Il disastro di ieri è figlio della diga foranea e parente stretto dell'alluvione del 1992, che provocò una mezza dozzina di morti fra i pescatori. Eppure la diga foranea, che ora tutti maledicono e vogliono eliminare, fu inaugurata in pompa magna quindici anni fa perché sembrava il balsamo per guarire i mali del porto. Ma ben presto si è scoperto che quell'opera così attesa, anziché agevolare il corso del fiume lo ostacolava, fungendo praticamente da tappo. Dal 2006 in poi si è cercato di correre ai ripari con il dragaggio, che però si è rivelato un palliativo per il porto e un pozzo senza fondo per le ditte che hanno vinto gli appalti. Tre diversi tipi di intervento, dal 2010 a oggi, che alla fine sono costati una ventina di milioni spesi senza risolvere il problema alla radice. Che si chiama taglio della diga foranea, intervento che il Comune può effettuare solo dopo l'approvazione del Piano regolatore portuale. Solo che, piccolo dettaglio, il Comune ha bisogno della collaborazione della Regione alla quale ha inviato da un anno la Vas (Valutazione ambientale strategica), passaggio obbligato senza il quale tutto rimane fermo. I ritardi sono stati oggetto di accorati appelli del comandante della Capitaneria Luciano Pozzolano, del sindaco Luigi Albore Mascia e di tutti i gruppi politici in maniera bipartisan, ma la Vas è rimasta nei cassetti aquilani. Dagli appelli si è passati all'ultimatum: non più tardi di due giorni fa, Lorenzo Sospiri aveva chiesto l'intervento del presidente Gianni Chiodi e ieri ha ribadito: «Sono pescarese prim'ancora che uomo di centrodestra, - ha detto il consigliere regionale di Forza Italia - e non voteremo la Finanziaria della Regione se non ci sarà subito il parere del direttore del settore Trasporti Carla Mannetti sulla Vas. Non è possibile né tollerabile che ci vogliano dieci mesi non per mettere la firma, ma per decidere che, prima di firmare, occorre il parere di un nuovo consulente alla modica spesa di 12mila euro». Sospiri richiama alla sicurezza « di un'intera città che a questo punto dipende strettamente dalla realizzazione di opere strutturali. Con quei primi 20 milioni potremmo intanto restituire ossigeno all'area commerciale, portandola all'esterno della diga foranea, con la realizzazione del nuovo braccio e delle nuove vasche di colmata, e quindi studieremo come continuare a garantire la massima sicurezza all'ingresso in porto dei pescherecci».
Un’Abruzzo che ora guarda le ferite si prepara a fare la conta dei danni. Cifre con parecchi zeri che dovranno trovare l’appoggio del Governo in un momento di forte crisi economica degli enti pubblici. E per questo motivo verrà presentata oggi la richiesta dello stato di emergenza per i territori colpiti dall'alluvione. Lo ha annunciato il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi. Il Presidente ha dato mandato agli uffici regionali competenti di predisporre tutta la documentazione necessaria per inviare al Governo e alla Protezione civile nazionale la richiesta. «Bisogna agire immediatamente - ha detto Chiodi - perchè la situazione lungo tutta la costa adriatica è drammatica e il Governo deve essere messo subito nelle condizioni tecniche e di legge di agire per avviare le procedure di indennizzo».
Il bisonte Megalò affoga nel fiume
Il Comune di Chieti ferma il centro commerciale Frane e fiumi straripati. Strade chiuse. Paesi isolati
CHIETI I fiumi Alento, Foro, Feltrino, Sangro e Sinello straripati in più punti, svuotamento controllato della diga di Bomba, strade chiuse per frane e allagamenti, borghi e famiglie isolate, evacuato addirittura a poche decine di metri dal corso del Pescara, e la cosa non sorprende i bene informati, anche il più grande centro commerciale d’Abruzzo, il Megalò di Santa Filomena a Chieti Scalo. Una giornata da incubo per la provincia teatina, martoriata da un’ondata di maltempo senza precedenti, con precipitazioni ininterrotte già dalla serata di domenica e che in poche ore hanno fatto scendere sul terreno ben oltre un metro d’acqua. Un bollettino di guerra lunghissimo, centinaia di segnalazioni e richieste di soccorso che hanno messo a malpartito Protezione civile, Vigili del fuoco e Forestale. A tal punto che i comuni di Chieti, Ortona, Lanciano e Vasto hanno attivato i singoli Centri operativi, mentre la Prefettura coordina la centrale dei soccorsi. Il Comune ieri mattina ha ordinato per ovvi motivi di sicurezza lo stop al centro commerciale Megalò (il parco fluviale è sommerso dal fiume Pescara) e bloccato via dei Frentani, Strada Mucci, via delle Fornaci, via Solferino. Un territorio fragilissimo che ancora una volta si è piegato alla furia degli elementi, riproponendo interrogativi e timori su tenuta e adeguatezza delle infrastrutture. Già nelle prime ore di ieri, quando già rimbalzavano le notizie dell’evento luttuoso costato la vita a una 57enne di Santa Teresa di Spoltore, i sottopassi ferroviari di Francavilla, con una sola eccezione, era già stati transennati; interdetta anche la galleria San Silvestro della variante all’abitato, mentre diverse famiglie, a Valle Anzuca e contrada Pretaro risultavano isolate. Passando al Frentano, molte strade sono state chiuse per frane e allagamenti, stessa sorte per alcune fabbriche in Val di Sangro finite sotto più di un metro d’acqua, off-limits la ex statale 16 tra Fossacesia e Rocca San Giovanni per una frana, mentre a Lanciano via per Frisa è stata interrotta all’altezza del parco Diocleziano per una frana dal costone nei pressi di porta San Biagio. A Vasto, fronte dell’emergenza è stato soprattutto il collegamento con il porto di Punta Penna invaso da terra e vegetazione; case isolate in Via Vignola. Strade interne rese impraticabili da smottamenti, in particolare la provinciale tra Torrebruna e Castiglione M. Marino.