Oggi incontra Napolitano sulla verifica. Renzi chiede tempo per consultare i suoi Le contrapposizioni rischiano di pesare su tutta la fase due. Escluso ogni rimpasto
Ovvero dopo il semestre europeo a guida italiana al quale Letta intende arrivare con le carte in regola per avere l’autorevolezza da poter trattare con i partner un drastico cambio di rotta delle politiche economiche di Bruxelles.
Di questo Enrico Letta parlerà oggi pomeriggio con il Capo dello Stato in un incontro necessario per evitare che la verifica parlamentare si trasformi in una lunga trattativa dagli esiti imprevedibili. Il pressing di Forza Italia costringe il presidente del Consiglio al voto di fiducia e a prendere atto della fine delle larghe intese. Non si sarebbero invece ancora esauriti i motivi che ad aprile permisero all’attuale esecutivo di vedere la luce. Europa e riforma elettorale resteranno quindi i capisaldi del programma di governo che Letta riprenderà nel discorso che farà la settimana prossima, dopo il congresso del Pd, e che verrà corredato della promessa di un pacchetto di interventi su fisco, giustizia e mercato del lavoro.
RIFLESSIONI
L’intenzione di palazzo Chigi e del Quirinale è di stringere i tempi il più possibile in modo da contenere il trauma dell’uscita del partito di Berlusconi dalla maggioranza. Il Cavaliere domani dovrebbe essere a Roma alla riunione dei gruppi parlamentari di Forza Italia, ma non sembra in discussione la decisione di tirare fuori il partito da tutte le riforme, esclusa quella elettorale. La coalizione si è ristretta e lo squilibrio di pesi tra i due gruppi principali gruppi parlamentari (Pd e Ncd) si riflette anche sulla composizione del governo. Letta esclude rimpasti e sulla stessa linea è Matteo Renzi che ieri ha tracciato in un’intervista a Repubblica la distanza tra il suo Pd e l’esecutivo. Su tempi e modalità della verifica il sindaco di Firenze pensa però di avere qualcosa da dire. E’ infatti difficile che la faccenda possa essere sbrigata in un paio di giorni dopo l’arrivo di Renzi in via del Nazareno. Soprattutto se, come va sostenendo il deputato del Pd Dario Nardella, stretto collaboratore del front runner della corsa alla segreteria, «servirà qualche giorno per consultare il partito e i gruppi parlamentari». Di carne al fuoco Renzi intende metterne molta e ieri si è spinto sino a proporre una legge sull’omofobia e un’altra sulle unione civili. Letta è consapevole del tono da campagna elettorale usato dal sindaco in questi giorni e non si nasconde il rischio che possa proseguire anche dopo la guerra di nervi tra Renzi e Alfano. Con il primo che vanterà lo stratosferico numero degli eletti in quota Pd e l’altro di detenere però la golden share al Senato.
TENTATIVO
A Letta spetterà il non facile compito di trovare costantemente soluzioni in grado di conciliare le esigenze del suo vicepremier - che non intende trasformare il Ncd in una stampella muta della sinistra - e quelle del segretario del partito al quale appartiene, che nel 2015 punta a guidare il nuovo tentativo di scalata del Pd a palazzo Chigi rischiando magari di ritrovarsi contro proprio Alfano.
Forte della sponda del Quirinale e consapevole della impossibilità di tornare al voto con l’attuale legge elettorale, Letta è convinto di poter chiudere anche la finestra elettorale di primavera proponendo un’agenda europea con un duplice impegno di risanamento dei conti, necessario per essere credibili, e una forte richiesta a Bruxelles di una maggiore attenzione alla crescita in modo da sconfiggere l’Europa dei populismi e le derive estremiste che lo stesso presidente del Consiglio ha denunciato ieri nel giorno del terzo Vday del M5S. Un ulteriore taglio al finanziamento ai partiti, la fine del bicameralismo perfetto con tanto di diminuzione del numero dei parlamentari e la riscrittura della legge elettorale, saranno il cuore dell’intervento che Letta intende proporre al Parlamento.
Un intervento che necessariamente si avvarrà dei contributi che daranno le forze politiche che sostengono la maggioranza, ma che avrà come passaggio fondamentale il richiamo al senso di responsabilità al quale non potrà sottrarsi neppure il Pd di Renzi per non ricadere nel classico cliché della sinistra litigiosa che ”uccide” i propri leader.