Cardiopatico racconta Mi sono spaventato, abbiamo sentito un botto: l’acqua aveva fatto inclinare un muro alto più di due metri vicino a casa
Il centro di soccorso Al palazzetto dello sport portati anche anziani e malati da via Raiale, via Aterno via delle Caserme e via Caduti per servizio
PESCARA Alle 4 di domenica notte, fosso Vallelunga supera i livelli e raggiunge il ponte pedonale che collega via Scarfoglio con Villaggio Alcyone. Ieri sera, straripa di nuovo il fiume Pescara, costringendo il Comune a mantenere elevata l’attenzione fino a questa mattina. In mezzo, una giornata tormentata, interminabile, segnata da un maltempo che non conosce tregua e che in serata sarà segnata dall’esondazione del fiume. All’alba di domenica, scatta l'ordine di evacuazione della parte di quartiere, 400 abitanti su 1.500 residenti, che vive nelle zone limitrofe a fosso Vallelunga. Arrivano 4 bus, e poi protezione civile, polizia municipale, questura e carabinieri. Al parroco viene chiesto di suonare le campane a tamburo battente per allertare la popolazione, mentre i volontari bussano e citofonano a ogni campanello,per chiedere alla popolazione di lasciare la propria casa. Intorno alle 5, l'evacuazione prende forma: oltre 200 persone si fanno ospitare da amici e parenti; altri 200 vengono trasportati nel Palazzetto dello sport di via Rigopiano, dove però in serata restano solo 13 persone, appartenenti a tre nuclei familiari, poi trasferite all’hotel Duca d’Aosta. «Ci sarebbe voluto un medico fisso qui da noi, viste le persone presenti con problemi di salute». Al Palarigopiano, tra cardiopatici, malati di Alzheimer, persone in carrozzella e ipertesi, arrivano cittadini anche da viale Primo Vere, da Fontanelle, via Raiale, da via Caduti per Servizio, da via Aterno, da via delle Caserme. E poi bambini esausti che piangono. «Se qualcuno qui si sente male, dobbiamo chiamare il 118», fanno sapere i volontari della Protezione civile presenti sul posto. «Perché non c’è nessuno per l’assistenza medica». E qualcuno si sente male, accusa un innalzamento della pressione, al punto da far arrivare un’ambulanza del 118. Qualcun altro si fa aprire una brandina. Ma non servono le brandine perché a fine serata chi non va al Duca d’Aosta, va a dormire al Centro Emmaus a san Donato. Ci pensano i giovani del Rota Ract, i rampolli del Rotary, con Emma Cori, a portare 15 coperte calde appena acquistate. Quello che non è manca è il cibo, arrivato, per conto del Comune, in abbondanza, tanto da far chiedere ai volontari come utilizzare le rimanenze, visto che a pranzo mangiano solo in trenta e che la cena viene servita all’Emmaus. Ne arriverà poi anche dell’altro, a palazzetto ormai vuoto, per fronteggiare un’eventuale emergenza in nottata. «Ci hanno praticamente cacciati dall’ospedale», si lamenta una donna, figlia di una novantaquattrenne, malata di Alzheimer, residente in viale Primo Vere, e ricoverata dopo l'evacuazione in pronto soccorso. «Mia madre, che aveva la febbre fino a ieri, dovrebbe rimanere al caldo. E invece guardi qui». La sveglia, per molti, è cominciata in piena notte. Come per Luigi, da Fontanelle, via Caduti per Servizio 48, 68 anni e cardiopatico. Cinque bypass e un defibrillatore, ha paura di dover rimanere a dormire nel palazzetto, poiché lì non avrebbe la possibilità di accendere la bombola d’ossigeno che gli occorre per dormire. «Stamattina mi sono spaventato. Alle cinque ero già sveglio e abbiamo sentito un botto: l’acqua aveva fatto inclinare un muro alto più di due metri vicino alla nostra casa, che ora pende pericolosamente». Il «fossone», invece, come chiamano da quelle parti il fosso Vallelunga, è l’oggetto nel mirino degli abitanti dell’Alcyone. «Non lo puliscono da tanto tempo», rimarca Silvana Creati, 81 anni, da piazza Alcyone. «Stamattina mi sono impaurita, hanno bussato alla mia porta alle 5 e mezza».