Iscriviti OnLine
 

Pescara, 25/11/2024
Visitatore n. 740.949



Data: 03/12/2013
Testata giornalistica: Il Sole 24 ore.com
Partire dalle società partecipate

Perché queste società si sono moltiplicate? Per scopi poco nobili: aggirare le norme sui vincoli della finanza pubblica, mettendo una parte dell'attività al di fuori del perimetro della pubblica amministrazione; nominare amministratori e consiglieri; effettuare assunzioni di personale in modo clientelare.
Secondo le elaborazioni del Centro Studi Confindustria, oltre un terzo delle partecipate ha registrato perdite nel 2012, il 7% addirittura in modo continuativo negli ultimi tre anni. Una percentuale che sarebbe molto più alta se, per non incorrere in sanzioni previste proprio nei casi di più bilanci in rosso, gli enti pubblici che detengono il controllo di queste società non fossero intervenuti anche cedendo immobili o altre attività in modo da beneficiare le partecipate delle plusvalenze. Tutto ciò in spregio delle regole del mercato e in deroga ai principi della concorrenza.

È proprio l'operare fuori dal mercato con tariffe basse per tutti che consente di nascondere le peggiori nefandezze. È ora di porsi una questione generale. Perché il contribuente deve sovvenzionare con le sue imposte le perdite generate da amministratori disinteressati al bene collettivo? Stiamo faticosamente superando gli ultimi residui culturali del 6 politico in pagella; è ora di cominciare a pensare a come abbandonare la logica delle raccomandazioni e dei favori politici, totalmente slegati da logiche di mercato e di efficienza.
A questo punto è utile chiedersi se l'Italia, nelle condizioni in cui è, può ancora permettersi tutto questo e, soprattutto, se è giusto che ci siano lavoratoro di serie A, che sono illicenziabili, come, ad esempio, quelli delle società di trasporto municipalizzate, e lavoratori di serie B, che invece possono essere lasciati a casa se le aziende di trasporto private devono ristrutturarsi.

Il problema è chiaro a tutti, tanto che in questi anni si sono succedute varie norme per cercare di ridurre numero e perimetro di azione delle società partecipate, ma tutte hanno trovato nella fervida fantasia dei legislatori scappatoie per essere eluse, e in quella degli amministratori modi per aggirarle. Anche la legge di stabilità si era armata di buone intenzioni e conteneva misure, non del tutto efficaci, ma comunque utili, per arginare e anzi ridimensionare la moltiplicazione delle partecipate e dei relativi oneri. La lobby degli enti territoriali in Senato è riuscita a ribaltare la situazione e non solo a depotenziare le nuove norme, ma addirittura a fare passi indietro rispetto a quelle già esistenti.
La spending review gestita da Cottarelli è appena agli esordi e già il partito della spesa pubblica ha scavato profonde trincee difensive in un ambito, quello delle partecipate, dove molto si dovrà fare per cambiare cultura e comportamenti della pubblica amministrazione. Cottarelli ha la determinazione, le competenze e l'esperienza per farlo. Se non gli sarà consentito, allora bisognerà tristemente dare ragione a chi ha sostenuto che non c'era bisogno di un Commissario venuto dal Fondo monetario per sapere che in Italia ci sono troppe auto blu...

www.filtabruzzo.it ~ cgil@filtabruzzo.it