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Pescara, 25/11/2024
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Data: 03/12/2013
Testata giornalistica: Il Centro
L’addio di parenti e amici all’assessore ucciso a caccia. Il presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo, i dirigenti e diversi dipendenti dell’azienda di trasporto regionale vanno ad accogliere il feretro, che arriva da Lanciano

TREGLIO «Papà, è successo tutto troppo in fretta e tu sei volato via per un maledetto cinghiale». É Luca, uno dei tre figli, a dare voce al dolore incredulo ma composto della famiglia di Franco Pasquini, deceduto sabato a 54 anni in un tragico incidente di caccia. Nessun accenno, ma neanche nessuna colpa, da parte della famiglia a chi ha premuto il grilletto del fucile, pensando di puntare un cinghiale. Francesco Di Paolo, il pensionato 71enne di Lanciano che si è assunto la responsabilità di aver sparato il colpo fatale, condivideva con Franco Pasquini la passione per la caccia. Per la morte dell’amico è stato denunciato a piede libero per omicidio colposo. É il parroco della piccola chiesa di Maria Santissima Assunta, che non ce la fa a contenere la folla accorsa per l’ultimo saluto all’assessore comunale, a pronunciare le uniche parole rivolte a chi ha sparato: «Ti chiediamo di perdonare la mano che, involontariamente, ha causato questa tragedia». L’auspicio del sacerdote è che siano «abbandonate le armi che causano morte». Nel piccolo centro frentano il sindaco Roberto Doris ha proclamato il lutto cittadino. C’è il resto della giunta comunale, l’assessore regionale Mauro Febbo e il presidente della commissione bilancio, Emilio Nasuti. Il presidente della Sangritana, Pasquale Di Nardo, i dirigenti e diversi dipendenti dell’azienda di trasporto regionale vanno ad accogliere il feretro, che arriva da Lanciano. Pasquini coordinava il deposito mezzi di Marcianese ed era sindacalista della Faisa Cisal. Tutti si stringono attorno al dolore attonito della moglie Maria Grazia, dipendente Asl, e dell’anziana madre Annina, che aveva già perso un altro figlio, Carlo, fratello di Franco. In tanti prendono la parola alla fine della messa. Lo ricordano come uomo «generoso, disponibile per tutti, dal fisico imponente ma dal cuore grande», impegnato anche nell’Associazione bocciofila. «Te ne sei andato via mentre facevi una cosa che ti piaceva tanto», leggono un messaggio gli amici. «Per un maledetto cinghiale», riecheggiano le parole del figlio.

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