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Data: 02/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
Lutto cittadino a Treglio per l’addio all’assessore. Alle 9,30 i funerali di Franco Pasquini, 54 anni, dipendente della Sangritana e amministratore a Treglio, scambiato per un cinghiale. (foto)

TREGLIO È proclamato per oggi il lutto cittadino a Treglio, dove Franco Pasquini era assessore all’urbanistica e alle politiche agricole. Il funerale del sindacalista e dipendente della Sangritana, morto a 54 anni per un tragico incidente durante una battuta di caccia al cinghiale, viene celebrato questa mattina, alle 9,30, nella chiesa di Maria Santissima Assunta, nella piazza principale del comune. Per l’ultimo saluto è attesa tantissima gente, la stessa che ieri ha affollato l’obitorio dell’ospedale Renzetti per stringersi al dolore della moglie Maria Grazia e dei tre figli Dario, Luca e Fabio. La tragedia di sabato è anche quella di Francesco Di Paolo, il pensionato di 71 anni che ha premuto il grilletto contro l’amico, convinto invece di puntare a un cinghiale, e che adesso si ritrova indagato per omicidio colposo. «È sconvolto, anche se all’esterno la sua è una reazione equilibrata», dice il suo avvocato, Giacomo Nicolucci. Dopo l’incidente Di Paolo si è assunto subito la responsabilità del ferimento, e quindi della morte di Pasquini. Ha collaborato con i carabinieri, che lo hanno portato nella caserma di via Del Verde, da dove poi è tornato a casa una volta formalizzata la denuncia. «Ha ammesso l’errore, incolpevole», spiega Nicolucci, «in una battuta di caccia a squadra, come quella di sabato scorso (vi partecipavano 13 cacciatori, ndc), ognuno ha il proprio compito e la propria posizione, detta posta. Franco Pasquini era il conduttore dei cani, il soggetto che si muove dietro gli animali lanciati contro i cinghiali». Sembra che l’assessore, appassionato di caccia, sia uscito “dalle poste”, dalla propria posizione, senza avvisare i compagni via radio. «È uscito tra il bosco e la posta, fermandosi in una parte con la vegetazione incolta e dando l’impressione tipica del cinghiale che si muove nel bosco», continua l’avvocato di Di Paolo, «in più aveva il giubbetto ad alta visibilità slacciato. Il mio assistito ha visto una sagoma nera e ha sparato. Ha sentito l’urlo dell’amico e immediatamente si è accorto dell’errore. Non se l’aspettava, ha una certa esperienza sul comportamento dei cinghiali». A soccorrere Pasquini sono arrivati subito il capocaccia, più vicino, e lo stesso Di Paolo. Un solo proiettile ha colpito il dipendente della Sangritana, sparato dal fucile calibro 12 del pensionato che è stato sequestrato. Pasquini è spirato poco dopo. Il caso è seguito dal pm Ruggiero Dicuonzo. Negli ultimi due anni è il secondo incidente mortale di caccia tra il Frentano e il Vastese. Nell’estate 2012 un agricoltore di Casalbordino uccise Gabriele Di Tullio, 54 anni, con un colpo di fucile dopo averlo scambiato per un cinghiale.

Assessore ucciso in una battuta di caccia. Pasquale Di Nardo «Siamo rimasti attoniti nell’apprendere la notizia della morte di Franco»

LANCIANO Ha esploso un colpo dal suo fucile pensando si trattasse di un cinghiale, invece ha ferito a morte un altro cacciatore. È finita in tragedia una battuta di caccia al cinghiale a Torre Sansone, in un’area di boschi e terreni tra la contrada lancianese e Sant’Apollinare, a San Vito. La vittima è Franco Pasquini, 54 anni, dipendente della Sangritana e assessore comunale a Treglio. A sparargli, per un tragico errore, è stato Francesco Di Paolo, pensionato di 71 anni, originario di Gessopalena ma residente a Lanciano, ora indagato per omicidio colposo. La battuta di caccia era stata organizzata da giorni. Alcuni partecipanti avevano trascorso il venerdì sera assieme, alla cena organizzata dallo stesso Pasquini che aveva una vera passione per la caccia. Si erano dati appuntamento per la mattina seguente. I cinghiali erano stati avvistati proprio lungo il pendio che scende da Torre Sansone per risalire verso Sant’Apollinare. Franco Pasquini è sceso a piedi da casa (che si trova lungo la strada che attraversa Torre Sansone, ma dal lato del comune di Treglio, in località San Martino), percorrendo la stradina sterrata che costeggia gli olivi, con il fucile e i suoi cani. Gli altri sono arrivati dal bivio per Sant’Apollinare. Addentrandosi lungo una strada di campagna piena di fango, per il recente maltempo, si raggiunge un boschetto. Alla battuta di caccia partecipavano tredici cacciatori, provenienti da Fossacesia, Lanciano, San Vito e Treglio, esperti conoscitori della zona. I cacciatori si sono disposti a perimetro, ognuno con un compito preciso e in collegamento con gli altri via radio. Al segnale del capocaccia la battuta è iniziata, i cani sono stati liberati. Pasquini seguiva proprio alcuni animali che si muovevano abbaiando. Intorno alle 12,30 è avvenuta la tragedia. Di Paolo ha avvistato una macchia scura, in movimento. Convinto si trattasse di un cinghiale, ha esploso un colpo dal suo fucile calibro 12, da una distanza non maggiore di 15-20 metri. La pallottola ha colpito Pasquini, un uomo corpulento, all’addome, mentre era al limitare del bosco, quasi fuori dalle frasche. Un grande foro nel maglione scuro del cacciatore, che è caduto a terra dolorante. I compagni più prossimi, il capocaccia e lo stesso sparatore, si sono avvicinati seguendo i lamenti e hanno provato a prestargli i primi soccorsi. All’arrivo dell’ambulanza del 118 non c’era già più niente da fare: il medico ha potuto solo constatare il decesso dell’uomo. Di Paolo si è subito assunto la responsabilità dell’accaduto. «Ho visto una cosa nera, pensavo fosse un cinghiale», ha detto al telefono per avvisare i familiari, prima di essere accompagnato in caserma dai carabinieri di Lanciano che, coordinati dal capitano Massimo Capobianco, indagano sulla disgrazia. Secondo gli accertamenti dei militari, ad ingannare il pensionato è stato anche l’abbigliamento di Pasquini, che portava slacciato il giubbino catarifrangente. Nel primo pomeriggio Di Paolo è stato riaccompagnato sul luogo dell’incidente per chiarire alcuni aspetti della dinamica. L’anziano è stato poi deferito in stato di libertà con l’accusa di omicidio colposo. Sul corpo di Pasquini l’anatomopatologo Raffaele Ciccarese ha eseguito un’ispezione esterna: un colpo secco al fianco destro è stato fatale al cacciatore. Il proiettile calibro 12 è rimasto conficcato all’interno. Il sostituto procuratore Ruggiero Dicuonzo ha disposto, nel pomeriggio, la rimozione della salma, che in serata è stata riconsegnata ai familiari. I funerali dell’amministratore comunale e sindacalista si svolgeranno quasi sicuramente domani.

Uno dei figli: «Papà non c’è più»
Treglio, rabbia e dolore in paese. Il sindaco: venerdì abbiamo cenato insieme

LANCIANO «Papà non c’è più. Se n’è andato così, per un cinghiale». C’è rabbia e dolore nelle parole di uno dei figli di Franco Pasquini, ucciso per errore durante una battuta di caccia al cinghiale. Era questa la grande passione del sindacalista e dipendente della Sangritana, che era anche assessore comunale a Treglio. «Ieri sera (venerdì per chi legge, ndc) eravamo stati a cena insieme, con il vicesindaco e alcuni cacciatori», racconta ancora incredulo il sindaco di Treglio, Roberto Doris, tra i primi ad arrivare sul luogo della tragedia, «l’aveva organizzata Franco per farci mangiare il cinghiale che lui stesso aveva cacciato. Era la sua grande passione la caccia e ora non c’è più». Il pensiero va alla moglie Maria Grazia e ai tre figli, che rimangono fino all’ultimo vicino al corpo senza vita del padre. Li raggiunge, in auto, anche Nicola Pasquini, ex presidente del consiglio comunale di Lanciano, cugino della vittima. Alla spicciolata in tanti arrivano all’imbocco della strada di campagna che porta al boschetto, a fermarli è solo il fango. Molti altri si radunano, invece, fuori dalla casa di famiglia, di fronte alla stradina che Franco ha percorso qualche ora prima per andare a caccia con gli amici e dalla quale non è più tornato. «Franco e Francesco (Di Paolo, la persona che ha sparato, ndc) sono due persone precise, scrupolose, è assurdo quel che è successo», commentano gli altri cacciatori. «Siamo rimasti attoniti nell’apprendere la notizia della morte di Franco, del tutto inaspettata», dice il presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo, «solo ieri sono andato al deposito dei pullman di cui era uno dei responsabili. Da oltre trent’anni lavorava per la Sangritana, mostrando sempre grande attaccamento all’azienda, anche attraverso la sua attività sindacale in qualità di rappresentante della Faisa-Cisal. In questo momento il nostro pensiero va alla sua famiglia alla quale esprimiamo il nostro cordoglio e la nostra vicinanza».

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