PESCARA Se i lavori del dragaggio del porto non fossero cominciati e se non si trovassero in «stato avanzato», ieri, l’esondazione del fiume Pescara avrebbe provocato ancora più danni. Sono quasi 200 mila i metri cubi di sedimenti già rimossi dal fondale. È emerso, ieri, durante una riunione in prefettura sul dragaggio del porto tra le istituzioni locali e il sottosegretario Pd Giovanni Legnini. «Sul dragaggio», ha detto Legnini, «abbiamo registrato l’avanzato stato dei lavori positivamente condotti dal Provveditore regionale alle opere pubbliche, la cui rapida esecuzione ha evitato danni ancora più rilevanti per la città a causa delle nuove criticità provocate dal maltempo di questi giorni». Adesso, ha detto ancora Legnini, «si tratta di completare l’intervento, già previsto e finanziato, entro il mese di dicembre e poi verificare la possibilità di ulteriori interventi anche sul porto turistico per consentire il ripristino del regolare utilizzo del porto e il rientro delle navi di grandi dimensioni». Durante la riunione, si è parlato anche di progetto a lungo raggio: «Sono stati indicati come necessari gli interventi strutturali sulla diga foranea, sull’ampliamento della vasca di colmata e sugli argini dei fiumi per la cui esecuzione occorrerà reperire importanti risorse finanziarie». Legnini, poi, ha chiesto lo stato di emergenza per l’Abruzzo: «Ho già avuto un colloquio con il capo della Protezione civile, prefetto Franco Gabrielli, al quale ho rappresentato la gravità della situazione nonché la necessità di valutare un intervento della Protezione civile, e con il presidente della Regione, Gianni Chiodi, affinché si possa velocemente documentare l’entità dei danni e i rischi connessi all’alluvione. Occorre che tutti insieme si provveda a dare una risposte tempestiva a questa nuova emergenza che segue quella dei giorni scorsi, aggravando i danni su una parte importante del territorio abruzzese».