prima rata dell'Imu sull'abitazione principale - rileva una nota della Cgia - farà scattare la cosiddetta "clausola di salvaguardia". Pertanto, il ministero dell'Economia, per coprire la parte di gettito mancante, potrà dar luogo ad un provvedimento di legge che preveda l'aumento degli acconti Ires e Irap in capo alle imprese e delle accise sul gas, l'energia elettrica e le bevande alcoliche. Il rischio che ciò avvenga è molto elevato. A fronte degli ulteriori 7,2 miliardi di euro di risorse stanziate dal Governo, per saldare i debiti della Pubblica amministrazione, il ministero dell'Economia (il 29 novembre 2013) ha certificato che ne sono stati pagati poco più di 2 miliardi (pari al 28% circa del totale). Pertanto, annota la Cgia, risulta difficile rispettare l'indicazione prevista dalla legge: ovvero quella di incassare 925 milioni di euro di Iva entro la fine di novembre.
Camusso: "Sarebbe serio reintrodurla". Susanna Camusso, segretaria della Cgil, va controcorrente. "L'unica cosa seria sarebbe rimettere l'Imu. Che serietà ha un Paese che in pochi anni toglie e mette l'Imu 6 volte?". Sulla patrimoniale, poi, la leader sindacale aggiunge: "La Cgil l'ha proposta in tempi non sospetti".
Attacco su Bankitalia. Arriva anche un altolà al decreto legge del Governo Letta che prevede la modifica dell'azionariato della Banca d'Italia. "Preoccupa che nella stagione in cui bisogna abbandonare la finanziarizzazione dell'economia, ci si stia inventando la finanziarizzazione della Banca d'Italia. Io credo che anche questo sia il segno di una straordinaria difficoltà ed anche un pericolo per l'assetto delle nostre istituzioni".
La sanatoria sui giochi. In merito alla sanatoria rivolta ai concessionari dei giochi, invece, probabilmente l'Erario ha riscosso poco più della metà del gettito previsto. In buona sostanza, l'obbiettivo di incassare 1,525 miliardi di euro (dato dalla somma tra i 925 milioni di Iva e i 600 milioni di sanatoria) pare difficilmente raggiungibile e per i cittadini, salvo ripensamenti dell'ultima ora, è probabile un ulteriore aumento delle tasse. "Voglio sperare che ciò non accada - dichiara Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre - sarebbe una vera e propria beffa. Dopo che per mesi ci hanno assicurato che nel 2013 non avremmo pagato l'Imu sulla prima casa, rischiamo, invece, di pagarla, almeno in parte, sotto altre forme. Questo meccanismo introdotto con la cosiddetta clausola di salvaguardia è paradossale. Se il Governo non raggiunge un determinato obbiettivo di bilancio, scatta automaticamente una nuova forma di gettito che va a coprire la parte mancante".